Il dibattito sul salario minimo risulta ancora un argomento astratto che ha generato un contrasto di opinioni all’interno del governo. “Nel corso degli ultimi dieci anni, sono state avanzate numerose proposte di legge senza avere una conoscenza approfondita dell’argomento”, spiega Michele Tiraboschi, docente al Dipartimento Economia dell’università di Modena-Reggio Emilia e componente del Cnel. “I contratti collettivi nazionali sono attualmente diversificati e complessi. Proporre leggi sui salari senza una conoscenza dettagliata della struttura e della composizione attuali può portare a risultati poco soddisfacenti. Bisogna intervenire con soluzioni concrete e in tempi brevi”.

Aperto il dibattito sul salario minimo

Tiraboschi – si legge su ItaliaOggi – sottolinea l’importanza di comprenderne le complesse dinamiche salariali prima di agire. La proposta di legge attuale al riguardo solleva questioni su come quantificare i trattamenti salariali, ma tali discussioni dovrebbero essere basate su una comprensione approfondita delle realtà lavorative. “Oltre alle questioni relative alla quantificazione di un salario minimo di 9 euro lordi, ci sono altri importanti temi da affrontare”, spiega il professore. “La proposta di legge sembra imporre ai datori di lavoro l’obbligo di rispettare il salario minimo stabilito, ma anche di non derogare da tale tariffa attraverso i contratti collettivi di lavoro. Questa seconda parte solleva preoccupazioni poiché sembra violare la nostra Costituzione, che vieta al legislatore di imporre obblighi ai sindacati e alla contrattazione collettiva”.

Reddito, sul tavolo del governo numerose proposte

Un rapporto del Centro Studi Confindustria evidenzia che tra il 2000 e il 2020, nei settori manifatturieri italiani, i salari reali sono aumentati del 24,3%, in linea con l’aumento della produttività del lavoro, che è stata del 22,6%. Questo aumento dei salari è simile a quanto avvenuto in Francia (+25,3%), superiore a quello in Germania (+18,1%) e Spagna (14,4%). Tuttavia, in questi paesi la produttività del lavoro è cresciuta più rapidamente rispetto all’Italia. Dal rapporto emerge che ci sono circa 4 milioni di dipendenti (il 29,5% del totale) con bassi salari annuali, ma solo 282.000 di loro lavorano a tempo pieno e con contratti a tempo indeterminato. Gli altri hanno contratti flessibili e non lavorano a tempo pieno o per tutto l’anno. Inoltre, l’occupazione irregolare ha un impatto significativo su questi dati.

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Tiraboschi: “Regolarizzare i contratti a breve termine”

Secondo il professor Tiraboschi il problema non può essere risolto solo attraverso una legge sul salario minimo, ma dovrebbe invece concentrarsi sulla regolamentazione dei contratti di lavoro a breve termine per affrontare il “lavoro povero”. La soluzione a lungo termine per aumentare i salari reali degli italiani sta nell’aumentare la produttività, ma senza trasferire il valore aggiunto altrove. Questa è una sfida per il sistema di relazioni industriali, non solo per la politica. Infine, per quanto riguarda i livelli salariali, i dati Istat indicano che gli stipendi contrattuali orari variano da 6,15 euro per gli operai agricoli con la qualifica più bassa a 56,85 euro per i dirigenti nel settore del credito, con una media di 14,00 euro. Introdurre un salario minimo legale obbligatorio di 9 euro lordi, come proposto, avrebbe un impatto su tutti i livelli retributivi contrattuali esistenti, creando un disequilibrio.