rialzi

L’aumento dei tassi voluto dalle banche centrali è uno dei principali temi di dibattito in corso tra gli economisti.

La Fed ha rallentato il ritmo a febbraio, ma ha segnalato l’intenzione di aumentare ulteriormente i tassi nei prossimi mesi. – scrive George Brown, Economist, Schroders –Con l’aumento di 25 punti base (bps), ha portato il limite superiore della fascia obiettivo al 4,75%. Si tratta di una moderazione della politica, se paragonato all’aumento di 50 punti base dell’ultima riunione e a quello precedente di 75 punti base.

Tuttavia, il comitato ha dichiarato di avere in programma un ulteriore inasprimento. Il presidente Jerome Powell ha cercato di trasmettere questo messaggio durante la conferenza stampa, insistendo sul fatto che la Fed ha una “lunga strada da percorrere” prima di poter dichiarare vittoria contro l’inflazione.

Nell’ultimo “dot plot” di dicembre, i policymaker statunitensi prevedevano che quest’anno il tasso dei Fed funds sarebbe salito leggermente al di sopra del 5%. Dopo la decisione di mercoledì sera, questo comporterebbe un ulteriore inasprimento di 50 pb nell’arco dei prossimi mesi”.

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La Fed non pensa di fermarsi 

“La dichiarazione della Fed – continua – che lascia intendere l’opportunità di un ulteriore inasprimento metterebbe a rischio l’opinione di chi crede che i tassi abbiano ormai raggiunto il picco massimo. Tuttavia, vediamo almeno tre ragioni per ritenere che questo sia stato l’ultimo rialzo:

1.L’attività economica comincia ad attenuarsi e i rialzi dei tassi si fanno sentire.Le misure previsionali, come il leadingindicator del Conference Board, sono in rosso.

2.Il mercato del lavoro mostra timidi segnali di svolta.La domanda di lavoro sembra rallentare, mentre i licenziamenti, visti inizialmente nel settore tecnologico, stanno aumentando.

3.L’inflazione si è moderata in modo convincente e dovrebbe continuare a farlo. Se si esclude la categoria degli alloggi, che tende a essere più resiliente al cambiamento, l’IPC core è in calo da tre mesi consecutivi.

Sebbene il presidente Powell abbia sottolineato che la Fed sarà “cauta nel dichiarare vittoria sull’inflazione”, la sua conferenza stampa ha avuto sfumature da colomba, tra cui il riconoscimento che è in corso un “processo disinflazionistico”.

Il Presidente ha inoltre espresso un parere ottimistico sull’economia, affermando di poter intravedere un percorso di riduzione dell’inflazione senza un “declino economico davvero significativo o un aumento significativo della disoccupazione”. Pur non essendo impossibile, è uno scenario a cui attribuiamo ancora una bassa probabilità”.

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L’economia Usa verso una crisi pesante

Nonostante l’ottimismo di Jerome Powell l’analisi dell’economista di Schroders non vede di buon occhio il futuro dell’economia americana.

“È un compito – spiega – erculeo mettere a punto la politica di inasprimento tale da architettare un cosiddetto atterraggio morbido rispetto a una recessione più severa, soprattutto in considerazione dei lunghi e variabili ritardi associati a uno strumento così smussato come i tassi.

Per questo motivo, manteniamo la nostra opinione secondo cui l’economia statunitense si deteriorerà ulteriormente e finirà in recessione nel 2023. Ci aspettiamo che la Fed passi al taglio dei tassi più avanti nel corso dell’anno, spostando l’attenzione sul sostegno alla crescita, ormai pienamente prezzato dal mercato.