La ricerca Intelligent Automation in Energy and Utilities:The next digital wave di Capgemini apre una finestra sull’impatto che l’intelligent automation sta avendo sulle aziende del settore energetico delle utilities, in particolare in cinque sottosettori: energia elettrica, oil and gas, servizi energetici, servizi idrici, elettricità e gas.


Dopo aver assaporato i benefici dell’automazione, le aziende del settore energy and utilities devono ora raddoppiare i propri investimenti per poter godere di tutti i benefici apportati da questa tecnologia (A. Falleni, Capgemini Italia)
La fotografia che ne esce vede quasi la metà degli intervistati (529 dirigenti tra Stati Uniti, Germania, India, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e Svezia) non convinti davvero dei benefici derivanti dai sistemi di automazione.
Solo il 18% delle aziende sta sviluppando dei casi d’uso per integrare questi strumenti nel proprio business e solo il 15% di coloro che hanno preso parte al sondaggio dichiara che la propria azienda sta portando il loro utilizzo su larga scala.
Eppure il report della società di consulenza sottolinea che, in tutto il mondo, il business model tradizionale adottato dalle aziende del comparto energy and utilities è attualmente sotto pressione, a causa dei cambiamenti tecnologici e di una maggiore concorrenza.
Secondo lo studio, l’automazione e l’IA avranno un ruolo chiave anche nell’aiutare queste aziende a raggiungere gli obiettivi prefissati in materia di cambiamenti climatici e a soddisfare la crescente domanda di fonti di energia pulita, economica e affidabile.
Negli Stati Uniti, il 23% delle imprese del settore energy and utilities ha implementato iniziative di intelligent automation su vasta scala, rispetto al 16% in Francia e in India e a solo l’8% nel Regno Unito
Dati molto interessanti sono quelli relativi alla distribuzione della scalabilità dell’automazione su base regionale e sotto-settoriale. Una distribuzione che “presenta significative disparità”.
Negli Stati Uniti, il 23% delle imprese del settore energy and utilities ha implementato iniziative di intelligent automation su vasta scala, rispetto al 16% in Francia e in India e a solo l’8% nel Regno Unito.
Allo stesso tempo, un quinto (20%) dei dirigenti del settore oil and gas ha affermato di aver implementato diversi casi d’uso su larga scala, in contrapposizione al 6% delle imprese idriche.
Il settore sta comunque traendo vantaggio dall’utilizzo dell’intelligent automation rispetto ad altri comparti, ma sarà necessario concentrarsi su scalabilità, benefici immediati e superamento del gap digitale perché questa tecnologia divenga ampiamente diffusa.
“Il settore energy and utilities sta iniziando a comprendere i veri benefici che l’intelligent automation è in grado di apportare per migliorare l’efficienza aziendale, la customer satisfaction e i ricavi”, commenta Andrea Falleni, managing director di Capgemini Business Unit Italy.
“Adesso l’attenzione deve spostarsi sui fattori che consentono la scalabilità di più casi d’uso, come investimenti in talenti specializzati, un coordinamento più integrato tra le unità di business e un maggiore impegno da parte del management”, continua Falleni. “Dopo aver assaporato i benefici dell’automazione, le aziende del settore energy and utilities devono ora raddoppiare i propri investimenti per poter godere di tutti i benefici apportati da questa tecnologia”.


