Sulla vicenda interviene il Presidente Nazionale dei Giovani Avvocati Michele Vaira
di Elisa Stefanati
Gli studi e le abitazioni di due legali di Udine sono stati perquisiti per aver suggerito al proprio assistito di avvalersi della facoltà di non rispondere. La vicenda è esplosa in queste ore ma il fatto risale al 23 Giugno scorso, quando due legali del Foro di Udine, si sono visti perquisire i propri studi e le abitazioni perché accusati di “infedele patrocinio”. Secondo il Pubblico Ministero, che ha ottenuto la perquisizione e il sequestro, uno dei due avvocati avrebbe violato la legge suggerendo ad una cliente, accusata di favoreggiamento, di rimanere in silenzio durante un interrogatorio. La vicenda ha assunto da subito una rilevanza mediatica anche perché i comunicati -che in queste ore stanno arrivando alle redazioni- denunciano il caso come “violazione dello stato di difesa”.
L’avvocatura è scesa in campo e anche AIGA – Associazione Italiana Giovani Avvocati – tramite un comunicato stampa ha espresso piena solidarietà a Colleghi di Udine. Nel comunicato ufficiale inoltre Aiga ha proclamato uno stato di agitazione affinchè il Ministro della Giustizia invii gli Ispettori per far luce sulla vicenda.
L’associazione Nazionale dei Giovani Avvocati ha definito il provvedimento “ una vera e propria aggressione che si è svolta in modalità particolarmente odiose, espressione di una inusuale protervia, essendo state violate addirittura le abitazioni dei professionisti”. La Procura, contestando oltre al favoreggiamento, anche il patrocinio infedele – si legge nel comunicato– ha osato invadere il campo – sacro – della difesa e delle proprie strategie.
Interpellato sulla vicenda il presidente Nazionale dei Giovani Avvocati Michele Vaira non ha esitazioni nel giudicare la vicenda di estrema gravità “ Il provvedimento è ingiustificato, come stabilito dal tribunale del Riesame, in quanto emerge con evidenza l’inesistenza del reato di cui sono accusati i Colleghi. Il riferimento alla costituzionalità riguarda il diritto di difesa (art. 24 Costituzione) che la Procura, con il concorso del GIP, ha deliberatamente cercato di comprimere”.
La perquisizione allo studio e addirittura nell’abitazione degli Avvocati, è più di una provocazione per il numero uno dei Giovani Avvocati, è una vera e propria intimidazione, cui occorre reagire se si vuole preservare la democrazia del Paese.“Sono moltissimi i casi- spiega Michele Vaira– in cui gli avvocati che svolgono fino in fondo il loro compito sono accusati (a scopo intimidatorio) di favoreggiamento, soprattutto nei casi di criminalità organizzata, e contestare addirittura il patrocinio infedele è sintomo di un’invasione di campo che va respinta con vigore”.
E intanto Aiga annuncia di voler mettere in campo iniziative concrete di denuncia e mobilitazione “ Di fronte ad un atto così grave sono necessarie reazioni adeguate. È in gioco la libertà e dignità dei professionisti, ma soprattutto il diritto di difesa dei cittadini, che deve essere il più ampio possibile –conclude il Presidente Vaira– certamente l’Unione camere penali Italiane assumerà idonee iniziative. Abbiamo sollecitato l’Organismo Congressuale Forense (rappresentante politico di tutta l’Avvocatura) a proclamare uno stato di agitazione permanente. Stiamo anche valutando l’opportunità di depositare una denuncia contro i singoli magistrati che hanno commesso questo gravissimo abuso. L’Avvocatura deve avere il coraggio e la forza di incrinare la diffusa impunità di cui, purtroppo, gode la Magistratura anche quando compie tali atti, che incidono sulle libertà fondamentali. Sarebbe un sogno se fosse il CSM ad adottare provvedimenti esemplari”. Ed ora si attendono gli sviluppi del caso.