Ci sarebbe da ridere di gusto – se non fosse una notizia drammatica nel suo genere – per l’annullamento della “passeggiata” nello spazio di due astronaute. Il motivo? Le tute della Nasa non erano adatte per consentire la contemporanea presenza di due donne nello spazio. Ed è avvilente pensare che nel 2019 ci siano ancora di questi problemi. Nello specifico, una delle due scienziate, Anne McClain, si è resa conto all’ultimo che non si sentiva a suo agio nella tuta di taglia grande che era stata preparata per lei e che avrebbe preferito averne una media, come quella destinata alla collega Christina Koch. Ma la Nasa era sprovvista di un secondo indumento di quella misura. Il risultato? La prima passeggiata nello spazio tutta al femminile è stata annullata: il posto di Anne McClain verrà preso da un uomo, Nick Hague. L’obiettivo della missione era la sostituzione di un gruppo di batterie della ISS, la stazione internazionale che orbita intorno alla terra. Dal 1984, anno in cui la prima donna ha lavorato fuori da una stazione spaziale – in quel caso era la sovietica Salyut 7 – solo altre 12 donne avevano compiuto quest’impresa. Ora ci si dovrà fermare a 13, invece che arrivare a 14. Una situazione imbarazzante. E la popolazione femminile, cui Economy ha recentemente dedicato un numero per certificare come la loro presenza in azienda – oltre che necessaria – sia anche un buon “affare” dal punto di vista del business, dovrebbe iniziare a far sentire la sua voce compatta. Così forte che magari riesca a farsi sentire perfino al di là dell’atmosfera. E sì, è vero, oltre l’atmosfera i suoni non si propagano per mancanza di ossigeno. Ma attualmente è più facile sentire un rumore tra le stelle che vedere due donne nello spazio. Bella roba…
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