di Anna Gervasoni*
Il private equity, nel 2022, ha realizzato più di una operazione al giorno. 441 deal in totale mappati dal Pem. Private equity Monitor, Osservatorio della Liuc Business School che rileva l’andamento del mercato. Pensavamo di aver raggiunto un record nel 2021 con 387 investimenti e lo abbiamo già superato di molto. Nel solo ultimo trimestre, sono state 132 le operazioni concluse. Questo significa che il mercato ha grande potenzialità, riconosce il ruolo di un partner paziente come l’operatore di private equity e richiesta da parte di tante aziende si capitali a supporto della successione, della crescita e dell’internazionalizzazione.
Non a caso, una recente ricerca Aifi sugli add on, le acquisizioni di società in portafoglio ai fondi, ha mostrato come questa strategia dedicata all’accelerazione della crescita aziendale, si attua attraverso l’ingresso in una società, piattaforma per effettuare una serie di operazioni di M&A successive. Vengono così effettuati investimenti in diverse aziende operanti nello stesso settore per dare vita a veri e propri poli. Si registra un fermento in molti settori, sia tradizionali sia innovativi, accomunati dall’intento di fare un salto dimensionale e posizionarsi a livello competitivo sui mercati internazionali.
Cosa ci aspetta nel 2023? Il rialzo dei tassi e il perdurare degli effetti della crisi bellica potrebbero portare a una contrazione dei capitali a disposizione del settore, anche se si nota un ampliamento delle categorie di investitori che guardano al private equity. Sotto il profilo della selezione degli impieghi notiamo una tendenza alla specializzazione verticale. Alcuni fondi hanno deciso di dedicarsi, in modo selettivo, a investimenti mirati ad alcuni segmenti di mercato. Il settore dell’healthcare e del pharma, per esempio, rappresentano aree di grande interesse e con buoni margini di crescita per aggregazioni e per lo sviluppo di un mercato che nel nostro Paese offre spazi all’operato di imprese private a fianco degli operatori pubblici.
Se pensiamo che siamo di fronte a dati che mostrano un invecchiamento della popolazione a livello internazionale, una maggiore incidenza delle malattie croniche, un aumento del reddito medio, e una crescente richiesta da parte dei consumatori di strumenti di controllo e gestione della propria salute, ci rendiamo conto delle grandi opportunità per gli investitori. Un recente studio realizzato dai ricercatori del Pem proprio su questi settori nel periodo 2017-2021 mostra come in Italia il mercato degli investimenti di private equity sia stato pari a ben 108 operazioni, di cui il 50% realizzato in società con sede in Lombardia ed Emilia-Romagna, mentre le aziende del Lazio, Toscana, Veneto e Piemonte costituiscono un terzo degli investimenti. Il 17% residuo è distribuito tra le altre regioni italiane.
Si sono registrati intensi processi aggregativi: le operazioni di add on rappresentano circa la metà degli investimenti realizzati (53 deal). In particolare, sono stati 38 gli add on realizzati nel solo comparto healthcare, con la creazione di poli di laboratori clinici, cliniche dentistiche, cliniche veterinarie. Il trend di aggregazioni nel settore healthcare deriva dalla presenza di imprese piccole che devono consolidarsi. Analizzando il fatturato nell’anno precedente all’investimento: quasi l’80% delle aziende attive in questo settore registra un valore inferiore a 20 milioni di euro. C’è una forte spinta nella crescita anche del comparto degli integratori e nei prodotti di nutraceutica. Da una parte, il Covid ci ha spinto a una maggiore attenzione verso il nostro stato di salute, dall’altro, molte piccole aziende, sono finite sotto la lente dei fondi che ne vedono le grandi potenzialità di crescita. Il 2023 sarà un anno interessante per vedere come il private equity deciderà di indirizzare i propri investimenti, cercando di anticipare i trend di mercato dei prossimi anni.
* Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla Liuc di Castellanza. è anche direttore generale dell’Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt)