Morgan Stanley ha sviluppato un modello che analizza l’ampiezza dei cambiamenti nell’economia per stimare in quale fase del ciclo economico ci troviamo. E purtroppo il modello è recentemente passato da “espansione” a “recessione“, indicando che l’economia è probabilmente entrata nell’ultima fase del ciclo economico e probabilmente rallenterà ulteriormente.
Durante la fase di rallentamento, gli investitori potrebbero voler giocare in difesa riducendo l’allocazione alle azioni e aumentando l’allocazione alla liquidità e ai titoli del Tesoro.
L’economia tende a fluttuare in modo ciclico, alternando periodi di espansione e di contrazione. Si potrebbe quindi pensare che sia facile capire a che punto del ciclo ci troviamo e quando sta veramente cambiando. Ma a volte l’economia invia segnali contrastanti. Per fortuna, Morgan Stanley ha un modello di ciclo economico per questo. Ma, sfortunatamente, sta inviando un messaggio chiaro: l’economia è appena entrata nella fase di “recessione”…
Il modello di Morgan Stanley non tiene conto solo di dati economici concreti come l’occupazione e la produzione manifatturiera. Il modello tiene conto anche di dati più morbidi, come la fiducia dei consumatori, di dati di mercato, come la curva dei rendimenti, di dati sul credito, come i prestiti, e persino di dati sull’aggressività delle imprese, come le fusioni e acquisizioni (M&A) e l’emissione di obbligazioni.
Il modello analizza tutti questi dati, prestando attenzione a come i diversi indicatori economici cambiano nel tempo, non solo se sono alti o bassi. Inoltre, combinando i dati, tiene traccia di quanti indicatori diversi si muovono nella stessa direzione e per quanto tempo.
Affinché il ciclo sia a un punto di svolta, più del 60% degli indicatori del modello deve essere più forte o più debole per tre mesi di fila, rispetto ai livelli di sei mesi prima. Questo crea un piccolo ritardo nella segnalazione, ma garantisce che l’indicatore del ciclo non salti continuamente da una fase all’altra e ne migliora l’affidabilità.
Questo metodo presenta numerosi vantaggi: è teoricamente solido ed empiricamente provato, si basa su regole (quindi è meno soggetto a distorsioni), è completo e riassume l’economia in un indicatore di facile comprensione. Questo lo rende un ottimo strumento per tenere d’occhio il quadro generale e separare il segnale dal rumore.