
Risparmio ed economia reale, un matrimonio che ha le carte in regola per funzionare ed essere duraturo a beneficio di investitori privati e imprese. Le ragioni le spiega a Investire Alessio Bucco, responsabile Investment Center per il Polo del Private Banking di Credem e Banca Euromobiliare.
Dottor Bucco, perché è arrivato il momento di investire in economia reale?
L’Italia spesso viene rappresentata con dati che non sempre la valorizzano adeguatamente. Il governatore della Banca d’Italia nella sua ultima relazione annuale ha ricordato come la ricchezza netta, reale e finanziaria, delle famiglie italiane sia elevata: 8,1 volte il reddito disponibile contro 7,3 nella media dell’area dell’euro. Contestualmente il debito delle famiglie è basso nel confronto internazionale: a fine 2019 ammontava a poco meno del 62% del loro reddito disponibile, contro il 95% nella media dell’area dell’euro – con una punta di oltre il 200% nei Paesi Bassi -, il 96% negli Stati Uniti e il 124% nel Regno Unito.
Alla fine del 2019 il debito delle imprese era pari al 68% del Pil, contro il 108% dell’area dell’euro e valori superiori al 150% in Francia e nei Paesi Bassi. Nel complesso del settore privato, il debito era pari al 110% del Pil, oltre 50 punti in meno del valore medio dell’area euro.
Questi dati dipingono un Paese caratterizzato da un basso indebitamento e un’importante capacità di risparmio, ma anche da uno squilibrio tra le risorse e l’effettiva capacità di utilizzarle. La ricchezza delle famiglie è concentrata su asset non produttivi, come immobili e liquidità e al tempo stesso il finanziamento all’impresa dipende quasi esclusivamente dal ricorso al credito bancario.
Con queste premesse cosa si dovrebbe fare?
Unire questi due temi potrebbe portare a un circolo virtuoso in grado di mobilitare importantissime risorse da iniettare direttamente nel circuito produttivo al fine di diversificare le fonti di funding e aumentare l’accesso al credito per aziende tipicamente meno finanziabili secondo i canali tradizionali del credito bancario come le start-up o le piccole imprese, con conseguenza positive sulla creazione di posti di lavoro, incremento della produttività e capacità di innovazione. Inoltre avere la possibilità di investire i propri risparmi nell’economia reale permetterebbe al risparmiatore-investitore di migliorare la diversificazione e il rapporto tra rischio e rendimento del proprio portafoglio.
Entriamo nel campo di gioco, ovvero nella realtà del polo unico del private banking interno al vostro gruppo. Il 2021 sarà un anno di grande incremento nell’offerta di prodotti che investono nell’economia: su quale tipologia di strumenti punterete quest’anno tra fondi di private equity, di venture capital, private debt, Pir, Eltif?
Al momento è in collocamento un Eltif Pir alternativo compliant, per il quale abbiamo definito un periodo di collocamento che durerà fino alla fine di maggio, salvo chiusura anticipata. Si chiama EltifPlus ed è stato istituito e gestito dalla società Credem Private Equity Sgr, la società interna al gruppo Credem specializzata sui private asset che in passato ha già collocato tre fondi di private equity e venture capital.
Quali sono le caratteristiche del fondo CPE EltifPlus?
L’importo minimo di investimento è pari a 10mila euro in linea con lo spirito della normativa che vuole diffondere questi prodotti anche alla clientela al dettaglio e non solo a quella professionale, quindi ampliando il ventaglio dei potenziali sottoscrittori. EltifPlus ha inoltre una capacity massima di raccolta pari a 200 milioni di euro e una durata di sette anni estendibile a nove.
Questo fondo viene gestito da Credem Private Equity Sgr che si occuperà della individuazione e selezione di società e imprese non quotate. Attraverso una delega di gestione Euromobiliare Sgr, altro asset manager del gruppo, si occuperà della selezione di aziende quotate con capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro. Completerà la diversificazione di portafoglio, sia in termini di mercati sia di società eligible, l’investimento in altri fondi Eltif Pir compliant.
Con quale criterio vengono selezionate le società?
Lo scouting sulle società non quotate viene effettuato direttamente da Credem Private Equity Sgr, anche attraverso le segnalazioni provenienti dalle reti distributive del gruppo, in caso vengano in contatto con società interessanti. Il portafoglio di EltifPlus, definito nelle sue caratteristiche target, sarà investito gradualmente a partire dalla fine del periodo di collocamento. La scelta si indirizzerà su aziende ben gestite, con efficiente guida imprenditoriale, su mercati reputati interessanti anche a gestione familiare. In subordine si punterà anche su aziende con temporanee difficoltà finanziarie che però presentino delle concrete possibilità di rilancio. In ciò sfrutteremo il forte know how del gruppo nella selezione del credito: Credem infatti è uno dei gruppi con minori non performing loans (Npl Ratio 2020 pari al 2,9% contro una media italiana del 5,4%, ndr), grazie alla consolidata capacità di selezionare aziende affidabili come testimoniato dai coefficienti patrimoniali del gruppo ai vertici del sistema.
Parliamo delle caratteristiche di EltifPlus: a chi si rivolge…
Come dicevamo, il fondo è destinato anche alla clientela al dettaglio purché disponga di un’esperienza elevata, un profilo di rischio adeguato e intenda investire su un orizzonte temporale di lungo termine.
Abbiamo individuato due classi. La classe A, che è quella senza benefici fiscali, è rivolta a chi sottoscrive il prodotto per soli scopi d’investimento, di ottimizzazione rischio-rendimento del portafoglio, come per esempio le persone giuridiche e la classe B che è destinata esclusivamente a persone fisiche che possono beneficiare delle importantissime agevolazioni fiscali nei termini stabiliti dalla normativa: esenzione dal capital gain e dalla tassa di successione, recupero fiscale attraverso un credito d’imposta fino al 20% delle eventuali minusvalenze generate dal fondo.
Altre novità in cantiere?
Il gruppo ha strutturato una business line dedicata agli investimenti alternativi in ottica di specializzazione e sta valutando innovazioni di prodotto da portare all’attenzione delle reti distributive, principalmente alle reti del Polo Private, con riferimento a strumenti di private debt e di private equity da mettere a disposizione tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Strumenti finanziari che contiamo di realizzare anche in collaborazione con partner specializzati esterni.
Che spazio possono avere questi strumenti nella pianificazione del singolo cliente privato?
Ricordo che la normativa di riferimento dell’Eltif indica il 10% di concentrazione massima nel patrimonio di clienti con patrimoni inferiore ai 500mila euro al netto delle garanzie. È una forma di tutela per l’investitore che punta sugli investimenti illiquidi. Il nostro approccio consulenziale ci porta a consigliare l’esposizione massima del 10% anche ai clienti con patrimoni superiori ai 500mila euro. È una percentuale di private asset nel portafoglio che reputiamo corretta.
Che tipo di formazione sugli strumenti di economia reale state erogando ai private banker e consulenti finanziari?
A partire da ottobre abbiamo creato un percorso formativo dedicato agli strumenti di private asset in collaborazione con il Politecnico di Milano, con testimonianze di asset manager interni ed esterni al gruppo e di una società specializzata nella formazione in finanza comportamentale.
Si è trattato di progetto molto importante per erogare una formazione sia tecnica che di supporto al banker sul corretto utilizzo di questi strumenti in consulenza. In totale dodici ore di formazione complessiva per ogni singolo professionista coinvolto, per circa 500 professionisti tra consulenti e private banker.