Ve lo ricordate Minority Report? Il film di Steven Spielberg, tratto dall’omonimo racconto del visionario Philip K. Dick, in cui la polizia era riuscita ad eliminare omicidi e azioni criminali grazie a un sistema precognitivo detto “Precrimine” che, prevedendo le intenzioni delle persone, permetteva di poterle arrestare prima che commettessero i reati? Bene, tra non molto la realtà potrebbe superare la fantasia che aveva portato Philip K. Dick a scrivere quella novella fantascientifica nel lontano 1956.

Polizia predittiva, cos’è il sistema Giove

Grazie all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale, la Polizia italiana sta lavorando su un software in grado di “prevedere” furti, rapine, molestie e altri reati. “È destinato a essere utilizzato in tutte le questure italiane. Si chiama Giove ed è il nuovo progetto del Dipartimento di pubblicasicurezza del ministero dell’Interno e della Polizia di Stato che punta a “predire” luoghi e tempi in cui potrebbero avvenire i reati. In particolare, quelli che più toccano la vita quotidiana e che hanno maggiore allarme sociale” scrive stamattina Il Sole-24 Ore.

Secondo il quotidiano di Confindustria, è attualmente in fase di elaborazione il “documento di valutazione dell’impatto”, un passaggio necessario che sottopone il software innovativo alle valutazioni del Garante della privacy. E già si prevede che tempo un anno e tutte le questure italiane avranno in uso “Giove” che, tecnicamente, è un «sistema di elaborazione e analisi automatizzata per l’ausilio alle attività di polizia».

Una definizione che, sempre secondo quanto scrive il Sole-24 Ore, “nasconde l’ambizioso obiettivo di questo progetto del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno: il primo sistema «polizia predittiva» destinato alle questure di tutta Italia per «prevenire e reprimere» i reati a maggior impatto sociale. Gli investigatori potranno contare su un algoritmo di intelligenza artificiale – controllato e gestito da operatori della polizia di Stato – come supporto all’indagine preliminare. Si punta a “predire” luoghi e tempi in cui potrebbero avvenire i reati. In particolare, quelli che più toccano la vita quotidiana delle persone ma anche i più brutali: furti in abitazione, rapine in esercizi commerciali e banche, truffe ai danni delle fasce deboli ma anche violenze sessuali e molestie”.

Indagini predittive come si svolgeranno

“Per ottenere il massimo risultato da Giove è necessario potenziare la qualità e la quantità delle informazioni da inserire, il cosiddetto input. In questo senso, la denuncia assume una nuova funzione strategica – è scritto nell’articolo firmato da Ivan Cimmarusti e Bianca Lucia Mazzei – la polizia di Stato ha già elaborato delle linee guida: una volta stabilito che la denuncia riguarda uno degli illeciti previsti da Giove, l’operatore avrà a disposizione un set di domande da porre alla vittima, per raccogliere informazioni sul “modus operandi” e sulle circostanze relative alla commissione del reato, in modo da agevolare l’individuazione di fatti analoghi”.

“A ciò si aggiungano altri due aspetti da inserire nel sistema: eventuali file di natura documentale o immagini e video riferibili all’evento denunciato anche se non consentano l’identificazione dei soggetti coinvolti – si legge ancora – tutte le informazioni su posizione geografica, frequenza temporale e tipo di reato, proprio per il fine ultimo di implementare l’analisi investigativa. Sulla base di questi dati il software individuerà circostanze comuni relative a fatti solo in apparenza diversi e slegati fra loro, proponendo all’operatore di polizia collegamenti e serie criminali, al fine di prevedere le future azioni e quindi orientare la distribuzione territoriale delle forze di polizia. In pratica con Giove sarà possibile concentrare la presenza di volanti e agenti in borghese sui luoghi dove è probabile che avvenga un crimine”.

Lotta al crimine tra rischio privacy, libertà e pregiudizi

“Eppure, Giove – si legge ancora nel pezzo pubblicato dal quotidiano economico – potrebbe andare anche oltre. La polizia non esclude infatti un suo futuro utilizzo anche nell’ambito delle analisi investigative in materia di terrorismo. Negli ultimi anni, in diverse parti del mondo, le forze dell’ordine hanno cominciato ad utilizzare sistemi predittivi che sfruttano tecniche analitiche e strumenti digitali per identificare possibili target criminali e prevenire reati futuri. Macchine che sono state spesso accusate di perpetuare pregiudizio, peggio, discriminazioni. Toccano, infatti, il delicato equilibrio fra rafforzamento della sicurezza, privacy, tutela della libertà e dei diritti fondamentali. Non per nulla il tema della polizia predittiva è stato uno dei più dibattuti nell’ambito della messa a punto del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale (l’AI act) che dovrà essere approvato dal Parlamento Ue a metà giugno, anche se l’applicazione operativa sarà progressiva e avverrà nel giro di due anni”.

Nel racconto di Philip K. Dick – guarda caso – il sistema veniva preso di mira dai militari, i quali cercavano di incastrare e far arrestare un ufficiale con le premonizioni sulle sue intenzioni omicidiarie, proprio per dimostrare la “fallibilità” della polizia predittiva. Certo tra il “Precrimine” dello scrittore americano – basato sulle premonizioni di alcuni individui dotati di poteri extrasensoriali – e il software “Giove” (che utilizza il metodo investigativo e analitico ispirato alla logica del detective che, con l’ausilio dei dati, cerca di capire come un fatto possa collegarsi a un altro) c’è una bella differenza, ma i rischi derivanti dal possibile “pregiudizio”, in nuce, sono molto affini.

Per questo, ribadisce il quotidiano economico, la polizia sta elaborando il «documento di valutazione dell’impatto», da sottoporre alle valutazioni del Garante della privacy.