Le piattaforme web di dimensioni gigantesche stanno affrontando una svolta regolamentare. L’Unione Europea ha varato il Digital Services Act, una serie di nuove normative che imporranno obblighi più rigorosi alle aziende come Google, Facebook, X (ex Twitter) e TikTok. L’obiettivo è evitare possibili multe milionarie e promuovere una maggiore conformità, in base al principio che ciò che è illegale “offline” deve esserlo anche online.

Cambiano gli algoritmi

Le grandi aziende del settore, tra cui Google e Microsoft, hanno già annunciato che prenderanno provvedimenti per adeguarsi alle nuove direttive. TikTok ha reso pubbliche le misure adottate, mentre Amazon ha depositato un ricorso contro l’essere incluso nell’elenco delle piattaforme soggette alle regolamentazioni. Meta, l’azienda dietro Facebook e Instagram, informa che gli utenti potranno scegliere di visualizzare i contenuti in ordine cronologico anziché seguendo l’algoritmo.

Pubblicità mirata e motori di ricerca

Il Digital Services Act introduce misure specifiche volte a garantire maggiore sicurezza e responsabilità online. Le piattaforme cowork, gli acquisti online e i motori di ricerca sono soggetti a nuovi obblighi. Questi includono la necessità di fornire agli utenti strumenti per segnalare facilmente contenuti illegali, dando priorità alle segnalazioni provenienti da soggetti autorevoli. I siti di e-commerce saranno tenuti a tracciare i venditori per prevenire frodi. Gli algoritmi di ricerca dovranno diventare più trasparenti.

Multe ingenti e nuovi standard

Le violazioni delle nuove norme potrebbero comportare multe fino al 6% del fatturato globale dell’azienda responsabile. Le piattaforme che recidivano potrebbero essere addirittura messe al bando. Le grandi aziende saranno anche tenute a implementare misure volte a mitigare i rischi online e a presentare relazioni sugli effetti ottenuti. La regolamentazione riguarda in particolare piattaforme di condivisione, acquisto e ricerca.

Una tassa su Internet?

Nei prossimi mesi, la Commissione Europea presenterà una relazione sulla possibile “tassa su internet“. Questo rappresenta un tentativo di richiedere ai fornitori di contenuti online di contribuire al costo della rete, in modo simile a quanto fanno già gli operatori delle telecomunicazioni. Questo tema è destinato a suscitare ulteriori dibattiti e discussioni, riflettendo l’evoluzione in corso nel mondo digitale.