Pos

Ormai è un fatto assodato, inamovibile, ineluttabile. Scolpito nel marmo come i venditori di rose nei ristorante all’aperto a fine cena, il ritardo dei treni tra Roma e Milano, i feriti di Napoli per i botti a Capodanno.

Nuova operatività ristori Emilia-Romagna: banner 1000x600

Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


Dibattiti in Rete, la stolida maestà dell’irreversibile

Di qualunque argomento si dibatta oggi sul web, riverberandosi poi nella vita reale– che siano le telecronache di Daniele Adani ai discutibili mondiali di calcio in Qatar o i bombardamenti di Putin in Ucraina, i vestiti della Ferragni o i vaccini antiCovid – finisce sempre in rissa. Con due fazioni, due tifoserie da stadio l’un contro l’altra armate e pronte a sputarsi addosso pareri opposti e livori uguali, come se stessero disputando una gara all’ultimo insulto a chi ha più ragione e meno torto, a chi urla di più e di più si indigna. Anche se alla fine perdono tutti e a vincere sono sempre Zuckerberg & Co.

E’ lo Zeitgeist, bellezza, lo spirito dei tempi insufflato dal sistema binario 1 e 0, quello che dai transistor si è iniettato direttamente nei cervelli. Sui social non ci sono mezze misure, non c’è raziocinio né buon senso nè moderazione. Non si scappa. O stai di qua o di là. Un giochino che si ripete all’infinito. La stolida maestà dell’irreversibile, ahinoi. 

Contante e pagamenti elettronici, tifosi contro

Una polarizzazione sanguinosa che non ha risparmiato – e figuriamoci! – gli argomenti della sessione di bilancio tuttora in corso. A cominciare da quella sui pagamenti elettronici e i costi dei Pos. A insultarsi dagli spalti stavolta sono le contrapposte “torcide dei sostenitori del contante da un lato e degli aficionados della moneta elettronica dall’altro.

Una disputa da cui emerge un dato incontrovertibile: sia da un punto di vista politico che economico e finanziario, i pagamenti elettronici (e tutte le tecnologie che gravitano attorno) sono diventati centrali nell’agenda del Paese. 

Commissioni sulle transazioni col POS, che fare?

Il loro valore modernizzatore è innegabile, così come sono innegabili i rischi (di evasione fiscale, riciclaggio, illegalità) del contante. Il punto però è che nel rapporto costi-benefici in valori assoluti tra questi due strumenti di pagamento, in mezzo c’è sempre una sorta di “moloch” che diventa il bersaglio preferito dei tifosi della moneta sonante: le commissioni sulle transazioni elettroniche.

Anche questo è un dato di fatto sicuramente inoppugnabile: le commissioni costano (anche se bisognerebbe sempre tenere a mente il loro costo reale per valutare l’effettiva convenienza rispetto ai pagamenti cash) e il Governo Meloni – dopo aver improvvidamente pensato (per poi fare saggia marcia indietro) di fissare a 60 euro il limite per l’obbligatorietà del POS – ha deciso di provare a “regolarne” il valore e renderlo più equo per gli esercenti.

“Valore equo” delle commissioni, chi decide?

E’ stato lo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze a farsi promotore di un tavolo per stabilire un valore “giusto” delle commissioni, salvo poi ragionare anche sull’istituzione di una sorta di fondo di garanzia e di compensazione destinato a esercenti e professionisti con incassi fino a 400 mila euro e finanziato dagli operatori. 

Adesso il nodo da sciogliere è chi si siederà a questo tavolo. Si parla genericamente di banche ma è il caso di far notare però che quello in cui si sviluppano i servizi e la tecnologia legati ai pagamenti elettronici è un vero e proprio ecosistema finanziario ormai radicato nel tessuto economico sociale italiano. Un panorama finanziario che sia in Italia che all’estero, è popolato da una pletora di operatori, aziende e startup a forte tasso di innovazione, che offrono molteplici servizi ai cittadini e alle imprese. 

