L’interesse per le società del settore energetico è all’ordine del giorno, complice anche il ritorno dell’inflazione e la questione della mancanza di materie prime. Nonostante il blocco pandemico infatti, la domanda è già tornata ai livelli pre-crisi, grazie anche alle politiche monetarie e fiscali di supporto attuate da banche centrali e governi. D’altra parte però, l’offerta continua ad essere strozzata da numerosi colli di bottiglia. Il prezzo del petrolio nel frattempo, continua a salire. «Quando si mette in discussione il concetto di “inflazione transitoria”, frettolosamente uscita dai verbali e dalle dichiarazioni di matrice Fed, i prezzi dell’energia costituiscono senz’altro il punto più dolente», commenta Antonio Anniballe, gestore del team Multi asset Italia di Gam Sgr (nella foto sotto). «Lo dimostrano le ultime mosse e dichiarazioni delle autorità globali: di recente gli Stati Uniti hanno richiamato l’Opec a raggiungere un accordo su un aumento più incisivo dell’offerta di petrolio finalizzato a calmierare i prezzi; allo stesso modo la questione della fornitura di gas naturale continua a giocare un ruolo determinante nei rapporti Europa-Russia. In questo contesto, e nel momento in cui inizia la stagione invernale, è difficile pensare ad un’inversione di tendenza: è al contrario probabile che gli squilibri di domanda e offerta continueranno a dominare la scena e a tenere alti i prezzi delle materie prime energetiche».
La salita dei prezzi dell’energia ha ovviamente accelerato la crescita di mercato delle società produttrici: dopo anni di rendimenti deludenti, da inizio anno il recupero di redditività ha fruttato una performance dell’indice S&P500 Energy del 59% (dati al 20 ottobre). Nelle ultime settimane, i riflettori sull’inflazione hanno ulteriormente favorito il comparto, salito in trenta giorni del 23%. «Anche a fronte di questi numeri», continua Anniballe, «a nostro avviso l’outlook per il settore rimane positivo, in considerazione di utili che continuano a essere rivisti al rialzo (+13% il comparto dell’energia Usa nel solo ultimo mese) e di valutazioni che rimangono in linea con la media storica degli ultimi 15 anni e a sconto rispetto al mercato nel suo complesso».
Proprio questo rinnovato interesse però, è secondo Gam l’aspetto che più andrà tenuto sotto attento scrutinio. Per adesso infatti, il tema dell’energia non rappresenta ancora una costante nei portafogli globali, e i flussi in ingresso rappresentano per lo più la chiusura di short o sottopesi. Il posizionamento è dunque ancora ben lontano dal costituire un campanello d’allarme. «Tuttavia», dice l’esperto, «possiamo immaginare che la fine dell’inverno, il potenziale rallentamento dell’economia e gli investimenti in nuova capacità produttiva, riequilibreranno le attuali dinamiche di domanda e offerta, portando a fasi di fisiologico consolidamento o correzione dei prezzi. In questo senso, eventuali eccessi di ottimismo formatisi nel frattempo potrebbero costituire elementi di grande vulnerabilità per la performance del settore».