Il 45% degli intervistati ha riportato un aumento degli inbound customer lead (27% per tutti i settori) e l’81% ha migliorato l’esperienza cliente
L’intelligent automation offre significativi vantaggi al settore. Il report di Cagemini evidenzia che, rispetto ad altri settori industriali, il comparto dell’energia sta già traendo un forte vantaggio dall’automazione, in termini di maggiore efficienza operativa, crescita dei profitti e coinvolgimento del cliente.
Inoltre il comparto, rispetto a tutti gli altri settori considerati dallo studio, presenta una percentuale più alta di dirigenti che affermano che le iniziative implementate dalle proprie aziende in materia di intelligent automation stanno già dando i primi benefici.
In particolare il 40% dei dirigenti ha dichiarato di aver registrato un aumento della qualità delle operations (30% il dato per tutti i settori). Il 45% ha riportato un aumento degli inbound customer lead (27% per tutti i settori) e l’81% ha migliorato l’esperienza cliente grazie a un tempo di risposta più rapido (60% per tutti i settori).
Il 78% dei dirigenti intervistati ha visto una riduzione del numero di processi relativi alle query e agli acquisti (61% per tutti i settori); il 32% ha notato un aumento della produttività del personale (26% per tutti i settori).
In termini di benefici, il 47% dei manager che hanno partecipato alla survey ha sottovalutato la riduzione dei costi, il 48% la soddisfazione della clientela e il 45% l’impatto sui ricavi, sia netti e sia incrementali.


In pipeline ci sono quasi 200 nuovi progetti ma, in media, circa il 50-60% di questi viene bocciato. Le aziende dovrebbero concentrarsi sulla qualità piuttosto che sulla quantità degli use case (A. Bhandare, GE Power)
Tra le testimonianze raccolte nel mercato energetico c’è quella di GE Power, società americana di tecnologie energetiche del gruppo General Electric. “Abbiamo un processo di selezione molto rigido per i casi d’uso in materia di automazione. In pipeline ci sono quasi 200 nuovi progetti ma, in media, circa il 50-60% di questi viene bocciato”, spiega Abhijeet Bhandare, chief automation officer dell’azienda.
“È importante concentrare l’attenzione sul restante 50%, perché è proprio questo il gruppo dal quale è possibile trarre i maggiori benefici. È necessario però utilizzare anche i giusti criteri, quali valore, efficienza, riduzione dei costi o del costo-opportunità. Le aziende dovrebbero concentrarsi sulla qualità piuttosto che sulla quantità degli use case”, aggiunge.
L’80% delle aziende non sta cogliendo i benefici più immediati dei casi d’uso strategici. Nelle funzioni critiche, solo il 18% delle aziende del settore energy and utilities sta implementando casi d’uso che consentono di ottenere benefici immediati (che di base hanno una bassa complessità di esecuzione ma, in cambio, offrono importanti benefici, come la pianificazione, il trading energetico, l’ottimizzazione del rendimento, le grid behavior interfacee la gestione dei reclami). Invece, poco più di un terzo delle aziende del settore (38%) si concentra essenzialmente sui casi d’uso che sono facili da implementare ma che non portano elevati benefici.
Le sfide di business e il gap di competenze ostacolano la diffusione su larga scala. Se da un lato l’adozione complessiva dell’IA è cresciuta in tutto il settore – con la maggioranza degli intervistati (52%) che afferma di aver implementato un certo numero di casi d’uso (rispetto al 28% che, invece, aveva implementato solo progetti pilota due anni fa), dall’altro, solo una piccola minoranza di dirigenti (15%) ha dichiarato che la propria azienda si è impegnata nell’implementazione di numerosi casi d’uso di intelligent automation su scala.
Per gli intervistati, le sfide legate al business rappresentano delle barriere alla scalabilità dei progetti, e includono una mancanza di coordinamento tra le diverse business unit (37%), la mancanza di impegno da parte del management (35%) e una reticenza a livello aziendale a sperimentare tecnologie che potrebbero sostituire i lavoratori (34%).
Per molti manager, anche la carenza di competenze rappresenta un’ulteriore sfida all’implementazione dell’intelligent automation. La maggioranza (55%) ha citato la mancanza di talenti qualificati nelle tecnologie per l’automazione, mentre il 47% afferma che vengono fatti pochi sforzi per incrementare le competenze dei dipendenti.
Inoltre, il 42% degli intervistati sottolinea la difficoltà di trattenere i lavoratori che presentano le giuste competenze, mentre il 41% ha evidenziato la riluttanza dei dipendenti ad apprendere nuove competenze.