«Se fai male a loro, fai male a te stesso, alla comunità. Noi viviamo qui grazie a loro e grazie al turismo». Siamo a Skjervoy, un’isola che si trova a circa 1300 km a nord di Oslo, in Norvegia. Una piccola imbarcazione ci porta ad ammirare, a circa 12 gradi sotto zero, la bellezza della luce d’inverno che bacia i fiordi norvegesi.
Tromso “destinazione turistica sostenibile”
Quando avvistiamo le pinne delle orche (che si muovono in gruppo regalandoci uno spettacolo a dir poco straordinario) e i soffi delle balene, capiamo che questo è il loro habitat. Siamo noi gli estranei. Hannaleena Vaisanen, finlandese, con una laurea in Biologia animale, vive nel cuore del Circolo polare artico in Norvegia dove lavora per Artic Whales Tour a Tromso, città che – non a caso, come vedremo – ha ottenuto la certificazione di “destinazione turistica sostenibile” in Norvegia.
Loro, i cetacei, appaiono all’improvviso e ci lasciano senza fiato. Qui, in questo borgo incastrato tra i fiordi, «la regola più importante – ci dicono – è non disturbare i giganti del mare». Gli arrivi dei turisti qui sono cominciati meno di 10 anni fa, nel 2016, quando ci si accorse che questa area, grazie alle migrazioni di orche e balene (che si nutrono di aringhe), divenne particolarmente ricca trasformandosi quindi in una meta di fotografi subacquei provenienti da tutta Europa.
Whale Watching, Skjervoy l’isola ideale
Così Skjervoy, questo piccolo borgo tra i fiordi norvegesi, ha dovuto attrezzarsi a livello ricettivo. «E’ la mia seconda volta in questo paradiso», racconta Helena, tedesca di Nortmund, fotografa, che con il marito è appassionata di immersioni subacquee e gira il mondo alla ricerca di scatti mozzafiato. Anche questo è turismo, rigorosamente sostenibile.
«Crediamo che un’esperienza del genere possa accrescere l’interesse delle persone alla vita marina e alla protezione degli oceani», mette in evidenza Sara Mesiti, biologa e guida locale di whale whatching. «Questo tipo di viaggi aiuta le persone a comprendere meglio la natura, gli animali e le loro dinamiche», ci spiega.
La Nef salmone affumicato nel rispetto dell’ambiente
E’ in questo “paradiso”, a Skjervoy, che vengono allevati i salmoni di un’azienda italiana – La Nef (fatturato di 55 milioni di euro) – che ha scelto questa terra per produrre il Coda Nera Riserva e Gran Riserva (5 milioni di fatturato). «Abbiamo scelto la Norvegia, sia perché offre le condizioni ambientali ideali per la crescita dei salmoni, sia per l’approccio sostenibile all’acquacoltura, con normative e controlli ferrei, un’attenzione scrupolosa al benessere animale e del territorio», ci spiega Giordano Palazzo, presidente La Nef.
L’azienda marchigiana segue il metodo a “à la ficelle”, affidandosi ai mastri affumicatori che seguono un processo accurato fino alla delicata affumicatura dei salmoni. «Questo è l’habitat ideale – continua – le acque gelide e le forti correnti atlantiche permettono un ciclo di maturazione naturale, rispettoso dell’ambiente e del benessere animale».
Oslo, leggi su pesca sostenibile e tutela degli animali
D’altronde, ad oggi, la Norvegia è uno dei paesi più all’avanguardia per le tecniche di allevamento. Proprio il settore dell’acquacoltura è regolamentato in ogni ambito con norme volte a ridurre al minimo l’impatto ambientale: basti pensare al fatto che, nel 2005, il Parlamento di Oslo ha approvato una legge con limiti ben definiti: «In ogni impianto – spiega Palazzo – non oltre il 2,5% del volume deve essere rappresentato dal pesce e il restante 97,5% da acqua. Questo perché il pesce deve avere tutto lo spazio necessario per crescere e nuotare in un ambiente pulito».
Nel Paese, inoltre, è vietato l’uso degli antibiotici nella produzione di salmone. Non è un caso che sempre qui, in Norvegia, esista un gruppo di agenti speciali della Polizia norvegese (la chiamano “la Polizia delle renne”) che lavora proprio per tutelare la natura, proteggere gli animali che vivono in queste terre e, a volte, dirimere le liti tra gli allevatori Sami – gli indigeni della Lapponia (40.000 in Norvegia, 20.000 in Svezia, 7500 in Finlandia e 2000 in Russia).
Norvegia, l’aurora boreale e il popolo delle renne
«La vita del popolo lappone o Sami è scandita dai ritmi di quella delle renne», ci spiega Tina, guida locale per Tromso Friluftsenter, a Tromso (la città più importante a livello turistico del Circolo polare artico norvegese).
Con lei, fuori ci sono -15 gradi e tanta neve, ci dirigiamo nel bosco alla scoperta dei magnifici colori della “danza” dell’Aurora boreale e delle tradizioni di questo popolo indigeno. Ci racconta la storia dei nonni: «Lui norvegese, lei sami: si sono conosciuti qui e si sono innamorati, sotto il cielo meraviglioso di Tromso». Ma questa, evidentemente, è un’altra storia.
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