
Che Vladimir Putin fosse un dittatore sanguinario era cosa nota e pacifica da tempo, con tutto disdoro dei leader italiani che, come Silvio Berlusconi, hanno intrecciato con lui relazioni ben più strette di quelle necessarie tra capi di Stato. Nessun tribunale l’ha ancora sancito, ma anche Nicolae Ceausescu era riuscito ad andare avanti a lungo senza subire condanne. Che invadere militarmente, come ha fatto Putin, uno stato sovrano confinante sia un crimine contro la storia e l’umanità è poco ma sicuro. E allora? Fine delle analisi e dei commenti? O vogliamo limitarci a riscrivere e ripetere questi due concetti con 500 sfumature di chiacchiere, all’infinito, come sta accadendo sui media “main-stream”?
Dove ha sbagliato e sbaglia l’Occidente
Né l‘una né l’altra cosa. Resta da analizzare, per raddrizzare se possibile il futuro, e tenerne conto nei giudizi sul passato, dove ha sbagliato e dove sta sbagliando l’Occidente ma soprattutto la potenza che ne ha informato alla propria visione tutti i comportamenti, compresi quelli europei: gli Stati Uniti. Soprattutto perché attraverso quest’analisi passa la speranza di fondare una nuova e diversa globalizzazione, che non sia più scritta da anime belle stipendiate dalla finanza americana ma da persone con la testa sul collo. Ripartiamo da un riepilogo semplice, speriamo non semplicista.
In primis, la Cina
Il combinato disposto dell’apertura della “Cina comunista” al mercato e del crollo del Muro hanno dato l’impressione alle potenze atlantiche di aver chiuso la partita con la storia nel modo più semplice: “La storia siamo noi”. Da questa sensazione trionfale sono derivati errori a valanga. Intanto l’approccio alla globalizzazione. Definibile, tanto per scomodare una parola da Anni Settanta non a caso ripresa dai movimenti no-global a cavallo tra i due millenni, in un solo modo: “imperialista”. Ma da fessi. Imperialisti fessi.Pensare di trattare la Cina come l’officina del mondo, a bassi costi e senza ambizioni, è stato un paranoico autogol degli americani. Precipitosamente tornati sui loro passi – con i diffusi “reshoring” – dopo aver finanziato la crescita cinese e lo sviluppo di una minacciosissima competitività. Pensare di trattare i frantumi dell’Urss come un mucchietto di paesi da operetta e Mosca come un colosso rimbambito è stato un autogol anche dell’Europa, oltre che degli Usa.
Poi sulla globalizzazione amata solo dalla finanza Usa
Quella globalizzazione ha cercato di spremere il limone della Cina e dei paesi ex comunisti senza pagare pegno. E ora quelli ce lo stanno facendo pagare. Ammettere la Cina nel Wto senza chiedere simmetria di costi sociali e ambientali è stata una bestialità imposta dagli americani. E quanto ai Paesi “ex Oltre-Cortina”, si sappia solo che oggi i giovani rumeni rispondono picche alle proposte italiane di assunzione a termine: 1100 euro netti al mese, più viaggio, vitto e alloggio pagati, per venire a lavorare la prossima estate in ristorante vengono considerati un ingaggio troppo basso. E trovare una badante ucraina a costi accessibili e un po’ di competenza è come prendere un terno. Ecco: quel genere di globalizzazione-locusta, che ha ingrassato la finanza (più ancora che l’industria) americana ha scatenato odio contro tutto l’Occidente.
E sull’energia un autogol dietro l’altro
Poi l’energia, questione tutta europea visto che gli Usa, dopo l’avvento dello shale-gas e dello shale-oil, hanno capito di essere pacifisti ed hanno cominciato a togliere gli scarponi dai quadranti bellici in Asia e in Europa, dicendo di aver ormai ristabilito la libertà, e avendo invece solo stabilito che restar lì non sarebbe più servito a far soldi. Altro che difensori della libertà: difensori delle loro tasche. Ebbene, l’Europa ha inanellato una serie di autogol pazzeschi sull’energia. Dapprima in Nord Africa, con la strapotenza francese non bilanciata nel senso di una gestione unitaria degli interessi; e poi verso la Russia, lasciata spadroneggiare sulle per noi vitali forniture di gas. E i russi lo sanno: lo sanno che senza il loro gas la Vecchia Europa semplicemente non ce la fa. Dunque, il ricatto è implicito. E ne stiamo constatando la forza. I tedeschi – quelli più dipendenti da Gazprom – hanno già detto no all’esclusione delle banche russe dal sistema Swift, senza il quale non potrebbero più essere pagate per il metano che ci manda la loro patria. E quindi l’Europa ha già perso. E non facciamo ridere con i giocherelli sui rigassificatori: non ci sarà mai tempo e spazio sufficiente per sostituire il gas dei gasdotti russi con quello proveniente nelle navi cisterna dagli Usa. Costerebbe il quintuplo e non sapremmo come rigassificarlo.
Russi e cinesi sono corsi per primi a vaccinare nel Terzo mondo
Parliamo poi di Covid. Scoppia la pandemia e l’Occidente si scatena contro la Cina, accusandola – e sarà anche vero, ma non ne abbiamo mai avuto le prove – di aver prodotto lei il Coronavirus, che sarebbe poi stato semmai solo un drammatico autogol, visti i danni causati anche lì. Poi, mentre l’Europa cianciava su vaccini sì/vaccini no, Putin ha fatto vaccinare la figlia e ha vaccinato se stesso con una roba forse scadente che è però servita a dare un segno chiaro alla sua gente. Su questo – e solo su questo – chapeau. Di cooperazione scientifico-sanitaria tra Ovest ed Est, manco a parlarne, e quanto al Terzo Mondo sono state semmai Russia e soprattutto Cina a vaccinare gratis per prime, e più degli altri, i Paesi poveri dell’Africa: per aggregarli alla loro influenza, si capisce. Ma tant’è.
Anche sul clima ipocritamente sputiamo in faccia a Cina e Russia
E non basta: i vertici sul clima hanno visto i Paesi ricchi decretare traguardi di decarbonizzazione inarrivabili per la Cina, l‘India e la stessa Russia, con Gretine e Gretini indignati per i rinvii sino-russi, anziché consapevoli che non si può fare gli ambientalisti col congelamento e l’arretratezza degli altri, dopo aver inquinato a manetta per mezzo secolo. Un ennesimo modo per sputare in faccia a due colossi, uno davvero strapotente e pericoloso sia sul piano militare che economico e demografico, la Cina, e l’altro – la Russia – militarmente pericolosissimo e minaccioso, come adesso di constata.
Saremo democratici ma anche tanto arroganti oltre che sgangherati
Basta essere governati da parlamenti ed esecutivi eletti democraticamente per non pagare i danni di una simile sequela di atti di inconsapevolezza e di arroganza? Evidentemente non basta. Solo che per gli errori commessi innanzitutto dalla classe dirigente democratica americana – e condivisi o almeno avallati da quelle europee – adesso i danni li pagano gli ucraini innanzitutto e un po’ anche noi. Non solo un po’. Ribadiamo: Putin è un dittatore sanguinario e l’invasione dell’Ucraina è un atto brutale di guerra. Ma quando dice che le democrazie europee sono inefficienti e sgangherate ha ragione. O ci riscattiamo o sarà peggio per noi.