prezzi frutta verdura

L’inflazione pesa sulle famiglie soprattutto riguardo ai prezzi della frutta e della verdura che volano alle stelle. Il prezzo medio, secondo i dati che sono stati forniti da Coldiretti, registrano un aumento del 9,4%  in media che per la verdura sale al 20,2%, con i prezzi che triplicano dal campo alla tavola. Per questo i produttori agricoli chiedono un prezzo minimo che copra almeno i costi di produzione come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni. Nel mese di agosto l’inflazione secondo Coldiretti ha registrato un aumento per l’alimentare del 9,8%. Un dato pesante ma in controtendenza, rispetto a quando dice l’Istat, che parla di un rallentamento. Secondo l’Istat l’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente all’aumento dei prezzi degli Energetici sia regolamentati (+2,0%) sia non regolamentati (+1,7%), dei Servizi relativi ai trasporti (+1,2%), degli Alimentari lavorati (+0,8%), dei Beni durevoli e dei Servizi relativi all’abitazione (+0,4% entrambi). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’attenuazione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-0,5%).  L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,2% per la componente di fondo, sempre secondo l’Istat. Pur con qualche schiarita, però, non c’è da essere ottimisti. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 5,5% su base annua (in decelerazione da +6,3% di luglio).

I prezzi più alti sono quelli di frutta e verdura

A incidere sulla situazione dei prezzi degli alimentari italiani sono soprattutto i costi di produzione in campagna e l’andamento climatico anomalo che ha decimato i raccolti. I tagli della produzione a causa della siccità del caldo e del maltempo, sono arrivati al 30% per le pesche nettarine e al 63% per le pere, stando ai dati Coldiretti. “Occorre garantire agli agricoltori un compenso adeguato per evitare l’abbattimento dei frutteti in una situazione in cui l’Italia, sottolinea ancora, ha dovuto dire addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca in Italia negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine con drammatici effetti sui consumi nazionali e sul clima, l’ambiente, il paesaggio e la salute degli italiani” avverte la confederazione degli imprenditori agricoli.

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