L’equità fra i generi fa bene all’impresa. Non lo dicono le donne ma i numeri. Secondo il Diversity Brand Index, infatti, le aziende che certificano la parità tra i sessi fatturano in media il 23% in più delle altre. Non solo. La certificazione dà diritto a una decontribuzione che può arrivare a 50mila euro. Perché, allora, non incentivare quella che, a tutti gli effetti, è una buona pratica per la società e l’economia?
Certificazione parità di genere, 6-8 mesi per ottenerla
Serve impegno, certo, e un cambio di cultura aziendale: concentrarsi su obiettivi di lungo periodo che, però, come visto, portano solidi benefici. Dotarsi di una certificazione è un percorso di sei-otto mesi e richiede il coraggio di fotografare l’esistente, anche con le sue falle, per stabilire obiettivi concreti volti a migliorare l’equilibrio, mettendo le mani su questioni spinose come il gender pay gap, i congedi parentali, lo smart working, la leadership inclusiva.
D’altro canto, si tratta di questioni di grande rilevanza che non riguardano solo il mondo del lavoro, ma l’intera società. L’uguaglianza tra i sessi è un diritto fondamentale e rappresenta il perno dello sviluppo e della costruzione di una società più equa.
Gender pay gap Italia, discriminazione diffusa
Si è parlato di questo all’evento “Parità che genera. L’importanza della parità di genere nelle imprese e in politica a 75 anni dall’entrata delle donne in parlamento”, organizzato dall’On. Elena Bonetti e da Comin & Partners, al quale è intervenuta anche Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha definito le pari opportunità come “pilastro essenziale della declinazione di sostenibilità sociale”.
Difatti, nonostante i progressi degli ultimi anni, c’è ancora molto da fare per raggiungere una parità di genere reale, sia sul fronte dell’occupazione che su quello della partecipazione e della rappresentanza politica. In Italia, abbiamo sì una Presidente del Consiglio e una leader dell’opposizione ma la percentuale di deputate e senatrici in parlamento è scesa quest’anno al 31%, mentre il gender pay gap e la discriminazione di genere sul luogo di lavoro sono ancora una realtà diffusa.
Parità di genere agenda 2030, perché è importante
Il tema non si ferma ai confini nazionali come testimonia l’obiettivo cinque dell’Agenda 2030 dell’ONU. “Nel 2021, l’Italia ha avuto la Presidenza del G20. Una testimonianza di eccellenza. Da quel momento infatti esiste una Conferenza di Ministri e Ministre delle pari opportunità che possono confrontarsi sulle buone pratiche” ha ricordato Paola Mascaro, Chair G20 Empower Italian Presidency.
Mettiamo in campo tutti gli strumenti a disposizione, dunque, ognuno secondo il proprio livello di responsabilità e impatto. Sanare il gender gap è un’urgenza per una società più equa e un’economia più fiorente.