Il patto di stabilità sarà al centro del dibattito, in vista dell’incontro dell’Ecofin di giovedì. La discussione riguarda principalmente i vincoli temporali, le possibili eccezioni per le spese militari e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), oltre alle strategie per ridurre il deficit e il debito. Il Patto di Stabilità e Crescita, spesso abbreviato in Italia, riflette le divergenze tra “colombe” e “falchi”, ossia coloro che sostengono un approccio flessibile e quelli che preferiscono rigorosità. Mentre alcuni paesi come Italia, Spagna, Portogallo, Belgio e Francia interpretano i parametri del debito e del deficit in modo flessibile per favorire la crescita, Germania, Olanda e Danimarca seguono una linea più rigorosa, sostenendo che la crescita derivi da spese produttive e dalla riduzione del debito.
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Il patto di stabilità al centro della riunione Ecofin
La riforma del Patto di Stabilità è al centro della trattativa, con una riunione straordinaria dell’Ecofin a Bruxelles che si prevede decisiva. Fino a poco tempo fa, la posizione di Berlino aveva bloccato il negoziato, proponendo tagli fissi annuali per i paesi con debito superiore al 60% del PIL e deficit oltre il 3%. Tuttavia, la proposta è stata respinta, poiché la pandemia ha reso evidente l’obsolescenza e l’inapplicabilità delle regole precedenti.
Il problema della Germania
La proposta attuale, avanzata dalla Spagna, cerca di conciliare le posizioni contrastanti, proponendo tre direzioni principali. Innanzitutto, un percorso di riduzione del deficit diluito su sette anni, soprattutto per paesi come Italia e Francia. In secondo luogo, la possibilità di eccezioni per alcuni investimenti, come quelli legati alla difesa e al PNRR. Infine, la riduzione del debito sarebbe obbligatoria solo dopo aver raggiunto l’obiettivo del deficit sotto il 3%, con una media di riduzione dell’1% annuo su almeno quattro anni.
La Germania ha mostrato resistenza, cercando una clausola di salvaguardia per il deficit al 2%, ma la trattativa continua. La componente politica gioca un ruolo cruciale, con l’incontro tra i ministri delle Finanze di Germania e Francia che influenzerà le decisioni. La riforma del Patto dovrà essere approvata entro dicembre, altrimenti le regole vecchie torneranno in vigore da gennaio, con conseguenze potenzialmente gravi per l’Italia.