Perché Iliad ha scelto di investire in Unieuro?

Se la pandemia ha insegnato qualcosa all’economia è che si procede per dematerializzazione: più online, meno negozi, meno transazioni in presenza. Giusto? Sbagliato! O almeno, non del tutto corretto. E la riprova, una volta di più, arriva da Iliad, colosso francese della telefonia che con offerte aggressive sulla rete mobile ha conquistato il 9% del market share in Italia, posizionandosi a ridosso di quei big del settore che sembravano poter regnare incontrastati.

Invece, le mosse di Benedetto Levi, giovanissimo amministratore delegato della branch italiana di Iliad, hanno di fatto sparigliato le carte. Prima, perché ha di fatto reso telefonate e sms delle autentiche commodities, sui cui non ha senso investire granché. Poi perché ha aumentato a dismisura il plafond di giga disponibili nei pacchetti per ricaricabili e abbonamento, di fatto sovvertendo un mercato particolarmente “avaro”.

Infine, ed è notizia di un paio di giorni fa, perché ha saputo puntare una fiche da 50 milioni di euro (su poco meno di 675 di fatturato in Italia) per rilevare il 12% di Unieuro, un rivenditore di elettronica al consumo che ha registrato risultati commendevoli durante la pandemia ma che può contare su una rete fisica di oltre 500 negozi. E tutti a chiedersi: ma perché l’ha fatto? Perché usare poco meno del 10% delle proprie revenue per entrare nel commercio di elettronica?

Le risposte sono molteplici. Il primo motivo è che Iliad vuole entrare nella rete fissa e una catena retail può servire per potenziare l’offerta. Tra l’altro, è già da un paio d’anni che la collaborazione va avanti con Unieuro per la vendita delle sim. La connettività a casa, in tempo di rete unica (se e quando partirà) diventa poco interessante dal punto di vista dei profitti nelle aree bianche, quelle a scarsa redditività, dove si può ovviare alla carenza di infrastrutture attraverso l’utilizzo della tecnologia Fwa (Fixed Wireless Access). 

Secondo motivo: cementare una partnership con Unieuro magari dando vita ad ancora più “bundle” (cioè l’unione di prodotti diversi), in modo da aumentare la quota di mercato che, fisiologicamente, non potrà continuare a crescere in modo esponenziale. Dunque accrescere la propria potenza di fuoco non può che aiutare a migliorare i risultati.

Infine c’è un terzo motivo: Tim ha da poco stretto una partnership con Dazn per la ritrasmissione delle partite di Serie A. Vodafone ha un accordo con diverse televisioni on demand per garantire ai suoi abbonati tariffe speciali o periodi di visione gratuita. Iliad no, almeno per ora. Ma può provare a estendere il perimetro della sua offerta accrescendo i servizi per gli utenti, magari creando un luogo virtuale per vendere prodotti Unieuro. Insomma, le possibilità sono molteplici. Intanto però qualcosa si muove nel mondo delle tlc.