Rendiconti, Consob tira le orecchie a banche e reti

Consob tira le orecchie a banche e reti sul rispetto della trasparenza dei costi stabilita da Mifid 2. La normativa europea che disciplina i servizi di investimento, sottolinea la commissione di vigilanza (competente sul rispetto delle norme Ue), richiede un grado di trasparenza (disclosure) sia ex ante sia ex post più alto rispetto a quello previsto dalla normativa previgente (Mifid1). Tra le previsioni c’è l’obbligo per gli intermediari di informare la Consob sulle modalità adottate per conformarsi alla normativa e sugli esiti dei controlli svolti dalla funzione di compliance. 

Bisogna essere certi che gli investitori siano consapevoli di tutti i costi e degli oneri per la valutazione degli investimenti, anche in un’ottica di confronto fra servizi e strumenti finanziari. Le disposizioni in materia si applicano in modo incondizionato, chiaro ed esplicito, sin dall’entrata in vigore della Mifid2.

Si dice d’accordo con Consob il direttore dell’Abi, Giovanni Sabatini, che valuta il richiamo “in
linea con quanto comunicato dalla stessa Associazione bancaria con apposita circolare, lo scorso 15 febbraio”, e continua: “Le banche dal 3 gennaio 2018 stanno fornendo l’informativa sui costi e oneri prima dell’effettuazione delle singole operazioni della clientela. Ora si apprestano a produrre, in coerenza con la tempistica prevista dall’Autorità europea che vigila sui mercati finanziari, la
rendicontazione periodica riferita a costi e oneri complessivamente sostenuti dai clienti nel corso del 2018”.