L’acquisizione di Ubi da parte di Intesa è in grado di modificare “significativamente” il contesto bancario “sotto due profili”. Da un lato privando il sistema “di un operatore di medie dimensioni quale Ubi, che in un futuro non remoto avrebbe potuto fungere da polo di aggregazione, costituendo un terzo gruppo bancario di grandi dimensioni” a fianco di Intesa e Unicredit. Dall’altro facendo venir meno “la sostanziale simmetria” fra Intesa e Unicredit, con “l’importante di crescita” della prima. E’ quanto rileva l’antitrust annunciando l’apertura di un’istruttoria sull’annunciata, imminente offerta pubblica di scambio lanciata da Banca Intesa Sanpaolo appunto su Ubi Banca.
Che rilievo dare a questa notizia?
Un rilievo relativo.
L’Antitrust non può bloccare un’aggregazione: può condizionarla. E dunque dettare misure compensative che preservino, nonostante l’acquisizione, il principio della concorrenza che quell’autorità è chiamata a tutelare.
La scala di riferimento che deve essere adottata nello stabilire le conseguenze anticoncorrenziali di un’integrazione tra due aziende va però riferita all’ambito effettivo del mercato in qui quell’aggregazione va ad insistere e nei settori globalizzati teoricamente l’unica scala da applicare è quella globale. D’altra parte, quando due aziende dal forte connotato nazionale, unendosi, pesano di più sulla scala globale ma, conseguendo questo peso, diventano oppressive della concorrenza nel loro mercato domestico, le valutazioni possono divergere, ed è spesso successo così, finora, in quasi tutte le grandi aggregazioni aziendali italiane.
Per esempio, quando H3g e Wind si sono fuse, sono state costrette dall’Antitrust europeo, competente nel settore delle telecomunicazioni, a dismettere utenze telefoniche e di rete sufficienti a permettere l’ingresso sul mercato italiano di un quarto operatore, cioè ad imporre proprio il ripristino della condizione precedente la fusione, cancellando così il vero scopo della fusione stessa. Impossibile dire se possa essere questo anche l’esito dell’istruttoria aperta ieri sull’annunciata, possibile maxiaggregazione creditizia. Ma certamente la mossa dell’antitrust rappresenta una complicazione, sia pure ampiamente prevista dai promotori dell’Ops, sulla strada del suo buon esito. Una complicazione, non un ostacolo insuperabile. Si attendono sviluppi.
Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi, l’Antitrust apre l’istruttoria
L’autorità garante della concorrenza avvia la sua verifica sulle implicazioni che l’aggregazione connessa all’offerta potrebbe avere per il mercato creditizio italiano.