È presto per dire con certezza cosa accadrà da qui a domani. Il contesto macroeconomico lascerebbe pensare a una recessione alle porte. Ma il contesto macroeconomico non lancia messaggi univoci. Lo dice Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm. Se da una parte la volatilità su tutte le asset class, in questo primo stralcio di 2019, non sembra rallentare rispetto ai ritmi dell’anno scorso, e non si assiste a un aumento deciso dell’inflazione core, le possibilità di essere sorpresi positivamente sono più alte che in passato.
Flax nota come i rendimenti attesi per l’azionario dei paesi sviluppati sono i migliori degli ultimi cinque anni e per quanto riguarda le obbligazioni governative, negli Stati Uniti Moneyfarm si aspetta un rendimento in linea con il livello attuale dei tassi. Anche quest’anno il rendimento atteso per le obbligazioni inflation linked resta più alto di quello dei corrispettivi bond nominali. In Eurozona prevediamo un quadro generalizzato di rendimenti contenuti. Per quanto riguarda i bond societari ci aspettiamo rendimenti attesi più bassi che in passato.
La società internazionale di gestione digitale del risparmio analizza alcuni segnali che definiscono i trend delle principali asset class. Innanzitutto le valutazioni azionarie sono migliorate: i rendimenti attesi sui mercati sviluppati sono infatti i più alti degli ultimi cinque anni. Inoltre le prospettive per il debito governativo sono cresciute solo in modo marginale, tanto che i rendimenti attesi dei titoli di stato dei Paesi sviluppati sono i migliori dal 2013. Invece il panorama del credito societario sembra meno attraente rispetto allo scorso anno – particolarmente per quanto riguarda il segmento high yield.
La combinazione tra buona profittabilità e valutazioni basse è chiaramente espressa in alcune asset class, nello specifico l’azionario (soprattutto quello americano). Questo vuol dire che il prezzo attuale degli asset azionari potrebbe aprire una finestra di opportunità interessanti per gli investitori che avessero obiettivi di medio-lungo termine.
In questa fase infatti obbligazionario e azionario sono correlati negativamente. Se guardiamo alla storia, fino alla fine degli anni Novanta la correlazione è stata positiva, ma con l’inizio del nuovo millennio, i tassi d’interesse perennemente in calo hanno permesso al mondo obbligazionario di generare rendimenti costantemente positivi, mentre l’azionario è passato attraverso due crisi molto marcate (2001-2008): da qui l’inversione della correlazione.
A ribadire la non univocità di questo inizio 2019 c’è la crescita dei rendimenti attesi (nominali e attualizzati). “Nella asset allocation strategica”, commenta Flax, “per il 2019 assistiamo a un drastico miglioramento delle prospettive per l’azionario sviluppato, mentre per i mercati emergenti c’è un peggioramento. La dinamica dei rendimenti riflette nuovi rischi legati ai Paesi emergenti (prevalentemente alla Cina e alle tensioni commerciali) e valutazioni azionarie nei Paesi sviluppati per la prima volta a sconto in cinque anni”.