Una soluzione per gestire meglio la liquidità aziendale, nel Paese europeo con i peggiori ritardi nei pagamenti tra imprese. L’invoice trading, ovvero la cessione di fatture che avviene su una piattaforma online e al di fuori dell’intermediazione bancaria classica, è ancora nella sua fase embrionale in Italia. Ma cresce a ritmi vertiginosi e contribuisce a risolvere uno dei maggiori problemi delle nostre piccole e medie imprese. A rappresentare il settore sono società come Workinvoice, 200 milioni di transato su 5mila fatture a tutto il 2018 e, a quattro anni dalla sua nascita, un bilancio già in equilibrio economico. «La piattaforma nasce per offrire un servizio aggiuntivo per la gestione della liquidità, pensato nello specifico per le Piccole e medie imprese che ultimamente incontrano maggiori limitazioni nell’accesso al credito tradizionale, nonostante la qualità del loro portafoglio clienti che banche e società di factoring non apprezzano sempre correttamente», spiega a Economy Fabio Bolognini (nella foto), co-founder di Workinvoice. «Il mercato in cui agiamo, il credito delle filiere di imprese, vale in Italia oltre mezzo miliardo ed è servito per meno del 30% da soluzioni tradizionali. Rispetto ad esse l’invoice trading offre maggiore flessibilità e l’enorme vantaggio della rapidità: siamo in grado di erogare la liquidità richiesta alle imprese con crediti validati in 48 ore».
I numeri del credito di filiera
La domanda c’è ed è sostenuta. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano sulla Supply Chain Finance, il mercato del credito di filiera italiano, secondo in Europa dopo la Francia, è ancora dominato dall’anticipo fattura bancario (passato dai 75 miliardi del 2016 ai 79 del 2017, vale a dire il 15% del totale servito), mentre il factoring resta stabile a quota 58 miliardi (e vale l’11% del mercato).
Secondo Cribis, lo scorso anno solo il 33,5% dei pagamenti tra imprese è stato puntuale, mentre sono cresciuti i pagamenti oltre i 30 giorni
L’invoice auction (o trading, che dir si voglia) si è invece guadagnato una quota dello 0,01%. Il ricorso alle soluzioni fintech di invoice trading è aumentato però nel 2018 del 500%, segnalandosi come la categoria a maggior crescita in assoluta. Certamente si tratta di numeri ancora piccoli, ma rivela quanto le Pmi abbiano iniziato a conoscere e usare quello che rappresenta un’importante nuova opportunità di finanziamento.
L’impatto sulla finanza delle piccole e medie imprese è ancora più rilevante. In Italia, come rileva l’ultimo Studio Pagamenti di Cribis. nel 2018 solo il 35,5% dei pagamenti tra imprese è stato puntuale (-4,8% rispetto al 2017), mentre sono cresciuti dell’1,7% i pagamenti con ritardi fino a 30 giorni (che sono il 53,1% del totale) e, in misura più rilevante, +8,5% quelli oltre i 30 giorni (che sono solo l’11,4% del totale). Sono soprattutto le micro imprese a soffrire: nel loro caso i ritardi sopra i 30 giorni sono una fetta del 12,5%, contro il 5,2% delle imprese grandi, il 5,3% delle medie e il 7% delle piccole. Il risultato è che le Pmi incorrono sempre più spesso in difficoltà di cassa. Non stupisce, visto che, secondo lo European Payment Report di Intrum Justitia, sono costrette a incassare le fatture dopo un lasso di tempo compreso tra i 56 giorni del B2B e i 104 giorni della pubblica amministrazione (rispetto, per esempio, ai 24-33 della Germania e ai 42-55 della Francia). Mentre, sempre a causa della loro piccola dimensione, sono spesso costrette a pagare più velocemente i loro fornitori.
Come possono allora le imprese colmare questo enorme collo di bottiglia finanziario? Attraverso soluzioni tradizionali bancarie o soluzioni innovative di fintech.
