A fine 2020 erano 287 i player del private banking, con masse per circa 1.102 miliardi di euro attribuibile a 1.687.185 clienti e che vede coinvolti 18.016 banker. A fronte di un mercato potenziale stimato in 1.260 miliardi, la penetrazione dei servizi di private banking e family office è prossima al 90% (1.102 miliardi pari a circa 87,4%) con un bacino ancora da conquistare di circa 158 miliardi (il 12,6%). Sono alcune delle evidenze principali della 17° edizione del Rapporto Magstat sul mondo del private banking in Italia, secondo quanto riportato da Plus del Sole 24 Ore. «Anche quest’anno la spartizione dell’asset prevede solo due categorie: private banking e family office – sottolinea Marco Mazzoni, presidente di Magstat -. Una scelta dettata dall’impossibilità di inquadrare numerosi operatori dentro una sola delle vecchie categorie (banche commerciali, banche d’affari estere, banche specializzate, Sgr-Sim-boutique finanziarie, reti di consulenti finanziari).
Il peso degli operatori
Il 92,2% del mercato servito (pari a 1.015,4 miliardi) è nelle mani di 124 operatori finanziari specializzati con 18.016 addetti distribuiti in 2.275 filiali/uffici suddivisi su 1.659.448 clienti; mentre 86,4 miliardi di euro (pari al 7,8% del mercato servito) appartengono a 163 family office dove lavorano 736 family officer in 243 uffici suddivisi su 27.737 clienti. Quello italiano è un mercato molto concentrato: i primi tre gruppi sul podio (nell’ordine Intesa SanPaolo con Fideuram Ispb, UniCredit e Banca Generali) controllano il 34% (375,2 miliardi), i primi cinque gruppi (ai primi tre seguono Ubi Banca e Bnp Paribas) il 41,2% (453,9 miliardi) e i primi dieci (ai primi cinque seguono Finecobank, Credem, Deutsche Bank, Banco Bpm e Ubs) il 56,1% (618,1 miliardi) del mercato private servito. I primi venti gruppi gestiscono 846,5 miliardi di euro. «Da un confronto con il 2019 emerge che continua ad aumentare il peso dei big player (chi gestisce masse oltre i 20 miliardi)- aggiunge Mazzoni – ma crescono anche i piccoli operatori con patrimoni sotto i 5 miliardi. Infatti, il 62,8% del mercato è in mano ai big player del settore (intermediari finanziari con patrimoni superiori ai 20 miliardi di euro), contro il 61,6% dello scorso anno; il 14,9% del mercato è controllato dalle strutture con patrimoni tra i 10 e i 20 miliardi, contro 16,6% dello scorso anno; il 6,9% del mercato è controllato dalle strutture con patrimoni tra i 5 e i 10 miliardi, contro il 7,9% dello scorso anno; il 15,4% del mercato è in mano a piccole strutture con patrimoni al massimo di 5 miliardi, contro il 13,9% del 2019.
Il mondo dei banker
In Italia i banker remunerati esclusivamente a provvigione sono in continua crescita: a fine 2020 il numero totale era pari a 11.363 (erano 11.158 a fine 2019) con masse gestite stimabili oltre i 302 miliardi (erano 275 miliardi a fine 2019 ), pari al 29,8% del mercato “private” servito, escludendo i “family office”. A livello strutturale 27 operatori dispongono sia di banker remunerati a provvigione sia di banker a dipendenza (il più grande è Fideuram Ispb); 82 operatori hanno solo banker a dipendenza; 15 operatori utilizzano solo banker remunerati a provvigione (Finecobank è il più grande). «L’analisi della raccolta 2020 – conclude Mazzoni- evidenzia che gli operatori con una rete di banker remunerati a provvigione sono i più dinamici: Fideuram-Ispb ha raccolto in totale 11,7 miliardi (4,3 milioni riferiti alla divisione private), Finecobank 9,3 miliardi, Banca Mediolanum 6,6 miliardi (1,7 miliardi riferiti alla clientela private), Banca Generali 5,9 miliardi, e Azimut 4,5 miliardi (449 milioni nella divisione wealth management)».