Si preannuncia un’altra giornata con i mercati in difficoltà, che prestano massima attenzione al costo del denaro. Dopo il rialzo dei tassi della Fed di 75 punti base e il bollettino della Bce, che non esclude un rialzo, c’è la massima attenzione delle borse, che nei giorni scorsi hanno spesso chiuso in negativo. Le borse asiatiche chiudono per il quarto giorno consecutivo e anche Wall Street, nella giornata in cui la banca centrale ha alzato i tassi di 75 punti base, ha operato con cautela. Jerome Powell nella conferenza post meeting ha ribadito che per poter domare l’inflazione occorre pagare il prezzo di una crescita sterile per un periodo esteso di tempo. Alla domanda se questo porterà a una vera e propria recessione, il banchiere centrale ha risposto che nessuno sa se vi sarà una recessione e nel caso quanto profonda sarà. Tra gli indici statunitensi, il Dow Jones, archivia la seduta con un leggero calo dello 0,35%, portando avanti la scia ribassista di tre cali consecutivi, avviata martedì scorso; sulla stessa linea, l’S&P-500, che ha perso lo 0,84%, terminando la seduta a 3.758 punti. Negativo il Nasdaq 100 (-1,17%); come pure, leggermente negativo l’S&P 100 (-0,56%). In buona evidenza nell’S&P 500 il comparto sanitario. In fondo alla classifica, i maggiori ribassi si sono manifestati nei comparti beni di consumo secondari (-2,16%), finanziario (-1,66%) e beni industriali (-1,49%).
Tutti ritoccano i tassi
Dopo la Fed, anche la Banca d’Inghilterra ha aumentato il costo del denaro di mezzo punto percentuale dall’1,75% al 2,25%. Una decisione in linea con le attese degli analisti. Sono intervenute anche la Svizzera e la Norvegia. Nel dettaglio la banca centrale svizzera ha alzato il costo del denaro di 75 punti allo 0,5%, ponendo fine cosi’ a oltre sette anni di tassi negativi e non ha escluso la necessita’ di ulteriori rialzi per garantire la stabilita’ dei prezzi a medio termine. La Banca di Norvegia ha aumentato il tasso di interesse di riferimento di 0,5 punti percentuali, portandolo al 2,25%, al top dalla fine del 2011.
In controtendenza la Banca del Giappone (BoJ) che ha invece mantenuto la sua politica monetaria ultra-accomodante, spingendo brevemente il dollaro al di sopra della soglia simbolica dei 145 yen, un nuovo massimo da 24 anni. La Boj ha mantenuto invariato il suo obiettivo di -0,1% per i tassi di interesse a breve termine e lo 0% per il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni con un voto unanime. Immediato l’intervento del governo di Tokyo sul mercato dei cambi a sostegno dello yen, che e’ cosi’ risalito.
La settimana nera dei mercati asiatici
Sono in calo anche le principali Borse asiatiche sulla scia della chiusura negativa di Wall Street all’indomani della nuova stretta della Fed. A questa sono associati timori per una recessione globale. Shanghai perde 1,08%, l’Hang Seng di Hong Kong arretra dello 0,86%. In calo anche Seul che registra un -1,52%, mentre la borsa giapponese oggi e’ chiusa per festivita’.
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Cala il petrolio e cresce il gas
I prezzi del petrolio sono in calo sui mercati asiatici a causa dei timori di recessione e del rafforzamento del dollaro statunitense. I future del Brent cedono lo 0,53% a 89,97 dollari al barile mentre i future del West Texas Intermediate (Wti) degli Stati Uniti arretrano dello 0,71% a 82,89 dollari al barile. Si apre in rialzo invece il gas naturale. I contratti futures sul mese di ottobre guadagnano lo 0,28%.