Fare impresa onestanonostante le leggi assurde

Il nuovo codice degli appalti per l’ex procuratore di Milano Alfredo Robledo, che si è occupato per anni di reati contro la pubblica amministrazione, liberalizza in modo eccessivo: non prevede nessuna struttura che controlli il rispetto dei principi previsti dalla direttiva Ue del 2014. «Non possiamo diminuire le garanzie, si tratta di interessi e beni pubblici, dobbiamo trovare il modo di snellire, non di eliminare le regole» dice Robledo a Economy. «La direttiva è del 2014, nel 2016 è stata fatta la norma di recepimento nell’ordinamento italiano. Lo Stato deve recepire al suo interno con una legge i principi e le finalità della direttiva, ha una certa libertà nella sua definizione e un termine entro il quale deve recepirla. Ma non è una libertà senza limiti perché deve comunque tener conto della normativa europea».

Nuovo codice degli appalti, Robledo: parità di trattamento, non discriminazione, mutuo riconoscimento, proporzionalità e trasparenza, chi li garantisce?

E proprio sul rispetto della direttiva europea per Robledo il piatto piange. «La direttiva inizia con un Considerando che recita: “L’aggiudicazione degli appalti pubblici da o per conto di autorità degli Stati membri deve rispettare i principi del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e in particolare la libera circolazione delle merci, la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi, nonché i principi che ne derivano, come la parità di trattamento, la non discriminazione, il mutuo riconoscimento, la proporzionalità e la trasparenza”. Io nel nuovo codice degli appalti non li ritrovo tutti questi principi. Il comma finisce così: “Tuttavia, per gli appalti pubblici con valore superiore a una certa soglia è opportuno elaborare disposizioni per coordinare le procedure nazionali di aggiudicazione degli appalti in modo da garantire che a tali principi sia dato effetto pratico e che gli appalti pubblici siano aperti alla concorrenza”. Significa che sotto quella soglia, devi comunque rispettare i principi di parità, trattamento, trasparenza, non discriminazione».

Nuovo codice degli appalti, il 98% non avrà una gara

Proprio quel che per l’ex procuratore di Milano manca nel nuovo codice degli appalti. «C’è una liberalizzazione eccessiva. Dove sono le strutture istituzionali preposte al controllo e al rispetto dei principi dell’ordinamento europeo? Quando arriveranno i ricorsi, saranno guai. La normativa non prevede nessun tipo di struttura istituzionale che possa verificare che questi parametri siano mantenuti». A proposito della polemica sui sindaci, Robledo osserva: «Il problema non sono i sindaci: ci sono gli assessori, c’è la politica che entra senza che ci sia una salvaguardia. Come dice giustamente Busia, il 98% degli appalti (che non supera i 5,3 milioni, ndr) non avrà una gara d’appalto. È chiaro che ci sono pressioni sulla politica locale. Ci sono comuni minuscoli. La politica è lì, e non ha argini. E, appunto, manca chi verifica che l’appalto sia proporzionato, non discriminato, trasparente».

Robledo: dobbiamo trovare il modo di snellire, non di eliminare le regole

Robledo afferma di non sostenere nulla di nuovo. «Già anni fa la Banca d’Italia aveva sottolineato che era necessario un rafforzamento degli enti locali, per fare in modo che avessero maggiori capacità tecniche. In loro assenza, i comuni si rivolgono a tecnici, a società private specializzate. L’argine ci vuole, non sto dicendo nulla di nuovo: sono anni che si era capito che non si poteva lasciare spazio a un’eccessiva liberalizzazione. Il punto è che se si sono aperti cancelli, entrano tutti quanti». L’intento di Bruxelles era ben diverso. «L’Europa voleva uno strumento che consentisse una sorta di crescita intelligente del mercato, inclusiva, sostenibile, anche per garantire l’uso dei finanziamenti pubblici, per accrescere l’efficienza. Il legislatore dice: facilitiamo gli appalti, rendiamo meno burocratiche le procedure. Ma facilitare non significa togliere ogni forma di controllo. Non possiamo diminuire le garanzie, si tratta di interessi e beni pubblici, dobbiamo trovare il modo di snellire, non di eliminare le regole. La direttiva dell’Ue è questa, non possiamo contrastarla. Nel momento in cui arriverà un ricorso in Europa, sarà accolto, perché non si è garantito il rispetto delle normative europee».