Patrizia Capogreco

I numeri parlano chiaro: nel mondo, meno di 4 laureati su 10 nelle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Maths) sono donne. Ma perché le professioni del futuro – e anche del presente – sembrano appannaggio quasi esclusivo degli uomini? Per capirlo, ci vuole un approccio – appunto – Stem.

A indagare sul tema è stato il colosso della chimica 3M – multinazionale americana che impiega oltre 90mila persone in 70 Paesi con un fatturato di 30 miliardi di dollari – che da anni investe per favorire la diversità di genere nell’accesso alle professioni Stem. I dati contenuti nello studio “State of Science Index – Competenze Stem” promosso dalla conglomerata americana illustrano bene la situazione.

In particolare, l’81% degli italiani concorda sull’esistenza di barriere che impediscono agli studenti di seguire una formazione nell’area scientifica. Tra gli altri ostacoli che sembrano impedire l’accesso al mondo Stem emerge con forza un tema economico, visto che il 50% degli italiani non può permettersi una formazione di qualità in quelle aree contro il 47% a livello globale. Questo dato non è affatto secondario perché la diseguaglianza di genere inizia proprio con la scelta della facoltà universitaria e a cascata si riverbera sulle scelte professionali future.

E sul fronte del genere? L’89% degli italiani ritiene che la comunità scientifica debba fare di più per attrarre una forza lavoro diversificata mentre il 68% afferma che le donne tendono ad abbandonare le discipline scientifiche o tecniche a causa della mancanza di un concreto sostegno nel perseguire una carriera di questo tipo.

“Nonostante gli italiani, come tutti gli europei, riconoscano l’importanza della scienza e di una forza lavoro diversificata – si legge nel report -, la maggioranza ritiene che ci siano ancora troppe barriere in accesso che impediscono alla comunità Stem di esprimere un’identità varia e diversificata”. Insomma, ancora una volta, per le donne sembra esserci poco spazio.

Per fortuna ci sono le eccezioni che confermano la regola: «Ho sempre avuto uno spiccato interesse nelle discipline scientifiche – conferma Patrizia Capogreco, technical supervisor di un team Emea di ingegneri che sviluppa prodotti adesivi in 3M – e ricordo che una percentuale molto bassa degli studenti del mio corso di Scienza dei Materiali erano donne. Sono stata però sostenuta ed incoraggiata nel mio apprendimento e nelle mie aspirazioni da mio padre, ingegnere aeronautico, che mi ha fatto sentire autorizzata ad entrare in un campo dominato dagli uomini».

Il sotto-tema che emerge, dalle parole della Capogreco, è quello dei bias cognitivi: la scarsa presenza di donne in ambito Stem non deriva esclusivamente da preferenze individuali, ma è spesso riconducibile a uno stereotipo di genere fortemente radicato: quello della presunta incapacità delle donne di eccellere in ambito logico-matematico. Il punto, in effetti, è tutto qui. Nella maggioranza dei Paesi cresce il numero di donne iscritte all’università. Ma se in ambiti come Scienze umane e sociali, Arte e Informazione si riscontra una significativa rappresentazione della componente femminile, nelle discipline Stem permane un significativo divario di genere.

Così, delle aree chiave della mission di 3M a supporto della scienza consiste proprio nella creazione di una sinergia diretta tra percorsi d’istruzione e datori di lavoro nei settori Stem. L’azienda è impegnata nel miglioramento della percezione delle materie scientifiche tra gli studenti delle scuole primarie e secondarie attraverso programmi di mentoring o il programma Ambassador che vede impegnati 37mila volontari nel portare le materie Stem nelle classi e nelle comunità. L’intento è quello di valorizzare tali discipline per costruire nuove opportunità di carriera e rispondere alla necessità di una forza lavoro adeguatamente formata per queste discipline.