Il confronto con l’anticipo bancario
Perché un’impresa dovrebbe scegliere l’invoice trading rispetto alle tradizionali forme di accesso al credito? Per spiegarlo, vale la pena fare un breve inciso su come funzionano le piattaforme. Tipicamente, e Workinvoice non fa eccezione, l’azienda mette in vendita sul sito le sue fatture – validate dalla piattaforma – che sono acquistate tramite asta competitiva da investitori istituzionali. «Il meccanismo di asta ha la potenzialità di poter ridurre il tasso di interesse che l’azienda sceglie di corrispondere all’investitore – spiega Bolognini –e questo è un primo dato importante, ma sopra ogni cosa i costi sono trasparenti. Oltre al tasso per gli investitori, l’azienda paga una commissione sul credito ceduto tra lo 0,4% e lo 0,9% a seconda della durata. La differenza tra il valore della fattura e il prezzo concordato con l’investitore rappresenta inoltre un costo deducibile fiscalmente».
Nel caso di anticipo bancario e factoring, invece, determinare i costi è più complesso, anche per una questione di trasparenza relativa. «Il costo del servizio offerto dalla banca è un elemento di opacità», continua Bolognini: «oltre al tasso di interesse, possono essere contemplate varie commissioni per la messa a disposizione del fido (nell’ordine dello 0,5% al trimestre), di incasso (che può arrivare anche al 10%), commissione di insoluto, commissione di presentazione effetti, commissione di istruttoria e così via. I costi variano molto a seconda della dimensione, della rischiosità e della collocazione geografica dell’impresa: si calcola che il range sia tra il 3,8% e il 13%, ma spesso nella percezione della Pmi c’è un valore pari alla metà. Inoltre la scarsa puntualità nei pagamenti delle imprese italiane determina complessità operative e costi aggiuntivi per estendere il finanziamento di un ulteriore periodo».
La questione della flessibilità
Oltre a velocità e trasparenza le soluzioni di invoice trading offrono maggiore flessibilità su due fronti: importi e garanzie. Si adattano alle tempistiche effettive dei fabbisogni offrendo la possibilità di cedere anche una singola fattura e possono finanziare con gradualità anche le società con storia molto breve. Non sono richiesti importi e volumi minimi rilevanti e al creditore non sono richieste garanzie, ipoteche o fidejussioni.
Determinare i costi del factoring e dell’anticipo bancario è molto complesso perché le variabili che entrano in gioco sono molteplici
In questo l’invoice trading si differenza anche dal factoring, in cui l’azienda cede un flusso almeno annuale di crediti verso determinati clienti, cosa che lo rende uno strumento poco adatto alle società piccole. Non solo: «In banca esiste un limite di concentrazione per singoli debitori (in genere pari al 30% del valore del fido): quindi aziende che hanno pochi grossi clienti rischiano di dovere tenere le fatture nel cassetto. Inoltre finanziamenti per l’anticipo fatture alle piccole e medie imprese sono spesso concessi solo se si presentano garanzie dei soci o di Confidi. Di fatto, poiché la piattaforma valuta principalmente il merito di credito del debitore e meno quello dell’azienda richiedente, il fintecho ffre una soluzione di liquidità anche a soggetti a cui gli istituti bancari tradizionali negano credito aggiuntivo».
Tempi (e rischi) a confronto
Un elemento differenziante dell’invoice trading è senza dubbio la rapidità: «Siamo in grado di accogliere un nuovo cliente in pochi giorni ed erogare la liquidità sul conto dell’impresa nel giro di 48 ore – dice ancora Bolognini – Invece, il tempo per la concessione di un fido bancario è in media di alcune settimane, dopo le quali l’azienda potrebbe sentirsi opporre un rifiuto. Nel factoring i tempi sono molto variabili in funzione anche della documentazione da presentare o da fare sottoscrivere al debitore». Quanto ai rischi, l’anticipo bancario e il factoring, se effettuato pro-solvendo prevedono che sia l’impresa che cede il credito a farsi carico del rischio di mancato pagamentonel caso in cui la società cliente non paghi la fattura. Se questa eventualitàdovesse verificarsi, il factoring prevede lasegnalazione nella Centrale Rischicome impresa insolvente, che ne limita la successiva capacità contrattuale. «Di contro, l’invoice trading abbatte il rischio di mancato pagamento senza costi aggiuntivi, grazie al servizio pro-soluto con cui il rischio d’insolvenza del cliente viene trasferito a chi decide di acquistare il credito, e che quindi non ha rilevanza sulla Centrale Rischi», conclude Bolognini. Tecnologia digitale, processi innovativi, nuovi metodi di valutazione concorrono a un modello di servizio trasparente, flessibile e veloce. Queste sono le caratteristiche realmente innovative che possono assicurare una rapida crescita dell’invoice trading nei prossimi anni. (r.e.)
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