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Investimento responsabile. È la parola d’ordine che circola di più tra i grandi nomi del risparmio, impegnati a garantirsi la patente di investitori in regola con i criteri Esg, che sta per Environmental, Social and Governance. Molto più di una moda, visto che, stando ai dati di Pictet, i capitali gestiti in modo sostenibili potrebbero superare quest’anno  la soglia del 50% con un tasso di crescita (poco meno del 16%) ben superiore alla media del settore. Insomma, la bontà va di moda. Anche troppo, ha ironizzato sul Financial Times John Authers: «È un po’ come un cartoon di Tom e Jerry. Da una parte c’è l’angioletto sulla nuvola che ti consiglia di far del bene per te e per gli altri, dando così un valore morale alla ricerca del massimo profitto.

Dall’altro, c’è un diavoletto che spinge i gestori ad usare questa tendenza per attrarre nuovi clienti, vuoi tra i privati che nei fondi pensione, sensibili per loro natura ai valori della democrazia sociale». Senza dimenticare, conclude l’analisi del commentatore di FT, che la scelta di privilegiare il “bene” offre ai professionisti l’occasione di tornare a fare gestioni attive invece di limitarsi ai meno costosi fondi indice.

AMBIENTE, SOCIALE E TRASPARENZA. Sono  tre valori sui quali si fonda la nuova cultura degli investimenti sostenibili che stanno cambiando il volto delle Borse

Ma bando ai cattivi pensieri. L’esempio del fondo sovrano norvegese, il più importante gestore collettivo di capitali del pianeta (in pancia ha oltre mille miliardi di euro, circa 200 mila euro a testa per ciascuno dei 5 milioni di abitanti del paese scandinavo) ha ormai fatto scuola: dal 2004 il board (del quale fa parte anche un filosofo) del Fondo gestito da una sezione speciale della Banca centrale del regno, ha stabilito le linee guida “etiche” che guidano sua gestione: vietato spendere in quelli che sono considerati asset dannosi o inquinanti per l’uomo o in società che contribuiscano, anche indirettamente, a violare i diritti umani. Per questo, dal 2014, non vengono più effettuati acquisti in società carbonifere.

E così l’invito ad investire in maniera socialmente responsabile ha preso sempre più piede, in più direzioni: sotto la spinta di Calpers, l’influente fondo degli insegnanti della California, i potenti di Wall Street, hanno dovuto piegarsi al rispetto delle minoranze o seguire scelte di investimento in direzioni più sensibili alle esigenze delle energie rinnovabili. Si è andato in parallelo affermando il principio che l’investimento in azioni Esg si rivela nel corso del tempo più stabile e, di riflesso, più profittevole di quello effettuato senza tener conto del criterio della bontà.

PERFINO LARRY FINK PUNTA SUGLI ESG. Il capo di BlackRock, il fondo più grande del mondo, chiede alle società in cui investe di impegnarsi per i territori in cui operano

Lo dimostra, ad esempio, il confronto tra l’indice Msci Europe “socialmente responsabile”e quello classico: +144,24% il primo dal 2007 al 2016, grazie all’exploit di Roche, Novo Nordilsk, Vodafone per citare i titoli più gettonati. Solo +124,09% nello stesso arco di tempo il paniere “classico” secondo i dati di una ricerca curata dall’Università di Tor Vergata.Tanti e diversi sono gli obiettivi che si sono posti i Big, a partire da BlackRock.

Il gestore dell’investitore più potente del mondo, il Ceo Larry Fink, ha esplicitamente chiesto alle società in cui investe il colosso del gestito di “ripensare al ruolo che rivestono nello sviluppo dei territori in cui operano”, promettendo esami ad hoc. State Street Advisors ha coinvolto un totale di 610 aziende internazionali – circa il 45% dei propri asset (12.291 all’interno del portafoglio) nelle questioni in ambito ESG. Di questi, 271 riguardavano esclusivamente temi ambientali e sociali. Un fiume in piena, insomma, che ha investito le due sponde dell’Atlantico. 

In Europa si calcola che gli asset gestiti da investitori professionali in accordo con i principi Esg superino i 20.000 miliardi di euro. Anche l’Italia, seppur partita in ritardo, partecipa ormai a pieno titolo al trend sempre più rivolto ad indirizzare gli investimenti verso un’economia sostenibile, rispettosa dei diritti delle persone dell’ambiente più che ai semplici divieti dei “vizi” (alcol e fumo) o della produzione di armi. Tra le tante iniziative si può segnalare il Fondo Investimenti Sostenibili di Sella Sgr che negli ultimi tre anni ha contribuito alla vaccinazione di oltre 88 mila bambini vaccinati in Paesi emergenti e alla produzione di circa 140.000 MWh di energia verde prodotta ed al riciclaggio di oltre 12.000 tonnellate di rifiuti.