Nell’ottica di un empowerment femminile è necessario estirpare la radice culturale di questo gender bias e intervenire sul gap educativo che ne deriva. «Da anni 3M – sottolinea Capogreco – è attiva nella creazione di occasioni educative, al fine di promuovere parità di accesso e opportunità in ambito Stem, con particolare attenzione alle donne. Sappiamo che un pensiero diverso porta a soluzioni più creative, eppure le statistiche ci indicano chiaramente che, nonostante le carriere nell’area logico-scientifica stiano sperimentando alcuni dei più alti livelli di crescita di qualsiasi settore, il divario di competenze rimane e la diversità è carente».

In Italia, bambine e ragazze che rappresentano un’area di crescita del prossimo futuro sono significativamente sottorappresentate nella scienza e tecnologia. Senza contare la discriminazione e gli stereotipi di genere aggravano ulteriormente la situazione delle bambine e delle ragazze che vivono in povertà educativa, scoraggiando il loro interesse per le aree scientifiche.

Non solo: più in generale, in Italia solo il 20% dei lavoratori ha preso in considerazione una carriera in ambito Stem, molto al di sotto della media globale del 37%. Ciò evidenzia la lunga strada da fare per attrarre nuovi talenti nelle carriere Stem affinché l’Europa possa superare la carenza di competenze nel settore.

È anche la chiara percezione degli ostacoli finanziari che impediscono l’accesso alle carriere Stem, ma il settore non può permettersi di trascurare la necessità di una maggiore diversità. Infatti, l’84% degli italiani ritiene che le aziende del settore scientifico potrebbero avere un impatto positivo sulla società se ci fosse una maggiore diversità all’interno della forza lavoro. «Questo è il motivo per cui sono Stem Advocate e con gli Ambassador partecipo a giornate di orientamento professionale – aggiunge l’ingegnere di 3M – con scuole e università con l’obiettivo di aumentare l’esposizione e la fiducia nelle Stem, raccontando la mia esperienza e rendendo il mio ruolo più visibile ed accessibile. Beatrice, mia figlia, è una spinta importante al mio impegno per essere un modello in questo settore».

Nel 2022, 3M ha lanciato il progetto Not the Science Type, un’iniziativa che ha messo in luce le storie di quattro scienziate di 3M, ognuna operante in un campo diverso, nell’intento di contrastare i classici preconcetti relativi a chi possa essere considerata una scienziata di notevole spicco.

«Per me è importante dare il mio contributo a contrastare i pregiudizi di ogni tipo – conclude Capogreco -, lo faccio anche attraverso #IamRemarkable che è un’iniziativa di Google, volta ad incentivare l’autopromozione delle donne ed altri gruppi sottorappresentati a celebrare i loro risultati apertamente sul posto di lavoro e oltre. Qualche anno fa sono diventata uno dei facilitatori più attivi dell’iniziativa invitando 500 persone a sfidare le norme sociali e celebrare i propri successi, basandosi su fatti».

PrecedenteConsumi, i rincari portano gli italiani a comprare cibo low cost
ProssimoEcco le innovatrici che disegnano il futuro
Avatar photo
Nato a Eboli nel 1976, è un dirigente d’azienda e giornalista. Laureato in Scienze della Comunicazione si è specializzato in Marketing presso la Wharton School di Filadelfia e la Graduated School of Business di Chicago. Ha collaborato con numerose testate giornalistiche, quali Affari & Finanza, la Repubblica, Panorama, Economy, Radiocor - Il Sole 24 Ore. Negli anni, ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità in importanti gruppi quali Finmeccanica, Guru, Ferrari, Telecom Italia. Ora è autore della rubrica “La Prima Volta” nel programma “Terza Pagina” in onda su Rai 5 e Rai 3 collabora con Il Sole24Ore, con Economy e cura la rubrica “Movies&Dreams” per il programma Settima Arte in onda su RTL 102.5 news. Ha esordito nella narrativa con il romanzo La prigione di carta (Sperling & Kupfer, 2020).