Pnrr per l’industria italiana: ovvero cloud engineering, intelligenza artificiale, Internet of Things, blockchain.
Sono solo alcune delle parole chiave della trasformazione tecnologica che sta interessando le aziende italiane, complice anche un piano (il famoso Pnrr) che destina al digitale circa 40 miliardi di euro, cioè oltre il 20% delle risorse complessive. Ma che tipo di percorso bisogna intraprendere? E soprattutto, la trasformazione è uguale per tutte le industry? La risposta, ovviamente, è no. Anche perché ci sono diversi gradi di maturità. Il mondo bancario, ad esempio, grazie alla normativa sui pagamenti, la Psd2, è decisamente più avanti rispetto a quello assicurativo che invece sconta ancora un processo piuttosto “analogico”. Per questo, per ammodernare e sviluppare i processi, servono aziende che abbiano forti specializzazioni in determinati settori.

È il caso di Gft, multinazionale attiva nel settore dell’information technology e della digital transformation, nata nel 1987 che oggi fattura 570 milioni, è presente in 16 Paesi e dà lavoro a oltre 9.000 persone. Dal 1° aprile la branch italiana ha un nuovo amministratore delegato, Fabrizio Callery, il quale ha le idee molto chiare sul futuro dell’azienda: «Prevediamo di assumere oltre 200 persone qui in Italia, sfondando quota 1.000. Siamo molto forti nel mondo del banking, dell’insurance e del manufacturing. Ma ora vogliamo specializzarci anche nel retail, comparto giovane che però ha un grandissimo potenziale. Non vogliamo diventare generalisti, ci teniamo a mantenere una logica selettiva. Il nostro Paese, al momento, è terzo per fatturato e contribuisce al 14% delle revenue globali. In termini qualitativi il nostro mercato mostra un’adozione più lenta di Paesi come Usa o Cina, ma anche una maggiore creatività e un ecosistema in via di costruzione».
Molte aziende, molte soluzioni
Come detto, il tessuto e la tipologia dei clienti varia al variare delle industry. Nel banking Gft è attiva da più tempo e l’approccio alla digitalizzazione è piuttosto spinto già da diversi anni, con una semplificazione dei sistemi e dei processi e una digitalizzazione del rapporto tra banca e utente. «Siamo storicamente presenti nel mondo del retail banking – spiega Callery – e collaboriamo con i principali player del settore. Le richieste principali sono quelle che riguardano l’efficientamento delle strutture, l’architettura distributiva, il cloud e l’utilizzo di tecniche di intelligenza artificiale per migliorare il decision making: conoscere profondamente le dinamiche del business quindi risulta una leva fondamentale per essere efficaci».
Mondo assicurativo: risolvere il ritardo
Per quanto concerne il mondo assicurativo, il comparto è un po’ più in ritardo. In questo caso Gft si concentra soprattutto sulle piattaforme applicative e sullo sviluppo e gestione degli analytics. Per quanto concerne manufacturing e automotive, la soluzione di Gft è Sphinx Open Online, un prodotto capace di attaccarsi ai sensori IoT e di rappresentare i dati che questi macchinari producono per poter prendere delle decisioni basate su fattori certi. «C’è anche la manutenzione predittiva – aggiunge Callery – che permette di evitare i guasti, ma anche l’ottimizzazione produttiva che sfrutta il momento in cui la macchina ha meno carico o che può suggerire di far operare la strumentazione quando c’è minore consumo energetico o si sta impiegando una fonte rinnovabile. In questo modo possiamo anche contribuire a “tradurre” il paradigma Esg in qualcosa di concreto».
Banche settore più attivo
Ma è il mondo bancario, come detto, quello maggiormente attivo, con lo stato di avanzamento e adozione tecnologica più elevato e che necessita quindi di soluzioni sempre più evolute. Sono precise le richieste che arrivano dal settore. Prima di tutto, accelerare il processo di trasformazione della digital banking in un’ottica di maggiore personalizzazione. Possibilmente, garantendo la riduzione dei costi operativi, l’accelerazione del time-to-market e l’implementazione di una piattaforma multiservizi. Una delle soluzioni più importanti di Gft è BankLiteX, nata dalla collaborazione con l’azienda britannica Thought Machine, spinoff di Google. Questa soluzione ha ormai un anno di vita ed è operativa sul cloud di Amazon, Aws BankLiteX è un sistema modulare progettato intorno a Vault, una piattaforma di nuova concezione nativa cloud che impiega i servizi della “nuvola” per creare soluzioni end-to-end moderne e altamente flessibili.
Ma soprattutto garantisce il mantenimento dei sistemi che gli informatici definiscono legacy, cioè quelli che sono già presenti nella banca. Insomma, non costringe a rivoluzionare l’intero impianto IT. Il prodotto finale promuove un modello operativo predefinito con canali digitali, integrazioni di terze parti sulla stessa infrastruttura cloud, implementazione dell’architettura in più sedi estere con modifiche minime e un focus sulla customer experience, divenuta ormai imprescindibile assieme alla digitalizzazione.
L’architettura a “blocchi” di un sistema come BankLiteX, cioè di componenti collegabili, funziona come un tutt’uno, sfruttando un livello di integrazione con micro-servizi che utilizzano il gateway Api di Amazon Web Services (Aws). Una scalabilità dinamica garantisce poi qualità e sicurezza in tutto lo stack bancario, da quello principale fino ai canali digitali completando poi l’integrazione con terze parti esterne.
Con BankLiteX, Gft, Thought Machine e Aws forniscono gli elementi costitutivi di una banca con il 40% in più di produttività di sviluppo nella metà del tempo di quasi tutte le altre opzioni.
Non può manche la blockchain
Infine, nessun discorso sulla digitalizzazione può esimersi dall’affrontare proprio il tema della blockchain. «Ci sono dei Paesi – conclude Callery – che hanno costruito l’intero sistema di amministrazione pubblica su questa tecnologia. Noi di Gft stiamo lavorando sulla catena di blocchi, abbiamo sviluppato iniziative che impiegano il distributed ledge per la creazione di token con una criptovaluta privata. E questo permette di mettere in relazione piattaforme di più imprese, ognuna con i propri interessi. Non solo, si crea anche la possibilità di una sorta di meccanismo premiale per i clienti di una specifica azienda che può entrare a fare parte di una community. Abbiamo anche sviluppato un’offerta, smart communities, che come sottostante ha la blockchain e che consente proprio la creazione di sistemi chiusi d’interscambio tra aziende e clienti».