start up

Il 2022 non è stato un bell’anno per le start up. Sono 89192 quelle che hanno aperto con una flessione del 10,6% rispetto all’anno precedente e un calo del 5,9% rispetto al 2019, anno in cui il trend positivo ha iniziato  quando per la prima volta si è invertito un trend positivo che durava dal 2013. A dirlo in un report è il Cerved Group  “Le imprese nate nel 2022 e il contributo economico delle start-up”, che stigmatizza anche quello che è sarà l’impatto negativo sull’economia, che negli ultimi 15 anni ha attinto in modo continuo da questo universo. Anche a livello occupazionale.

Quanti posti di lavoro generano le start up

Piccole ma attive, le start up hanno generato un contributo netto di 343.000 addetti su un totale di 535.000, e persino nel 2020 hanno garantito un saldo occupazionale positivo di 185.000 unità. Le mancate nascite del 2022 rischiano dunque di tradursi in 27.080 addetti in meno e in un calo di 2,5 miliardi di fatturato. “La flessione di nascite – spiega lo studio – più marcata rispetto al 2021 riguarda le utility (-28,9%), mentre reggono meglio le costruzioni (-5,8%): a livello disaggregato, pesanti contrazioni si sono registrate nei settori della gestione dei rifiuti e della vendita di gas, mentre sono addirittura aumentate le nuove imprese nelle tecnologie per le telecomunicazioni, il facility management e la cantieristica. L’area geografica più colpita è Sud e Isole, dove le startup rappresentano storicamente la maggiore fonte di creazione di nuova occupazione (il 32% nel 2021), al contrario l’impatto minore si è osservato nel Nord Ovest (-8,2%), anch’esso dipendente dalle imprese giovani (34% del saldo occupazionale netto). Nord Est e Centro si assestano entrambi sul -10,1%”.

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Quali sono le zone e i settori più colpiti

Nel Mezzogiorno le nuove imprese sono passate da 33.130 nel 2021 a 28.759 nel 2022 (-13,2%), al Centro da 24.612 a 22.128 (-10,1%; stessa percentuale del Nord Est, da 15.609 a 14.033), nel Nord Ovest da 26.428 a 24.272 (-8,2%). A livello regionale, la Valle d’Aosta segna il calo minore di nascite di imprese (-2%), mentre le Marche quello peggiore (-20%), a causa della crisi che ha investito i distretti del manifatturiero a partire dalla moda e dalle calzature. In valori assoluti, invece, sono la Campania (-1.484 aziende), la Lombardia (-1.366) e il Lazio (-1.325) ad avere subìto i cali più consistenti. Al Nord, la regione più impattata è il Trentino-Alto Adige (-14%).