La specializzazione è sempre più necessaria, eppure non più sufficiente. Perfino nelle imprese ad elevato contenuto tecnico-scientifico, come quelle della chimica, è sempre più evidente, se non indispensabile, la necessità di ampliare le conoscenze e le competenze oltre i confini meramente scientifici. Il problema è nella formazione: nessun corso di laurea specialistico, ad oggi, affronta in modo organico e approfondito le tematiche manageriali legate alle soft skills. Così i giovani neolaureati si trovano a dover utilizzare strumenti e modelli aziendali senza averli mai conosciuti prima.
Di qui l’importanza di Management 4 Scientists, corso di formazione avanzata organizzato da Liuc Business School e Federchimica per laureati in discipline tecnico – scientifiche, la cui seconda edizione è in programma dal 3 al 14 luglio prossimi. Un percorso che punta a sviluppare profili professionali capaci di presidiare non solo la dimensione tecnica, ma anche gli aspetti di management e relazionali. «Da sempre l’industria chimica punta su risorse umane altamente qualificate: la presenza di laureati rappresenta il 23% sul totale degli addetti, una quota più che doppia rispetto alla media industriale (11%); di questi, la metà possiede una laurea in materie scientifiche» dice a Economy il presidente di Federchimica Paolo Lamberti. «La forza e l’unicità dell’industria chimica sta proprio nel suo forte rapporto con la scienza di riferimento che, se è un rapporto dinamico, significa competitività, che per la chimica deriva, anche, dal suo ruolo fondamentale di infrastruttura tecnologica. La chimica è, infatti, fornitore di innovazione ai settori a valle, e permette a questi di realizzare prodotti innovativi che possano difendere, a loro volta, la loro competitività». Per svolgere al meglio questo ruolo strategico è importante integrare la preparazione specifica con quella di carattere manageriale e con abilità proprie delle soft skills: «A partire dall’attività professionale più scientifica, come quella di ricerca, gli aspetti economici e organizzativi sono centrali» rimarca Lamberti. «Sviluppare competenze di tipo trasversale è per un chimico una parte fondamentale del proprio bagaglio formativo, da implementare e migliorare, un obiettivo che consente all’individuo un costante percorso di maturazione».
Il corso, articolato in 10 giornate, si avvale di un approccio applicativo/esperienziale, oltre che di testimonianze da parte di manager e imprenditori del settore chimico e di incontri di networking. «Utilizzeremo anche la nostra i-Fab, una fabbrica intelligente dove si simula in scala 1:1 il processo di assemblaggio e disassemblaggio di calcio balilla» dice Monica Giani, direttore del corso. «È un modo efficace per mettere in pratica tutti i principi del lean management, e verificare come in questo modo sia possibile sprecare meno risorse e aumentare la qualità». Anche in campo di supply chain il corso propone una modalità didattico esperienziale in stile Liuc, attraverso il Beer distribution game. «Si tratta di un gioco di simulazione di una supply chain del sistema di produzione/distribuzione di casse di birra» spiega Giani, «dalla fabbrica al venditore al dettaglio passando per il distributore e il grossista. La finalità è quella di capire la dinamica della distribuzione dei prodotti e la minimizzazione dei costi».
A giornate dedicate a temi quali performance economico-finanziarie, controllo di gestione, project management e così via, se ne affiancano altre in cui al centro dell’attenzione sono le soft skills, dalla gestione efficace dei conflitti interpersonali alla comunicazione. «Soprattutto quando le persone assumono ruoli di coordinamento, sono importanti le competenze manageriali ma imprescindibili anche quelle soft» rimarca il direttore di Management 4 Scientists, «si deve saper gestire un team, relazionarsi e motivare, leggere il contesto, essere flessibili. Sono competenze che nei percorsi universitari non vengono quasi mai affrontate: eppure possono essere un boost per la carriera professionale».