di Franco Oppedisano
I viaggi di lavoro non sono quasi mai piacevoli. Partenze all’alba, alberghi spesso mediocri e, impegnati in attività che sono le più lontane possibili da quelle turistiche, anche se la meta è affascinante si finisce per non visitarla affatto. O sarebbe meglio dire “si finiva” perché la pandemia ha cambiato tutto e ha fatto emergere una nuova tendenza: il bleisure, un accrocchio tra business e leisure, ovvero la possibilità di aggiungere una parte piacevole al viaggio effettuato per affari.
Il termine è nato nel 2009 e non poteva che essere forgiato dalle menti di un futurologo, Jacob Strand del Future Laboratory, e di una giornalista, Miriam Rayman, che nel loro trend briefing biennale hanno, per la prima volta, scritto del prolungamento di un viaggio di lavoro per scopi personali. Da allora sono stati inventati anche dei sinonimi (bizcation o workation) e soprattutto il fenomeno è esploso.
Secondo uno studio di Expedia e Stratos Jets, il 60% dei viaggi per lavoro si trasforma in un bleisure trip. In particolare, Il 60% dei viaggi d’affari negli Stati Uniti diventa anche di piacere e questo dato è aumentato del 40% dal 2016 al 2018. In Germania la percentuale è ancora superiore e tocca il 65%, seguita dai viaggi di lavoro dei cinesi (62%), degli indiani (58%) e degli inglesi (56%). Le occasioni migliori per mischiare lavoro e vacanze sono le conferenze e gli incontri (46%), ma anche le missioni di vendita (42%) o le riunioni aziendali (30%). Normalmente il viaggio dura tra i sei e i sette giorni e il 65% dei viaggiatori è solo e non conosce nessuno nella sua destinazione. Il tempo dell’intero viaggio viene diviso in parti quasi uguali: 57% business e 43% svago. Mentre i settori da cui provengono la maggior parte dei viaggiatori bleisure sono quello tecnologico (24%), il manifatturiero (13%), la finanza (12%), la sanità (8%) e l’educazione (6%).
Secondo lo studio condotto dalla piattaforma di viaggi d’affari BizAway, le richieste di questo segmento, nell’ultimo anno, sono aumentate addirittura del 200% e questo trend in ascesa è supportato dalla generazione dei Millennial che hanno rivalutato il proprio approccio al lavoro, spinti dalla volontà di trovare un maggior equilibrio tra sfera professionale e vita privata. Insomma il bleisure offre un’opzione conveniente per recuperare il “tempo perso” con la pandemia, sfruttando le trasferte aziendali. «L’interesse crescente per questa formula di viaggio ci viene confermato ogni giorno dalle richieste da parte delle nostre aziende clienti e dai propri dipendenti» ha raccontato Luca Carlucci, Ceo e founder di BizAway. «D’altra parte abbiamo poi un profilo di viaggiatori che lavorano al 100% in smart working o che la loro azienda permette loro di fare un ibrido, quindi approfittano dei viaggi di lunga durata per visitare la città pur continuando a lavorare».
Lo studio di BizAway rivela che il 28% delle imprese italiane offre oggi come servizio di welfare la possibilità di aggiungere giorni di ferie alle proprie trasferte di lavoro. Il vantaggio per i dipendenti è evidente: almeno la metà dei costi sono pagati dall’azienda. Ma anche quest’ultime beneficiano di una formula che permette ai manager e dipendenti che hanno la necessità di tornare spesso in un luogo per lavoro di conoscere meglio il luogo che li ospita e i suoi usi e costumi, favorendo così rapporti d’affari proficui e duraturi con le realtà locali. Ma c’è anche chi sottolinea che il bleisure invoglia i business traveler a viaggiare con uno spirito diverso, rendendoli più produttivi e, nello stesso tempo, meno stressati. Forse per questo lo studio di Expedia e Stratos Jets rivela come la maggior parte dei viaggiatori ibridi puntino al sodo: il 56% nel tempo libero è in cerca di cibo e ristoranti, il 52% punta su una spiaggia e il 51% su luoghi naturali. I monumenti storici e visite turistiche sono meno gettonate (49%), come i musei, le gallerie d’arte e i luoghi di cultura (41%).
L’AirPlus Business Travel Index, tool di data mining che elabora milioni di transazioni di viaggio effettuate con le soluzioni di pagamento AirPlus a livello globale, rileva nei primi 7 mesi del 2022 un importante aumento del volume dei biglietti aerei venduti. A giugno addirittura il volume transato in Italia ha superato dell’1% quello dello stesso periodo del 2019. Entrando nel dettaglio, si osserva che le trasferte di lavoro nel primo semestre del 2022 sono state più lunghe rispetto al 2019 ed hanno registrato una durata media di 7,2 giorni rispetto ai 6,1 giorni del 2019. Soprattutto per le trasferte estere, i viaggiatori italiani hanno soggiornato lontano da casa in media 16 giorni (nel 2019 erano12,7), mentre i viaggi di un giorno, che hanno rappresentato il 12,1% dei viaggi di lavoro nel 2019, sono diminuiti in modo significativo (6,8%). Insomma, gli italiani viaggiano di nuovo, e vanno un po’ più lontano: nel 2019 la percentuale di viaggi nazionali ed europei era sostanzialmente equivalente (rispettivamente 42,3% e 42,6%), quest’anno invece i voli per trasferte europee superano quelli per i viaggi nazionali (45,7% contro 39,3%). I viaggi d’affari erano e sono ancora un’area a predominanza maschile. Questo divario è aumentato durante la pandemia: l’anno scorso, l’89,4% degli italiani che viaggiavano per affari erano uomini. Ora questo dato si è attestato intorno all’83,9%, tornando quasi allo stesso livello del 2019 (82,9%). «Dopo due anni di pandemia il comparto travel sta vivendo una ripresa importante» ha commentato Daniele Aulari, country manager di AirPlus in Italia. «A livello di policy, la tendenza verso trasferte più lunghe ci dice che le aziende hanno ripreso a viaggiare, ma cercano di farlo in maniera più efficiente, unendo più incontri o meeting in un’unica trasferta. Questo permette anche di adottare comportamenti aziendali più rispettosi dell’ambiente e di introdurre maggiore sostenibilità nei viaggi d’affari riducendo il numero delle singole trasferte brevi tramite viaggi più lunghi».

Anche il marchio alberghiero di Ihg Hotels & Resorts, Voco Hotels, ha deciso di tracciare l’identikit del viaggiatore business post-Covid, commissionando una ricerca di mercato che ha coinvolto 1.000 italiani. È emerso che, tra le rinnovate priorità del business traveller, il 36,5% ha segnalato la possibilità di non rientrare immediatamente estendendo il soggiorno di qualche giorno per ragioni personali. «Sebbene gli ultimi anni non siano stati facili per l’industria dei viaggi» ha spiegato Eric Viale, managing director for Southern Europe di Ihg Hotels & Resorts «l’aumento della domanda dimostra che il desiderio delle persone di esplorare, rilassarsi e viaggiare non è cambiato. Per quanto riguarda i viaggi d’affari, vediamo che i viaggiatori aziendali e le fiere di settore tornano a crescere di mese in mese. I nostri Voco hotel rispondono perfettamente alle nuove esigenze dei viaggiatori post-pandemia. Con strutture caratterizzate da spazi dove poter lavorare ma anche rilassarsi, socializzare e divertirsi».