Due yacht, 35 auto di lusso, più di 90 immobili tra i quali spiccano ville e appartamenti sfarzosi, ristoranti, locali notturni e poi gioielli, cassette di sicurezza, conti correnti. È il frutto di una mega-operazione di confisca portata a termine ieri dalla Guardia di Finanza di Rho, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Milano, Guido Salvini. «Il valore complessivo del provvedimento di sequestro è pari a circa 60 milioni di euro» hanno specificato le Fiamme Gialle spiegando che gli immobili confiscati appartengono a 21 persone accusate di una gigantesca frode da 300 milioni di euro ai danni dell’erario. Una vera “banda” di evasori che si erano “associati” per frodare il fisco, mediante la costituzione di un consorzio di società operanti nel settore della macellazione e della lavorazione delle carni.
Dalle indagini tecniche della Guardia di Finanza, coordinate dai sostituti procuratori della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Gianfranco Gallo e Maurizio Ascione, è venuta fuori l’inconsistenza dell’intera struttura consortile utilizzata dai vertici del sodalizio come mezzo per la progressiva monopolizzazione del mercato nazionale di riferimento e per la movimentazione di ingenti masse di capitali illeciti. L’organizzazione aveva creato delle società, in gran parte “a responsabilità limitata” o “a responsabilità limitata semplificata” intestate a dei prestanome nelle quali venivano sistematicamente creati rilevanti crediti IVA fittizi, attraverso la presentazione di dichiarazioni annuali fraudolente (mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti) e infedeli.
Tra i componenti dell’associazione di evasori, destinatari delle ordinanze di custodia cautelare ci sono anche due commercialisti: assieme a loro sono finite in carcere altre tre persone, mentre per 12 degli evasori sono scatti gli arrestati domiciliari. Quattro i liberi professionisti che sono stati sottoposti all’obbligo di firma, nonché all’interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività e dal divieto di assumere uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, e sono oltre 50 gli indagati a piede libero.
Per portare a termine l’operazione, che ha registrato perquisizioni a tappeto nelle province di Bari, Bergamo, Biella, Brescia, Caserta, Crotone, Fermo, Foggia, Forlì-Cesena, Lecce, Macerata, Milano, Modena, Novara, Rimini, Roma, Savona, Taranto, Teramo, Torino, Venezia e Vercelli, sono stati impiegati più di 200 finanzieri.