MOODY'S RICERCHE FINANZIARIE ANALISI IMPRESE

L’agenzia Moody’s – l’ultima delle quattro grandi agenzie internazionali di rating che si doveva ancora pronunciare sull’affidabilità dell’economia italiana – ha annunciato la sera di venerdì 17 di aver confermato il rating Baa3 sull’Italia e, sorpattutto, rialzato l’outlook da negativo a stabile. Insomma, una (piccola) promozione per il nostro Paese. Una decisione – ha infatti commentato l’agenzia – questa, che “riflette una stabilizzazione delle prospettive per la forza economica del paese, la salute del suo settore bancario e la dinamica del debito pubblico”.

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L’agenzia spiega che “le prospettive economiche a medio termine continuano a essere supportate dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dell’Italia, e i rischi per le forniture energetiche si sono ridotti, in parte grazie alla forte azione politica del governo”.

“Anche i miglioramenti nel settore bancario, che secondo Moody’s saranno sostenuti, sostengono la crescita economica. A sua volta, una crescita positiva e sostenuta del PIL nei prossimi anni riduce il rischio di un deterioramento significativo e rapido della forza fiscale” continua la nota.

​ “Accolgo con molta soddisfazione la pronuncia di questa sera. È una conferma che, seppure tra tante difficoltà, stiamo operando bene per il futuro dell’Italia. Quindi, alla luce del giudizio espresso da Moody’s e delle altre agenzie di rating, ci auguriamo che le prudenti, responsabili e serie politiche di bilancio del governo, pur nelle legittime critiche di un sistema democratico, siano confermate anche dal Parlamento”. Così il ministro Giancarlo Giorgetti commenta la decisione  dell’agenzia di rating.

Moody stima “che il deficit fiscale delle amministrazioni pubbliche raggiungerà il 4,4% del PIL nel 2024” mentre per gli anni successivi, l’agenzia di rating “vede alcuni rischi per la traiettoria fiscale legati ad alcuni degli obiettivi politici del governo, in particolare sulla riforma dell’imposta sul reddito”.

“Nonostante la persistenza di disavanzi relativamente ampi, anche se in graduale riduzione, le prospettive di crescita ciclica nei prossimi anni riducono il rischio di un rapido e sostanziale deterioramento della forza fiscale dell’Italia”, prosegue Moody’s, che ritiene come “il debito pubblico diminuirà nel 2023 a causa della crescita nominale ancora forte e della riduzione del deficit”. L’agenzia di rating prevede che il rapporto debito/PIL sarà pari al 140,3% nel 2023, in calo rispetto al 141,7% nel 2022 ma circa 6 punti percentuali in più rispetto a prima della pandemia. “Il debito rimarrà sostanzialmente stabile intorno a questo livello fino alla fine di questo decennio” continua l’agenzia.

L’agenzia di rating spiega di non includere nelle sue previsioni gli introiti derivanti dalle privatizzazioni, che rappresentano quindi una fonte di potenziale, anche se limitata, sovraperformance rispetto allo scenario di base.

Moody’s ricorda che il costo del finanziamento del debito pubblico italiano “è aumentato notevolmente” e “l’elevato fabbisogno di finanziamento annuale fa sì che il costo più elevato del debito si trasmetta in tempi relativamente brevi”. Moody’s prevede che i costi per interessi assorbiranno l’8,1% delle entrate nel 2023, rispetto all’8,9% nel 2022 a causa dei minori pagamenti sul debito legato all’inflazione, per poi aumentare fino a raggiungere il 9,7% entro il 2027, tornando sostanzialmente ai livelli del 2013.

Se però per la nostra economia “le prospettive di crescita continueranno ad essere sostenute dalla fornitura di investimenti nell’ambito del Pnrr fino al 2026”,  permangono “rischi concreti che l’Italia non sia in grado di sfruttare al massimo le risorse del piano nonostante le recenti proposte di riorganizzazione e riformulazione di alcune componenti”.