In una dichiarazione tranchant, il giuslavorista esperto e consigliere del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), Francesco Rotondi, ha sollevato una nuova prospettiva nel dibattito sul salario minimo in Italia. Rotondi afferma che il salario minimo per legge è sopravvalutato e avrebbe solo un effetto placebo sul sistema economico italiano. Invece, suggerisce che il vero problema di giustizia sociale è il salario reale su base territoriale.
Salario minimo, la proposta di Francesco Rotondi
Secondo Rotondi, il salario minimo, se imposto per legge, potrebbe avere un impatto limitato nel nostro sistema economico. «Se vogliamo realizzare un’autentica giustizia sociale, allora spostiamo il dibattito sul salario reale legato ai differenti livelli di costo della vita dei nostri territori – afferma – un tema centrale per il benessere del nostro Paese che va sdoganato definitivamente e liberato da vecchi quanto indebiti accostamenti del passato».
La proposta di Rotondi è audace e affronta il cuore della questione. Il giuslavorista sostiene che dovremmo dare effettiva applicazione all’articolo 36 della nostra Costituzione, il quale parla di un livello retributivo capace di “assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. In questo senso, Rotondi propone l’introduzione di una legge che stabilisca la definizione dei minimi salariali su base regionale e territoriale.
Livelli salariali, vanno legati all’effettivo costo della vita
La sua argomentazione si basa sulla considerazione che l’Italia potrebbe affrontare la questione salariale in modo più ampio, rendendo universale il contratto nazionale anche per i settori al di fuori della sua copertura. «L’Italia ha una grande tradizione in questo senso e anche la direttiva europea sul salario minimo fa riferimento soprattutto ai Paesi che non hanno una consolidata e ampia contrattazione sindacale», puntualizza Rotondi.
L’esponente CNEL (a cui Giorgia Meloni ha affidato il dossier salario minimo) smonta l’operazione di centralità che è stata promossa intorno al tema del salario minimo e sposta l’attenzione sulla vera questione salariale dell’Italia: i livelli salariali legati all’effettivo costo della vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Il salario reale rappresenta il potere d’acquisto effettivo di un lavoratore, considerando l’inflazione e le spese di base.
Problema stipendi in Italia e potere d’acquisto
Le differenze territoriali nel costo della vita hanno implicazioni socio-economiche significative. Rotondi evidenzia che il costo della vita varia notevolmente tra le diverse regioni e territori dell’Italia, influenzando l’accessibilità ai servizi, le opportunità economiche e la qualità della vita delle persone. Le politiche pubbliche dovrebbero mirare a ridurre queste disparità territoriali, garantendo un accesso equo ai servizi e promuovendo una crescita economica più bilanciata.
La proposta di legge di Rotondi suggerisce che i contratti collettivi di lavoro a livello regionale determinino le retribuzioni minime dei lavoratori, basandosi su un coefficiente ISTAT (indice regionale del costo della vita) e sull’indice di produttività territoriale.