Dall’idea e dall’abilità produttiva alla complessità dell’essere impresa. Dalla genialità inventiva alla sua realizzazione non soltanto materiale ma che sia base di solidità reddituale. In questo percorso il ruolo del commercialista, del bilancio e del digitale è sempre più importante.

Un tempo per avviare una piccola impresa sarebbe potuto bastare un prodotto, un mercato di riferimento e ovviamente dei clienti disposti ad acquistare quel prodotto o quel servizio. Dunque servivano idee, buona volontà e costanza. Non è che oggi queste cose non servano, ci mancherebbe, ma oggi è necessaria anche una parte altrettanto importante del prodotto innovativo, della caparbietà e dell’impegno: i finanziamenti.
Difficile che una piccola impresa parta con un backlog finanziario che le consenta fin da subito la permanenza sul mercato, anche in presenza di un prodotto o servizio innovativo e appetibile.
Ci vuole una struttura che dia solidità all’impresa per il tempo necessario alla sua crescita, al suo sviluppo.
La leva finanziaria è l’ossigeno dell’imprenditore, anche quello di una start up.
Il principale obiettivo di un’impresa è quello di riuscire a produrre a costi i più bassi possibili per poter ottenere ricavi i più alti possibili. Per farlo bisogna ottenere economie di scala e costi di produzione medi bassi.
Per fare impresa servono innanzitutto finanziamenti, che l’imprenditore immette nell’azienda con capitali propri o con capitali di terzi.
Eccoci dunque a parlare di finanziamenti, un argomento che spesso l’imprenditore affronta con piglio appunto “dell’imprenditore”, cioè di colui che ha ideato un prodotto, ha cercato un mercato e una clientela e ora vuole produrre e vendere.
La complessità del mercato finanziario, a causa della moltitudine di fonti di finanziamento, e anche per la complessità del momento post-pandemico e di instabilità geopolitica, non va affrontata con leggerezza. Ci vuole qualcuno che affianchi l’imprenditore e lo guidi verso le giuste decisioni.
Quella guida è rappresentata sempre di più, e nuovamente dopo gli anni del boom economico, dal commercialista che diventa anche “rating advisor”.
Pierfrancesco Angeleri, managing director di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia sottolinea come “oggi che gli adempimenti hanno un peso inferiore, un impatto valoriale limitato, il commercialista torna al passato, riproponendosi alle imprese come guida, come consigliere”.
Innanzitutto il commercialista è colui il quale gestisce il bilancio dell’impresa e il bilancio è il primo strumento di comunicazione dell’azienda verso le sue fonti di finanziamento.
Il bilancio aziendale è percepito, dalle micro e piccole imprese, come un obbligo normativo, un male necessario per la quantificazione delle imposte dovute all’erario o l’assolvimento degli obblighi.
Ma anche per le piccole realtà il bilancio dovrà evolvere la sua funzione comunicativa verso una platea più ampia di destinatari costituita non più solo dalla proprietà (Shareholder) e dal fisco, ma anche da banche, fornitori, clienti e potenziali investitori in quanto tutti questi soggetti (Stakeholder) sono interessati a conoscere l’andamento aziendale. È necessario dunque per le imprese abituarsi a presentarsi al meglio al mondo esterno.
Il sistema bancario fino ad ora ha perlopiù dovuto confrontarsi con imprenditori non particolarmente preparati in materia finanziaria, che formulavano le proprie richieste senza conoscere le modalità con cui venivano giudicati e spesso senza l’assistenza di consulenti specializzati, ad esempio il loro commercialista.
Il commercialista non è più l’uomo delle tasse o il gestore degli adempimenti burocratici e amministrativi.
Il commercialista è oggi il partner più affidabile nella gestione di una PMI perché aiuta nel migliorare la competitività, la marginalità e a mantenere e migliorare l’accesso al credito.
Il commercialista è l’advisor finanziario in grado di preparare gli strumenti necessari che gli enti finanziari devono consultare per poi erogare l’atteso finanziamento.
In ciò i professionisti sono aiutati dal digitale che propone strumenti in grado di elaborare e fornire dati ed informazioni. In questo comparto Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia ha sviluppato un intero ecosistema basato sul cloud, Genya.
Se il bilancio deve diventare uno strumento di comunicazione primario verso le fonti di finanziamento dell’impresa, con Genya il professionista lo può strutturare esattamente come un ente finanziario se lo aspetta.
L’intero ecosistema sviluppato da Wolters Kluwer è strutturato per l’ottenimento di miriadi di dati ed informazioni che servono a estrapolare, strutturare e a riclassificare il bilancio e a sostenere la validità dell’impresa.
Non solo per il presente Wolters Kluwer ha sviluppato questo ecosistema digitale, ma anche le future soluzioni che lo arricchiranno avranno come centralità da un lato le necessità dell’impresa cliente del commercialista e dall’altro le esigenze del professionista che sono rapidità, leggibilità, potenza, chiarezza.
Benchmark, comparazioni, allerte precoci che si sviluppano da analisi e bilanci previsionali sono la base del nuovo mestiere del commercialista.
Un ruolo che, oltre a quello ormai consolidato, il professionista ha l’opportunità di fare suo, grazie alla sua formazione, capacità e, oggi, all’ausilio di dotazioni digitali sempre più raffinate e imprescindibili.