In periodo di campagna elettorale alcuni partiti sono tornati a parlare di pace fiscale. Ma cosa si intende con questa dicitura e, soprattutto, come funziona e quali sono i requisiti per poterne beneficiare? Iniziamo subito col dire che il meccanismo della pace fiscale è stato introdotto nel 2018 con il decreto legge n.119 che aveva il principale obiettivo di ripulire il bilancio dello Stato da un credito di oltre mille miliardi non riscosso dall’Agenzia delle Entrate. In buona sostanza veniva data al contribuente debitore la possibilità di pagare le imposte dovute senza interessi e sanzioni, oltre che la cancellazione di cartelle esattoriali inferiori ad un dato importo stabilito. Proviamo dunque a capire meglio come funziona la pace fiscale.
Pace fiscale, come funziona
Partendo dall’assunto che con pace fiscale si intende l’insieme di misure volte alla chiusura dei debiti e delle cartelle esattoriali cumulate dai cittadini, vediamo più nel dettaglio come le stesse si concretizzano a livello operativo. Si tratta del saldo e stralcio delle cartelle per i contribuenti con ISEE fino a 20.000 euro; della rottamazione ter delle cartelle; della definizione agevolata delle liti tributarie pendenti; della sanatoria delle irregolarità formali e dello stralcio totale delle mini-cartelle fino a 1.000 euro. Questo al momento della sua istituzione, con la pace fiscale che oggi invece consiste principalmente in due strumenti, ovvero la rottamazione delle cartelle con sconti su sanzioni e interessi per i contribuenti in difficoltà e il saldo e stralcio attraverso la sanatoria dei debiti sotto i mille euro.
Pace fiscale, la rottamazione delle cartelle
Con la rottamazione delle cartelle il contribuente può saldare i propri debiti senza l’aggiunta di interessi e sanzioni. I debiti previsti dalla misura sono i tributi, le imposte, l’IVA, i contributi previdenziali e assistenziali e le multe stradali, ma possono anche estendersi ai tributi locali qualora il Comune di appartenenza abbia aderito alla misura. Non sono invece previste dalla rottamazione delle cartelle i debiti del recupero degli aiuti di Stato considerati illegittimi dall’Unione Europea; i crediti derivanti da condanne pronunciate dalla Corte dei conti; le multe, le ammende e le sanzioni pecuniarie dovute a seguito di provvedimenti e sentenze penali di condanna; le sanzioni diverse da quelle irrogate per violazioni tributarie o per violazione degli obblighi relativi ai contributi e ai premi dovuti agli enti previdenziali.
Pace fiscale, il saldo e stralcio
Istituito con la legge 145/2018, il saldo e stralcio è un meccanismo che si rivolge alle cartelle esattoriali dal 2000 al 2017 e che permette di sanare i debiti fiscali e contributive pagando solamente una parte del debito che muta a seconda dell’Isee. Più nello specifico è prevista una percentuale del 16% con Isee inferiore a 8.500 euro; del 20% con Isee fino a 12.500 euro e del 35% con Isee fino a 20.000 euro. Requisito fondamentale è che chi usufruisce del saldo e stralcio si trovi in una comprovata situazione di difficoltà economica. La misura riguarda tutti i debiti omessi dai versamenti dovuti in base alle dichiarazioni con l’aggiunta di quelli derivanti dai contributi previdenziali per le casse professionali o alle gestioni previdenziali INPS. Il saldo e stralcio non è invece previsto per i tributi comunali, le multe e il bollo auto.
In aggiunta a quanto detto si ricorda che, in base a quanto previsto decreto Sostegni (Dl n. 41/2021), nelle misure della pace fiscale rientra anche lo stralcio delle cartelle fino a 5.000 euro. Si riferisce, nello specifico, ai debiti risultanti dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, che, alla data di entrata in vigore del Decreto Sostegni, hanno un importo fino a 5 mila euro.