Raffaella Carrà continua a fare “Rumore” anche da leggenda. Nel 2023, a 2 anni dalla sua scomparsa, sarà ricordata anche come moneta di scambio. La sua icona italiana e internazionale sarà incisa sulle monete da 2 euro.
Il Conio italiano e Banca d’Italia fanno sapere che “Oltre alla numismatica da collezione, ogni anno i Paesi membri della Zona Euro possono coniare e mettere in circolazione monete commemorative o celebrative, ma esclusivamente dal valore commerciale di 2 euro.
Tali monete vengono solitamente emesse per ricordare anniversari di eventi storici o per porre in risalto eventi attuali di particolare importanza. Per esempio, nel 2022 l’Unione Europea ha coniato una serie di monete per il 35º anniversario del programma Erasmus e il nostro Paese ha destinato i 2 euro commemorativi al 30º anniversario della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.
La conduttrice e cantante, che con il suo leggendario ombelico è stata immagine rivoluzionaria di femminilità, nonché icona dei diritti Lgbt, entra così ufficialmente nelle istituzioni.
Vale la pena a questo punto ripassare i fondamenti delle politiche monetarie in un Paese, come l’Italia, che fa parte dell’eurozona.
Chi stampa le monete in Italia?
In Italia le monete in euro sono coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, in qualità di ente emittente, provvede alla loro distribuzione sul territorio nazionale avvalendosi delle Filiali della Banca d’Italia.
I famosi soldi di carta da 7 tagli entrati in circolazione dal primo gennaio 2002 sono prodotti in un edificio di proprietà di Bankitalia, nel centro Guido Carli, in Via Tuscolana 417, a Roma. In questo storico palazzo progettato dall’architetto Pierluigi Nervi, si trova il Servizio Fabbricazione Carte Valori della Banca d’Italia in funzione dal 1894. Pensate che si estende per oltre 110mila metri quadrati. La sicurezza è imponente.
Di cosa sono fatti gli euro?
Le monete sono state analizzate da Luca Alietti, Anna Bianchi, Jacopo Cervi, Andrea Locati, Valentina Elena Re della Scuola di ingegneria industriale e dell’informazione del Politecnico di Milano.
I materiali più utilizzati nel mondo sono: acciaio (30%), acciaio inox (27%), nichel (18%), alluminio (17%), ottone (13%), cupronichel (12%), rame (8%), bronzo all’alluminio (3%), nordic gold (2%).
Le monete da 1 e 2 euro sono bimetalliche a strati. Sono composti di due facciate: una argentata e ottonata, e l’altra dorata. La prima è composta di cupronichel (CuNi25). Quella che sembra d’oro è in realtà una lega con la seguente formula: CuZn20Ni5. Ma c’è un terzo strato, che è il disco interno, realizzato in nichel.
Le monete da 10, 20 e 50 centesimi si fabbricano con una lega Nordic Gold (sigla: CuAl5Zn5Sn1). Un materiale meno pregiato di ottone pallido che si ossia nel tempo. Per questo hanno un valore molto inferiore. Ancora meno preziose sono le monetine da 1, 2 e 5 centesimi, costituite da un nucleo in acciaio e una placcatura in rame. Questi materiali le rendono antibatteriche e resistenti agli attacchi esterni.
Quanto costano le monete?
Ve lo siete mai chiesti? Il valore del denaro è nominale. Ma la produzione naturalmente ha un costo. Il costo delle monete di euro va dai 4 ai 25 centesimi a pezzo. Ma come la mettiamo con le monetine piccole?
Le monetine costano più del loro valore
Sembra incredibile, ma produrre le monetine da 1, 2 e 5 centesimi costa più del loro valore di mercato e di scambio. Ad esempio una moneta da 5 centesimi costa 5,7 centesimi di euro. Per una da 2 ci vogliono 5,2 cent. La monetina da 1 centesimo richiede costi di produzione di 4,5 centesimi di euro.
L’Italia ha smesso di produrre i “penny” da 1 e 2 centesimi dal primo gennaio 2018. Erano state introdotte per evitare speculazioni e prezzi arrotondati, cosa che in realtà è avvenuta lo stesso, come ricorderete quando 20 anni fa circolavano entrambi i coni: euro e lira.
In circolazione ci sono ancora 38 miliardi di monetine da 1 centesimo di euro.
Di che materiale sono fatti i soldi di carta?
Per produrre le banconote di euro invece si utilizzano sistemi anticontraffazione. I “soldi di carta” sono composti di filigrana, che è quel filo innestato tra i fogli di carta, difficile da riprodurre in quanto complesso. Sui fogli si realizzano ologrammi, immagini e grafiche in rilievo e inchiostri cangianti.
La produzione di banconote da 5 euro costa 9 centesimi di euro, solo per la produzione (sono esclusi trasporto, magazzini, personale). Quelle di taglio più grande costano 12 centesimi, fino ad un massimo di 18 centesimi di euro.
Quante monete circolano in Italia?
La Bce (Banca centrale europea) decise sulle politiche monetarie. I singoli Stati membri si occupano della produzione di monete e banconote.
A fine maggio 2022 in Europa circolavano più di 28,8 miliardi di banconote che corrispondevano a un totale di circa 1600 miliardi di euro. La banconota da 500 euro non viene più stampata dal 2014. Dal 2019 è stato deciso il ritiro graduale dalla circolazione.
Oggi circolano circa 142 miliardi di monete.
Quanti euro ci sono in Italia?
Il Servizio Gestione circolazione monetaria del Dipartimento di Circolazione monetaria e pagamenti al dettaglio della Banca d’Italia sostiene che prima della pandemia circolavano 157,6 miliardi di euro, circa 4,3 miliardi di banconote.
Perché stampando moneta si crea inflazione?
Se si stampa moneta con la finalità di finanziare la spesa pubblica, invece che di soddisfare le esigenze dell’economia, si finisce per creare inflazione. Se la moneta in circolazione aumenta più velocemente dell’offerta di beni e servizi, il valore reale della moneta diminuisce.
Sostanzialmente si deprezza, perché la moneta rappresenta di fatto la produzione lavoro di un Paese. Quindi se non lavori le monete valgono quanto quelle del Monopoli. Così è stabilito dalle convenzioni economiche mondiali.
Il sistema bancario (nel nostro caso la Bce) crea moneta tramite la concessione di finanziamenti da parte delle singole banche alle imprese e alle persone: i finanziamenti bancari significano risorse finanziarie disponibili e spendibili da parte di chi li riceve (appunto, imprese e persone). Per questo si parla di costo del denaro, cioè il valore di mercato.
Per questo non si possono stampare soldi e monete senza una politica economica monetaria.
L’Italia ha ceduto la propria sovranità monetaria all’Unione Europea. Il nostro governo nazionale non può più decidere autonomamente i quantitativi di moneta da emettere, ma prende parte al processo dell’Eurozona, governato dalla Banca Centrale Europea.
L’introduzione dell’euro, per quanto oggi contestato, ha notevolmente ridotto i tassi di interesse per prestiti e mutui e agevolato gli scambi commerciali tra Paesi europei.