movida

Il primo fine settimana di caldo, con annesso ponte, ha già scatenato la movida nelle città, ma soprattutto nei luoghi di vacanza. Abbastanza da far preoccupare i residenti, per il chiasso fino a tarda ora, ma anche da far tirare un sospiro di sollievo a ristoratori, baristi e gestori di discoteche, tra i comparti più colpiti dall’aumento dei prezzi (si parla di un incremento del 5,1%), ma anche dalla crisi dovuta alle chiusure per il covid, i cui strascichi continuano ancora. Il settore dello svago e del divertimento spesso non è ancora arrivato ai famosi livelli pre pandemia ai quali tutti puntano. Ma quanto davvero incide sull’economia italiana il settore della movida? Da davvero lavoro? Ed è giustificata la lamentela degli imprenditori, che asseriscono di non trovare lavoratori, che negli ultimi mesi ha tenuto banco nel dibattito? 

Quanti sono i lavoratori del divertimento

In Italia nei bar oggi sono impiegati 256.962 lavoratori (secondo i dati forniti da Fibe, la federazione italiana pubblici esercizi) e rappresentano il  26% del settore ristorazione. Nelle discoteche lavorano 3.770 persone, cioè lo 0,4% del settore. Il dato sul numero delle attività è incerto per Fibe sono in tutto 3000 (prima erano 3500) mentre la stima dell’Agenzia delle entrate è di 1000. Riguardo ai fatturati si hanno dati certi sulla ristorazione. “Nel quarto trimestre del 2022 – scrive il report di Fibe – l’indice grezzo del fatturato (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) delle imprese della ristorazione cresce rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 20,8%. L’anno si chiude con un incremento del 39,3% rispetto al 2021”. Secondo l’Istat anche il divertimento in generale è in crescita. La partecipazione a concerti e il recarsi al cinema, – spiega l’Istat – in discoteca e a spettacoli sportivi risulta invece triplicata”. 

Il recupero da parte del settore ristorazione e divertimento 

La tendenza negli anni è cambiata, come dimostrano spesso anche le molte discoteche chiuse nei centri delle città, ridotte a luoghi di archeologia urbana, e sono molti di più quanti preferiscono puntare su ristoranti e bar. Il recupero in termini assoluti ha interessato tutti i settori ma sono i ristoranti a crescere di più e a superare i livelli occupazionali del 2019 (+9.308), la fornitura di pasti preparati (+8.166) e gli stabilimenti balneari (+3.766). Si tratta di un trend che fa bene all’occupazione, che rimane però ancora al di sotto dei livelli del 2019. Nei bar tra il 2019 e il 2022 sono andati persi 16907 posti di lavoro e tra il 2021 e il 2022 ne sono nati 51010.  Il saldo è, quindi, negativo. Nelle discoteche tra il 2019 e il 2022 sono andati persi 1848 posti di lavoro e tra il 2021 e il 2022 ne sono arrivati 1904 con un saldo lievemente positivo. 

L’ottimismo dei lavoratori del divertimento

Il sentiment del settore è positivo. Il 70% dei ristoratori ritiene di mantenere gli obiettivi conseguiti nel 2022 ma ben 1 su 4 pensa di migliorarli e per i bar il saldo delle risposte tra chi vede prospettive di crescita e chi, al contrario, ritiene di perdere posizioni è positivo per oltre 7 punti percentuali. Il bar si conferma come una delle articolazioni forti della rete dei pubblici esercizi. Nei registri delle Camere di Commercio si contano 136.101 imprese appartenenti al codice di attività, che racchiude bar e altri esercizi simili senza cucina. In nove regioni (in ordine decrescente per numerosità: Lombardia, Campania, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Sicilia, Puglia e Toscana) si concentrano oltre i tre quarti delle imprese del settore. 

C’è chi si butta nella movida e decide di aprire un bar

Aprire un bar è un sogno ancora di molti, ma non è poi così semplice. Almeno stando a quanto dicono i numeri. Nel 2021 hanno avviato l’attività 9.688 imprese mentre 20.384 l’hanno cessata, il saldo è negativo per 10.696 unità per circa un terzo concentrato nell’Italia meridionale. Resta quindi elevato il turn over imprenditoriale nel settore. Il turn over nelle imprese che operano nel comparto del bar rimane consistente. Nel 2022 hanno avviato l’attività 3.810 imprese e 8.847 l’hanno cessata. Il saldo è stato negativo per 5.037 unità.

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Ma ci si guadagna oggi con la movida? 

A fronte di tutte queste aperture e chiusure resta il dubbio sul reale impatto sull’economia della cosiddetta industria del divertimento. Nel quarto trimestre del 2022 l’indice grezzo del fatturato (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) delle imprese della ristorazione cresce rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 20,8%. L’anno si chiude con un incremento del 39,3% rispetto al 2021.