Secondo le ricerche – e sul tema ce ne sono molte – L’Italia sarebbe il paese ‘più tatuato’ del mondo: il 48% della popolazione, seguita dalla Svezia (47%) e dagli Usa (46%). È un fenomeno sorprendente, visto che, secondo la Bibbia, Dio stesso avrebbe vietato questi disegni, mettendoci pure la firma: “Non vi farete incisioni nella carne per un morto, né vi farete tatuaggi addosso. Io sono il Signore” (Levitico 19:28).

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Noi occidentali non usiamo più “straziarci le carni” per commemorare i defunti, ma di tatuaggi ce ne sono tanti in giro. Eppure, tuttora non sembrano poi molto presenti negli uffici italiani. Uno dei motivi potrebbe essere che, a differenza degli svedesi e degli americani, gli abitanti del Belpaese – sempre secondo le ricerche – hanno perlopiù un solo tatuaggio, mentre negli altri due paesi citati la media a persona dovrebbe essere di quattro. Occupando più spazio sulla pelle, saranno, per logica, più facilmente osservabili. Una spiegazione alternativa potrebbe essere che in Italia si è più prudenti, ci si fa tatuare in punti non sempre visibili…

In effetti, una certa prudenza ci vorrebbe, anche se, con la sola eccezione delle forze dell’ordine – intese come Esercito, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza – non esiste un divieto legale al tatuaggio. Al tempo stesso però, e anche vero che le aziende sarebbero libere di crearsi un regolamento secondo cui i tatuaggi – o certi tipi di tatuaggi – sono sgraditi. Non ci sono però norme che giustificherebbero il licenziamento.

Ciò per quanto riguarda il settore ‘borghese’. Come abbiamo visto, la questione è regolata diversamente dalle Forze Armate. In questo caso, almeno nella pratica quotidiana, pare vigere una certa libertà a patto che il tatuaggio sia ben nascosto sotto alla divisa d’ordinanza. Ad ogni modo, l’Esercito vieta in qualsiasi parte del corpo, anche quelle non visibili, i tatuaggi che comprendono:

contenuti osceni;

riferimenti sessuali;

contenuti razzisti;

contenuti di discriminazione religiosa;

o che possano portare discredito alle istituzioni della Repubblica.

Tutto sommato, come elenco ‘prudenziale’, forse potrebbe essere opportuno seguire queste indicazioni anche da parte di chi non è ‘arruolato/a’…

Di James Hansen da “Il Mercoledì di Rochester”