A che punto siamo con il Pnrr. Dopo che Bruxelles ha sospeso la terza tranche da 19 miliardi di euro per un mese in attesa di ultimare la fase di valutazione e il tema del ritardo è riemerso all’interno del dibattito politico, vale la pena davvero chiedersi come stia andando il piano europeo che ha destinato all’Italia 191,5 miliardi ai quali se ne aggiungono altri 30 del fondo complementare. Un gruzzolo che vale 220 miliardi, che si teme l’Italia non sia in grado di spendere. Se questo non avvenisse le implicazioni sarebbero molteplici. Si va dal mancato ammodernamento del paese, fino al rischio di un’aggressione dei mercati, già paventata da diversi analisti. Insomma c’è da fare presto. Ma a che punto è l’andamento del piano. “Secondo gli ultimi calcoli effettuati al 13 marzo scorso dalla Piattaforma della Ragioneria generale, – spiega l’Osservatorio Riparte l’Italia – la spesa finora effettuata è di 23 miliardi, che riguardano 107 misure (105 investimenti e 2 riforme) delle 285 elencate dal Pnrr con una percentuale di realizzazione vicina al 12% delle risorse complessive al 2026”. Delle 285 opere previste però, come spiega Openpnrr, 65 sono in ritardo e alcune di queste sono fondamentali.
Quali sono i rilievi di Bruxelles
Nel mirino dell’Europa ci sono opere che già in Italia hanno generato polemiche come lo stadio di Firenze e quello nuovo di Venezia. Per Bruxelles non sono di “riqualificazione urbana e sociale”, ma piuttosto mega strutture realizzate con soldi pubblici da passare poi a soggetti privati per il loro sfruttamento. Piace poco anche la “furbata” fatta da Milano che invece di piantare alberi in terra come previsto ha pensato di cavarsela mettendo dei semi in vasi.
Quali sono le opere in ritardo nella digitalizzazione
L’elenco delle opere che secondo la piattaforma Openpnrr che si occupa di monitorare rischiano di non terminare per tempo è variegato. Molte riguardano il digitale come l’abilitazione e la facilitazione di migrazione al Cloud, che scade nel terzo trimestre 2024 e la piattaforma delle notifiche digitali che è ancora più imminente, cioè scade nel quarto trimestre 2023, che permetterà di inviare notifiche con valore legale in modo interamente digitale, rendendo le notifiche più sicure e meno costose. Ma il tema più imminente, alla luce degli attacchi hacker recenti è quello della cybersecurity, un intervento da 623 milioni di euro che scade il quarto trimestre 2024. L’intervento in questione riguarda la messa in sicurezza del perimetro della pubblica amministrazione, che fa il paio con la digitalizzazione della Guardia di Finanza, altro obiettivo del Pnrr.
Riforma legislativa degli appalti pubblici e delle concessioni, cosa bisogna fare e per quando
In questo caso bisogna davvero fare presto, perché la scadenza è fissata a giugno. I risultati che vanno conseguiti sono la creazione di una cabina di regia per il coordinamento della contrattualistica pubblica, che non solo deve avere un organico dedicato, ma deve avere anche il sostegno dell’Anac. Per ora, tra quanto va fatto su questo punto, sono stati resi disponibili i sistemi dinamici di acquisizione da Consip e sono in linea con le direttive sugli appalti pubblici. L’Anac ha completato l’esercizio di qualificazione delle stazioni appaltanti in termini di procurement capacity ed è operativo il sistema di monitoraggio dei tempi tra aggiudicazione dell’appalto e realizzazione dei lavori infrastrutturali. Inoltre ci sono dati di tutti i contratti registrati nel database dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC); e sono stati istituiti tutti gli uffici dedicati alle procedure di appalto presso ministeri, regioni e città metropolitane. Prossima alla realizzazione è anche la riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni.
Legge sulla concorrenza, cosa c’è ancora da fare nel 2023
Il dibattito sulla legge sulla concorrenza è ruotato quasi esclusivamente sulla questione balneri. Molto nel 2021 e nel 2022 è stato fatto, ma il piano di Bruxelles fissava degli obiettivi anche per l’anno in corso. Entro dicembre è necessario ultimare, in quanto già iniziato nel 2022, il passaggio consapevole a trasparente al mercato libero da parte della clientela domestica e delle microimprese l’obiettivo, ma anche la gara competitiva per gli affidamenti di concessioni autostradali, che dovrà essere ultimata nel 2024.
Il programma nazionale per la gestione dei rifiuti ce lo chiede l’Europa
La prossima scadenza è fissata per il quarto trimestre del 2023. La Commissione Europa ha fatto rilevare l’assenza di una rete integrata di impianti di raccolta e trattamento dei rifiuti, che è “attribuibile – scrive Openpnrr – all’assenza di una rete integrata di impianti di raccolta e trattamento rifiuti, attribuibile all’insufficiente capacità di pianificazione delle regioni e in generale alla debolezza della governance”. Per questo diventa necessario sviluppare un piano nazionale per la gestione dei rifiuti, che consentirà di colmare le lacune impiantistiche e gestionali, migliorare i dati medi nazionali e raggiungere gli obiettivi di raccolta riuso e recupero dei rifiuti previsti dalle norme europee e nazionali.
Il ponte sullo Stretto non fa sparire le navi
Sui trasporti ci sono anche diversi altri ritardi, innanzitutto sulle linee regionali, a partire dalla Napoli- Bari, in compenso è previsto il rinnovo della flotta sullo Stretto di Messina con mezzi veloci, di proprietà Rfi, che garantiscono la continuità territoriale in interconnessione con i treni da e per Villa S.Giovanni e Messina con nuovi mezzi ibridi a basse emissioni, ibridizzazione di 3 unità navali per trasporto treni, di proprietà di Rfi, per limitare le emissioni atmosferiche, proprio dove dovrebbe sorgere il Ponte.