What you measure is what you get, vale a dire: si ottiene quello che si misura. Questo incipit di un articolo di Robert Kaplan e David Norton, due economisti che hanno molto lavorato sulla misurazione delle performance, dovrebbe essere più ascoltato dalle Pmi italiane, che non hanno in generale granché l’abitudine di utilizzare numeri e parametri indicatori. Per correggere questa tendenza è nato Managing by numbers: le competenze per decidere e gestire, un percorso formativo della Liuc Business School che risponde all’esigenza di imprenditori e manager, non specialisti delle tematiche economico-finanziarie, di conoscere e comprendere i numeri necessari per svolgere in modo ottimale il proprio ruolo gestionale, e rendere più efficaci i processi decisionali. «Abbiamo voluto chiamare questo corso di formazione “gestire con i numeri”, non quindi “gestire i numeri” ma misurare i fenomeni» spiega il professor Giuseppe Toscano, direttore del corso della Liuc Business School, «per capirli e quindi gestirli meglio. I numeri, quindi, non fini a se stessi, ma in quanto misure che permettono di comprendere meglio i fenomeni gestionali e di migliorare i processi decisionali». Tradizionalmente, le nostre Pmi non sono appassionate alle misurazioni: «I piccoli imprenditori italiani sono meno propensi ad affidarsi a numeri, misure e indicatori per gestire l’azienda» conferma Toscano, «i loro processi decisionali sono più basati su due strumenti fondamentali: il nasometro e lo spannometro. Si basano più su quello che sentono a naso, percepiscono di pancia o misurano a spanne… Non basta, poi, avere costruito le misure e, magari, avere investito anche nei sistemi informativi in grado di produrle. Occorre impiegare tempo nel leggerle, nell’analizzarle e nel riportarle nel contesto gestionale».
Le pmi hanno l’abitudine di affidarsi all’intuito degli imprenditori. ma i numeri sono uno strumento utile che aiuta a fare le scelte migliori
L’atteggiamento dell’imprenditore che si affida esclusivamente al suo fiuto, non di rado peraltro geniale, è stato messo in discussione negli ultimi anni. «Gli effetti della crisi di qualche anno fa e anche di quella di oggi stanno cambiando questo atteggiamento» osserva il direttore del corso della Liuc Business School, «di fronte a scenari più difficili e pericolosi anche imprenditori e manager cominciano a sentire il bisogno di avere strumenti più sofisticati». Quel che non sempre viene compreso è che una misurazione è uno strumento, non sostituisce in nessun caso chi prende una decisione, bensì lo supporta: «Fare un investimento o lanciare un nuovo prodotto è una decisione che continueranno a fare imprenditori e manager» mette in evidenza Toscano, «magari lo faranno con maggiore consapevolezza di quel che succede, con qualche numero in più che aiuta a prendere una decisione corretta. Si potrà anche decidere di andare in direzione diversa rispetto a quella indicata dai numeri, ma con la consapevolezza di farlo». In linea con la filosofia della Liuc, la metodologia adottata dal corso è in larga misura esperienziale. «Alterniamo momenti d’aula con business case» rimarca il direttore del corso, «i manager presenti sono organizzati in piccoli gruppi che riproducono dinamiche aziendali, e, simulando situazioni che derivano da esperienze reali d’azienda, sono chiamati concretamente a affrontare problemi gestionali, valutazioni economico-finanziarie, scelte di convenienza economica, decisioni di investimento, pricing, etc». I gruppi così formati entrano poi in competizione tra loro: «Alla fine dell’intero percorso chiameremo i partecipanti a giocare una sorta di business game» precisa Toscano, «ogni gruppo rappresenterà un’azienda e, utilizzando misure, indicatori e numeri, dovrà prendere le decisioni economicamente più convenienti perportare l’azienda al miglior risultato». Il corso si rivolge a «tutti quei ruoli in cui un manager è chiamato a prendere decisioni gestionali» specifica il direttore. Si parte il 17 gennaio; 14 le giornate previste, con la possibilità di partecipare solo a singoli moduli.