Ormai anche i rischi relativi alla Brexit e alla estenuante trattativa tra Stati Uniti e Cina sono stati metabolizzati da coloro che hanno a che fare con i mercati finanziari. Tra di loro non fa eccezione Frame Asset Management che con il suo responsabile per gli investimenti, Michele De Michelis, prova afare qualche ipotesi per il prossimo futuro.
La dimostrazione è che anche febbraio alla fine si è concluso abbastanza tranquillamente, con una piccola correzione intorno alla metà del mese, sfruttata prontamente da coloro che erano scarichi di risky asset per rientrare e anche i primi giorni di marzo si sono rivelati molto buoni.
E’ uno stallo che non preoccupa nonostante le analisi di ogni tipo che dicono tutto e il contrario di tutto. Coloro che sono ribassisti (e quindi hanno posizioni che scommettono sui cali) tendono ad esaltare gli aspetti negativi, giustificando gli scarsi risultati ottenuti da inizio anno. Al contrario quelli che hanno una esposizione al rialzo cercano conforto nelle statistiche più benevole per rimanere investiti.
Ciò che continua a spaventare maggiormente, più dei dati, è la mancanza di liquidità sui titoli sottostanti che stanno dentro ai tanti (troppi) fondi obbligazionari che promettono liquidità giornaliera o settimanale. Che non turba i nostri sonni fino a quando i sottoscrittori rimarranno investiti. Ma che potrebbe trasformarsi in uno tsunami qualora dovessimo assistere ad una corsa ai riscatti. In questa eventualità, la promessa di restituire i soldi investiti nei fondi in poco tempo potrebbe rivelarsi una chimera.
Le conseguenze sarebbero immediate per i mercati più liquidi, ovvero quelli azionari, dove gli investitori, non potendo vendere le obbligazioni delle corporate, ridurrebbero il rischio disfandosi dei rispettivi titoli azionari.
Ecco perché, nonostante non siano a buon prezzo, preferisco avere in portafoglio strategie d’investimento che utilizzano strumenti di protezione che coprano eventi di coda, piuttosto che detenere governativi tedeschi a breve che comunque penalizzano la performance visto che offrono rendimenti negativi.
Ovviamente non è detto che questi eventi possano accadere a breve. Anzi, il recente aumento della produttività americana all’ 1,9 % (contro le attese all’1,6 %) è un dato superiore alle stime e che ci fa ben sperare per il prossimo futuro. La cautela però rimane d’obbligo.
Per quanto riguarda nuovi investimenti che potrebbero ridare fiato ad un’asfittica economia italiana, una nuova finestra potrebbe essere rappresentata dagli Eltif, fondi chiusi che investono in PMI quotate e non e che in particolare dovrebbero allocare almeno il 70 % in azioni, obbligazioni e altri strumenti finanziari emessi da società che non sono ammesse ai mercati regolamentati. Il governo sta studiando una importante detrazione fiscale per coloro che investiranno in questi nuovi fondi, pare dell’ordine del 30 %. Se tutto ciò dovesse essere confermato, si potrebbe creare un interessante circolo virtuoso per l’enorme mole di risparmio fermo sui conti correnti bypassando un sistema bancario sempre in bilico tra le regole di Basilea , la mancanza di reddittività e i crediti incagliati .