Renato Vichi
Il ruolo di chi si occupa di Relazioni Pubbliche dentro un’azienda, nella pubblica amministrazione o come libero professionista è sempre molto delicato. Un mestiere che richiede competenze ampie, sensibilità politica, aggiornamento costante e molto tempo da dedicare, appunto alle relazioni. La figura del relatore pubblico ha vissuto vicende alterne nel corso degli ultimi 50 anni, da quando è stata fondata la Ferpi, il 16 maggio del 1970, l’associazione che rappresenta in Italia i professionisti delle Relazioni Pubbliche e della Comunicazione.
Vicende alterne legate soprattutto ai cambiamenti profondi che hanno investito la comunicazione pubblica, con l’introduzione di nuovi metodi e strumenti, ma anche di diversi equilibri. E se oggi il communication manager è tornato a sedere di nuovo nei cda delle aziende, se nella PA è stato riconosciuto come ruolo fondamentale dalla normativa, nei fatti ha un impatto determinante sulla vita dei cittadini è anche perché ci si è resi conto che l’attenzione alle relazioni con i diversi stakeholder è un driver fondamentale per la crescita del business, che la relazione con i cittadini utenti è un canale imprescindibile della buona amministrazione che ascolta e innova.
In Italia quando si parla di rappresentanza di interessi lo si fa con un’accezione negativa, come se si trattasse necessariamente di qualcosa di opaco, mentre ciò non avviene, per esempio, nel mondo anglosassone e in Francia. Problema al quale ha tentato di porre rimedio la recente legge sulla lobby, sebbene controversa.
È in questo clima che il 2 luglio si svolgeranno le elezioni del nuovo presidente Ferpi, che si troverà a traghettare l’associazione, unico organo di rappresentanza della categoria, verso un nuovo contesto di mercato, mettendo insieme le istanze dei professionisti che operano nelle aziende e negli enti pubblici con quelle dei tanti freelance e delle piccole agenzie che hanno patito in modo particolare i due anni di pandemia appena trascorsi. Una sofferenza che si è fatta sentire parecchio sul numero di soci, calato drasticamente.
«Il Comunicatore oggi – spiega Renato Vichi, candidato alla presidenza Ferpi – è un attore chiave nella formazione delle opinioni e del consenso. Rappresenta un vero e proprio manager, chiamato sempre di più a orientare le strategie e le decisioni più rilevanti delle organizzazioni».
Una professione delicata che ha sempre più bisogno di un riconoscimento formale, anche in conseguenza del profondo cambiamento che sta avvenendo nel mondo della comunicazione, con le aziende che diventano sempre più spesso produttrici e divulgatrici di informazioni dirette all’opinione pubblica in modo disintermediato e con l’utilizzo del digitale.
La campagna elettorale dunque è aperta, da un lato Renato Vichi, una figura di lunga esperienza in grandi contesti nazionali e internazionali come Hill & Knowlton, NATO, Ansa, Bloomberg TV, UniCredit e UBI, dall’altra Filippo Nani, espressione dei professionisti delle piccole agenzie che hanno più che mai la necessità di riconoscersi in una realtà associativa solida e ampia, in grado di accogliere e fornire gli stimoli per una crescita di tutto il mondo della comunicazione.