Sileoni (Fabi).

I prestiti per le imprese in Italia sono in calo. Lo dice oggi il Centro studi di Unimpresa che, sulla base dei dati di Bankitalia, nel suo nuovo report sottolinea come a pesare siano soprattutto i 22 miliardi in meno, registrati nel 2018 rispetto all’anno precedente, per i finanziamenti a breve termine e i 24 per quelli di lungo periodo. In discesa di 1,5 miliardi anche i prestiti alle famiglie, nonostante la crescita del credito al consumo (+7,5 miliardi) e dei mutui (+3,8 miliardi), comparti che hanno evitato il tracollo e compensato il pesante calo registrato sul fronte dei prestiti personali (-14,1 miliardi). 

“Siamo preoccupati”, commenta il vicepresidnete di Unimpresa Claudio Pucci. “Dopo il quantitative easing di Mario Draghi vediamo solo il buio. La situazione in banca per le imprese italiane è già grave e potrebbe peggiorare ulteriormente da gennaio, quando termineranno le misure straordinarie di politica monetaria attuate  dalla Banca centrale europea. E poi ci sono le misure fiscali inserite nella legge di bilancio dal governo, contro gli stessi istituti  bancari, che possono contribuire a creare problemi al motore del credito. Più tasse ai gruppi bancari, già alle prese con le tensioni sullo spread, si traducono gioco forza in una restrizione dei finanziamenti”.

All’appello mancano oltre 50 miliardi nello stock di impieghi al settore privato che passa così da 1.355 miliardi a 1.305 miliardi. Parliamo di una media di oltre 4 miliardi al mese tagliati ad aziende e cittadini. Secondo il rapporto dell’associazione il totale dei prestiti al settore privato è calato nell’arco dell’ultimo anno, da dicembre 2017 a dicembre 2018, di 50,6 miliardi (-3,73%) passando dai 1.355,9 miliardi nel dicembre di due anni fa ai 1.305,3 del dicembre 2018.

Nel dettaglio, è calato di 47,9 miliardi (-6,60%) lo stock di finanziamenti alle imprese che passano così da 726,6 miliardi a 678,6 miliardi. In questo segmento i crediti a breve termine (fino a 1 anno) calano di 22,8 miliardi (-9,52%), da 239,9 miliardi a 217,08 miliardi. Giù di 24,6 miliardi (-7,62%) anche i prestiti di lunga durata (oltre 5 anni) scesi da 323,3 miliardi a 298,7 miliardi; sono invece rimasti stabili con un calo lieve di 515 milioni (-0,32%) i finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) passati da 163,6 miliardi a 162,7 miliardi.

Le famiglie non se la passano meglio e assistono ad un calo dei prestiti di 2,6 miliardi (-0,42%), passando da 629,3 miliardi
a 626,6 miliardi. Cresce di 7,5 miliardi il credito al consumo (+7,98%) che dai 94,9 miliardi del 2017 arriva a soglia 102,5. Aumentano anche i mutui con 3,8 miliardi in più (+1,04%), saliti da 375,3 miliardi a 379,2 miliardi. Invece calano pesantemente i prestiti personali con un -8,87%: perdono 14,1 miliardi e passano da 158,9 a 144,8 miliardi.

Il calo interessa anche i prestiti non rimborsati Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati con le sofferenze lorde diminuite in totale di 67,2 miliardi (-40,17%), passando dai 167,4 miliardi di dicembre 2017 ai 100,1 del dicembre successivo. Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è passato dal 12,35% al 7,68%.

Sono calate di 49,6 miliardi (-42,45%) le rate non pagate dalle aziende, scese da 117,05 miliardi a 67,3 miliardi; in diminuzione di 10,8 miliardi (-32,74%) anche i crediti deteriorati riconducibili alle famiglie, passati da 33,2 miliardi a 22,3 miliardi e continuano a  calare anche quelli legati alle imprese familiari, scesi da 13,7 miliardi a 8,2 miliardi, in contrazione di 5,3 miliardi (-40,24%); risultano in diminuzione di oltre 1 miliardo (-33,90%) anche le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni, dei fondi e delle onlus, passate da 3,3 miliardi a 2,2 miliardi. Il totale delle sofferenze nette, ovvero quelle non coperte direttamente da garanzie, è diminuito di 34,5 miliardi (-53,89%) da 64,08 miliardi a 29,5 miliardi. Il rapporto tra sofferenze nette e prestiti è passato dal 4,73% al 2,26%.