Scenderanno in piazza i lavoratori della scuola il 30 maggio. Anche se ieri si è aperta la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, proprio nel giorno in cui i sono stati pubblicate le graduatorie per la mobilità dei docenti.
Il solo contratto non risolve i problemi sul tavolo di una delle istituzioni che più delle altre ha subito le difficoltà dovute alla pandemia. A partire dalla carenza di insegnanti di sostegno, che dovrebbero essere per la loro specificità, uno degli elementi cardine del sistema scolastico. Invece sono pochi, anche perché l’accesso alla professione è tortuoso.
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Sostegno: mancano 36mila docenti all’appello
I dati non sono confortanti. «Nell’anno scolastico appena concluso – spiega Alessandro Rapezzi – della segreteria nazionale Flc Cgil – ne servivano 60 mila, ma gli effettivi erano 14mila». Da una parte una maggiore sensibilità nei confronti di alunni svantaggiati ha provocato un aumento, ma dall’altra l’accesso a questo tipo di professione è tutt’altro che semplice. Se alla scuola primaria le maestre, ormai tutte con laurea in scienze della formazione primaria o scienze dell’educazione, sono di fatto abilitate alla gestione del sostegno, alla secondaria e alle superiori non è così semplice. I professori, solitamente laureati in altre discipline, se vogliono cimentarsi in questo particolare tipo di insegnamento, devono sottoporsi a un ulteriore anno di studio in un apposito corso. Che, però, è a numero chiuso. Proprio per questo i sindacati sul tavolo lanciano una proposta: «Chiediamo – continua il sindacalista – l’apertura di una sessione di formazione straordinaria. In questa fase si potrebbero utilizzare i fondi del Pnrr per una sessione straordinaria di formazione nel sostegno. Ci aspettavamo di trovarla nella legge sulla scuola appena presentata, ma ci siamo accorti di come questo aspetto non sia stato tenuto in minimo conto dal governo».
Tra i vari obiettivi dello sciopero, previsto per il 30 maggio, ci sarà dunque anche quello di chiedere maggiori risorse su un ambito al quale ormai da anni nessun governo mette mano, nonostante i numeri di quanti ne usufruiscono sono cresciuti in modo notevole.