Digital payments, non solo banche nell’ecosistema

IP (Istituto di Pagamento), IMEL (Istituto di Moneta elettronica), challenger banks, PISP (Payment InitiationService Providers), AISP (Account Information Service Providers), CISP (Card Issuers Service Providers) non sono sigle ma aziende che offrono servizi a imprese e cittadini, talvolta in forma indipendente, a volte in collaborazione con i soggetti finanziari tradizionali. 

In un recente convegno sul tema “open banking” tenutosi a Roma nel Parlamentino del CNEL con il patrocinio, tra gli altri, dell’Osservatorio Imprese e Consumatori, è stato detto a chiare lettere che «le direttive europee PSD1 e PSD2 hanno completamente trasformato l’ecosistema degli operatori e dei servizi finanziari europeo seguendo i principi della parola d’ordine “open”, che tradotta significa maggiore “concorrenza”, maggiore “trasparenza”, “servizi innovativi e sempre disponibili” e “riduzione dei costi”».

In buona sostanza, la rivoluzione innescata dalla normativa europea PSD2 oggi non coinvolge più solo il mondo delle banche ma anche player di altre industry. 

PSD2 cos’è e che tipo di rivoluzione ha comportato

Non è un caso, infatti, che attraverso questa normativa sia avvenuto una vera e propria apertura del mercato a parecchi nuovi soggetti (o ad alcuni vecchi che prima però si occupavano d’altro, come ad esempio Telepass), tanto che, secondo le stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano le imprese fintech e insurtech operanti in Italia sono ben oltre 500. 

Questo cambiamento, sempre secondo quanto emerso dal dibattito al CNEL, è stato reso possibile da «due componenti che hanno contributo alla sua realizzazione, una di natura normativa e una di natura tecnologica. E’ stata, infatti, la contemporanea emersione della normativa sull’open banking e la disponibilità di avanzate tecnologie abilitanti a rendere possibile la nascita dello scenario finanziario attuale fatto di una rinnovata attenzione al cliente e di un’esperienza, spesso all digital, omnichannel e costruita su misura attorno alle necessità dell’utente».

Giusto per far capire l’importanza di questi soggetti terzi, basti dire che tanti degli attuali e più diffusi servizi socio-finanziari sono erogati in magna pars proprio da loro: BNPL (buy now, pay later), smart lending, instant payments, semplificazione nella consultazione dei conti e nella rendicontazione delle spese, wallet, crowdfunding, implementazione dell’AI.

Open banking perché aiuta la crescita delle aziende

Il motore di questa nuova economia sono i dati, sia quelli bancari sia quelli personali dei clienti, sempre più predisposti alla loro condivisione con altri soggetti pur di accedere a determinati servizi, secondo il concetto dell’interoperabilità statuita dalla PSD2. 

Secondo il 2022 Business and Consumer Insight Report di Experian, ad esempio, circa la metà dei consumatori è consapevole che, per accedere a un prodotto o servizio, sia necessario condividere i propri dati; mentre una recente ricerca Forrester condotta sempre per Experian afferma inequivocabilmente che l’open banking aiuta la crescita delle aziende. Sempre secondo quella ricerca, le imprese hanno recepito questa nuova tendenza, tanto che in Italia, l’87% di queste ha già effettuato investimenti o li sta pianificando nell’open banking.

Commissioni, digital payments: bisogna audire tutti

E’ una strada dalla quale non si tornerà indietro: le realtà che non hanno i servizi finanziari nel proprio core business ma che sono pronte ad implementare progetti di questo tipo cresceranno sempre più e con esse i nuovi modelli di business basati su collaborazione e innovazione. 

Insomma, l’attuale ecosistema finanziario è particolarmente complesso e ormai va molto oltre le banche, per cui se si vogliono prendere decisioni sistemiche è il caso di allargare il più possibile la platea degli auditi.

Perlomeno se si vuole ascoltare una rappresentanza dell’effettiva realtà del mercato e delle scelte degli italiani, scegliendo quell’approccio razionale e di buon senso che ormai è  diventato merce assai rara in quest’era tragicomica che pensa più spesso di pancia che non col cervello.