Il governo italiano guidato da Mario Draghi è chiamato al non facile compito di risolvere, entro la fine del 2022, la questione legate alle pensioni. In assenza di una riforma sul tema, infatti, dal primo gennaio 2023 si tornerà ai requisiti previdenziali pieni previsti dalla legge Fornero: pensione di vecchiaia a 67 anni e anticipata con 42 anni e dieci mesi di contributi. Tra le ipotesi attualmente al vaglio dell’esecutivo c’è quella di estendere Quota 41 a tutti i lavoratori. Vediamo più nel dettaglio di cosa di tratta e cosa prevede questa agevolazione.
Quota 41, pensione anticipata per tutti
L’estensione di Quota 41 a tutti i lavoratori vuol dire agevolare l’uscita dal mondo del lavoro di coloro che, a prescindere dalla propria età anagrafica, hanno almeno 41 anni di anzianità contributiva. Indirettamente, dunque, l’intervento accelererebbe anche l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Attualmente molto poco si sa in merito alla possibile riforma delle pensione, anche se il dato non certo rassicurante è quello relativo all’ultimo Documento di economia e finanza nel quale non vengono fatti riferimenti a possibili correttivi della legge Fornero.
Introdotta dalla Legge di Bilancio nel 2017, Quota 41 ha il principale scopo di andare a tutelare i diritti di tutti i lavoratori che hanno iniziato a svolgere la propria attività molto giovani e che, dunque, hanno maggiormente accusato i limiti di età pensionabili previsti dalla legge. Nel passaggio dal sistema retributivo a quello misto e contributivo, tale tipologia di lavoratori appariva infatti particolarmente colpita, motivo per il quale si era scelto di intervenite. Nello schema introdotto da Quota 41 rientrano anche i lavoratori che svolgono mansioni usuranti. Si tratta nello specifico di professioni riconosciute e disciplinate con il Decreto Legislativo numero 67 del 21 aprile del 2011.
Attualmente per poter usufruire di questa agevolazione pensionistica è necessario presentare regolare domanda all’Inps entro il primo marzo di ogni anno. La richiesta viene poi analizzata dall’Istituto di previdenza sociale ed in seguito – se conforme – viene concessa la pensione.