Fornire un bouquet di scelte alle imprese per aiutarle nella digitalizzazione dei processi. È questa la missione di Comarch, azienda polacca fondata nel 1993 e che è arrivata in Italia meno di tre anni fa, riuscendo a ritagliarsi un ruolo preminente anche nel mercato nostrano dell’IT. L’azienda ha già “accompagnato” oltre 120.000 clienti in tutto il mondo provenienti da 45 paesi.
«Il tema della fatturazione elettronica – ci spiega Silvio Panetta, Commercial Director della divisione Trade&Services di Comarch – si inserisce in un deficit strutturale di digitalizzazione del nostro paese. Al momento, infatti, l’Italia si trova agli ultimi posti in tutte le classifiche europee, come nel caso del DESI (Digital Economy and Society Index), certificando la difficile condizione in cui versano le nostre imprese che si confrontano con la digital transformation. D’altronde, il nostro tessuto imprenditoriale è fatto di PMI che, fino ad ora, non hanno visto altri motivi per lanciarsi in opere di digitalizzazione se non quello dell’obbligo normativo. Le piccole imprese, infatti, si caratterizzano, com’è ovvio, per un budget più ridotto e per competenze digitali meno diffuse».
In realtà, i vantaggi sarebbero notevoli anche dal punto di vista meramente economico: secondo l’Osservatorio del Politecnico, la digitalizzazione delle fatture potrebbe portare a un beneficio di minori costi per circa 11 euro a documento. «La nostra visione della fatturazione elettronica – prosegue Panetta – è quello di un ingranaggio all’interno di un processo olistico più complesso che riguarda l’intero ciclo di vita delle documentazioni aziendali. Anzi, rappresenta il punto di partenza di un meccanismo virtuoso che può portare fino a 60 euro di risparmi per ogni singolo documento. L’obiettivo che ci poniamo sul mercato italiano, dunque, è quello di accompagnare le aziende verso un percorso di digitalizzazione elettronica che sia quanto più possibile efficace, beneficiando oltretutto di risparmi maggiori». Calcolare un break even point che faccia capire quanto tempo è necessario per rientrare dell’investimento profuso per la digitalizzazione dell’azienda diventa complesso, ma fonti autorevoli considerano plausibile un tempo compreso tra i 6 e i 12 mesi per le imprese di grandi dimensioni.
Scendere lungo le rapide di un torrente non è come navigare su un fiume dai margini ampi e dalle acque tranquille
Il tema della fatturazione elettronica, inoltre, è stato al centro del dibattito politico: l’esecutivo, appena insediato, ha fatto slittare l’obbligatorietà per i benzinai dal 1° luglio al 1° gennaio, equiparandola a quella di tutti gli altri professionisti. «Non ci risulta nessuna ulteriore proroga – aggiunge Panetta – e ritengo che ciò sia un bene: le aziende hanno avuto oltre un anno, e un nuovo stop avrebbe portato a non prendere seriamente l’impegno verso la digitalizzazione, creando il rischio di una scarsa focalizzazione.
Il legislatore ha fatto in modo che l’Italia diventasse il primo paese europeo in cui è obbligatorio lo scambio di fatture tra privati, mentre negli altri paesi, al massimo, c’è il vincolo verso la Pubblica Amministrazione.
Si tratta di un segnale positivo e coraggioso. Ma sono convinto che servirà un periodo di tolleranza perché le fatture che passano attraverso il sistema di interscambio aumenteranno dalle attuali 30 milioni fino a 1,5 miliardi».
Per accrescere la consapevolezza sul tema, Comarch ha organizzato al Fintech District di Milano un incontro per il prossimo 4 ottobre «con una finalità educativa – conclude Panetta – lasceremo che siano gli esperti a parlare, e questo perché crediamo che sia importante condividere le esperienze tra aziende, fare sistema e non mettersi su un piedistallo dichiarando che “si fa così”».