«Chi opera nella comunicazione oggi deve fare un po’ meno PR nel senso più tradizionale del termine ed essere un po’ più analista». Sarà per questo che Daniele Salvaggio definisce la sua Imprese di Talento, che quest’anno festeggia i 10 anni, una società di consulenza strategica in comunicazione istituzionale, corporate e public affairs. «Intendiamoci», specifica: «l’uscita mediatica ha sempre un suo valore importante, ma occorre saper guardare oltre, lavorando sempre di più su processi di comunicazione predittivi, dove l’analisi dei comportamenti e degli scenari diventano centrali per supportare le imprese, e le organizzazioni più in generale, in un percorso di visibilità e di reputazione sempre più coerente agli obiettivi di business, alle mission aziendali e alle richieste dei mercati globalizzati».

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


L’evoluzione della specie, insomma

La comunicazione, esattamente come l’informazione, ha vissuto nell’ultimo decennio profondi cambiamenti: le nuove tecnologie e gli algoritmi ad esse collegate hanno reso i processi comunicativi più veloci ma anche più standardizzati, di conseguenza oggi è molto complicato riuscire a distinguersi e a mantenersi credibili nel tempo. Per questo occorre pianificare strategie comunicative centrate su processi narrativi disruptive, mettendo al centro la parola, il linguaggio, le idee, la creatività prima ancora che gli strumenti e la loro efficacia performativa. Chi opera nella comunicazione prima di tutto deve essere un bravo umanista, un professionista capace di coinvolgere i propri stakeholder attraverso il sapere e l’esperienza. La specializzazione è un driver conseguente. Spesso invece le organizzazioni pensano alla comunicazione come una commodity da attivare al bisogno e capace di garantire ottimi risultati in un arco temporale molto ristretto. Forse in passato questa strategia poteva anche funzionare, oggi giorno servono talento creativo, programmazione, capacità analitiche e qualità relazionali, quest’ultime rese credibili non solo dal passaparola o dalla referenzialità, ma da una grande conoscenza dei target a cui ci si rivolge e dall’abilità di essere dei facilitatori, ossia professionisti capaci di aggregare e fare sistema, partendo dai territori sino a spingersi oltre confine. Serve ragionare su binari paralleli: da una parte la qualità narrativa della comunicazione nata da una preventiva analisi del contesto, degli stakeholder, dei mercati, della concorrenza; dall’altra la capacità di relazionarsi in modo efficace e ingaggiante verso pubblici diversi. Essere ascoltati oggi non è affatto facile. C’è troppo rumore di sottofondo. Ecco quindi che serve distinguersi e governare la propria unicità, diversificando i contenuti e costruendo dialoghi fiduciari.

Già, ma come si fa?

Ritorno sul tema precedentemente accennato della preparazione, ben diverso dalla specializzazione. Chi opera nella comunicazione deve possedere una competenza multidisciplinare indispensabile per ottenere credibilità, come professionista e soprattutto come voce narrante dell’organizzazione che rappresenta. Essere capaci di raccontare coinvolgendo presuppone un serio lavoro di analisi e di studio preventivo, fondamentale per scegliere la giusta strategia comunicativa. Inoltre non bisogna avere paura di sperimentare privilegiando nel racconto l’esperienza e il vissuto più che l’efficienza e la convenienza. E poi serve un gran talento nella scrittura e nella capacità di trasmettere in maniera efficace i messaggi giusti: qualunque sia la tipologia di contenuto e indipendentemente dal target a cui ci si rivolge, è molto importante predisporre testi ben scritti, semplificati nel linguaggio ma stilosi e soprattutto efficaci. Prima richiamavo l’attenzione sul fatto che viviamo in un’epoca dove essere ascoltati non è affatto semplice, essere letti è quasi una mission impossible! Per questo motivo è molto importante essere preparati e continuamente aggiornati, al fine di garantire un processo di comunicazione efficace che preveda anche la costruzione e il governo di relazioni fidelizzate verso target diversi. La managerialità di un comunicatore la si evince anche dalla sua capacità di costruire una rete informativa a due vie. La vera abilità è qualificarsi come aggregatori credibili mettendo a sistema voci e interessi diversi.

Cosa vuol dire oggi proporre nella comunicazione una consulenza strategica?

È molto importante posizionarsi sul mercato in modo chiaro, proponendo una propria modalità di consulenza, qualificata e mirata a generare valore nel medio e lungo periodo. Imprese di Talento ha scelto di posizionarsi sul mercato coprendo tre aree molto ben definite: la comunicazione corporate, con una forte specializzazione sulla branded content, sul corporate storytelling, sul reputation building; il public affairs e il government relations strategy attraverso attività di lobbying, di comunicazione istituzionale e politica e la gestione di progetti di programmazione negoziata dove operiamo per connettere imprese e territori, generando sinergie di business, promuovendo uno sviluppo sostenibile delle comunità locali. Proprio la sostenibilità è un pillar importante della nostra consulenza: la nostra idea è quella di considerare la Csr non un asset a sé ma una materia fluida e orizzontale capace di propagarsi e autoalimentarsi all’interno di qualunque area organizzativa. Il nostro valore consulenziale risiede proprio nella capacità di connettere le persone alle buone pratiche sostenibili, sia all’interno di un’impresa, sia tra imprese e territori. Sentirsi consulenti prima ancora che dichiararlo: sembra un sofismo in realtà identifica un modello di business che punta non solo a gestire ma a generare crescita. 

Sta dicendo che le aziende, soprattutto le Pmi, devono considerare strategici anche i temi di advocacy e lobbiyng.

Purtroppo la considerazione della comunicazione come asset strategico, soprattutto nelle Pmi, che costituiscono l’ossatura produttiva del nostro Paese, è molto bassa. È un tema essenzialmente culturale che si identifica prevalentemente nell’attivare la comunicazione nel momento in cui emerge un problema da risolvere. Basti pensare alla comunicazione di crisi: se confrontiamo le richieste attivate nel momento in cui una situazione di crisi appare ormai deflagrata, dove fondamentalmente occorre adottare piani di contenimento del danno, a scelte lungimiranti dal carattere preventivo e cautelativo, ci rendiamo subito immediatamente conto del valore reale attribuito ai processi di comunicazione. Le organizzazioni di qualunque natura oggi non possono prescindere da un processo comunicativo integrato in cui convergano strategie finalizzate a promuovere gli obiettivi di business; a narrare identità, missione e valori funzionali ad una buona reputazione; a favorire relazioni con decisori pubblici, stakeholder e opinion leader per generare consenso e capacità di influenza sui territori ove operano. Operazioni che hanno una vita lunga e acquistano un valore aggiunto ancora maggiore se pianificate e attuate attraverso modelli di consulenza fortemente customizzati, dove il consulente è un facilitatore, un consigliere particolare, un figura dall’alto valore manageriale che deve poter influire nei processi decisionali dei propri clienti. Per questo Imprese di Talento è parte di Assoconsult di Confindustria: crediamo nel valore della consulenza come modello di impresa. Lo applichiamo regolarmente nei confronti dei nostri clienti operando al loro fianco per favorire i loro business in Italia e all’estero.

Come si sviluppa la consulenza di Imprese di Talento, dunque?

Ci piace essere identificati come analisti della comunicazione: per i nostri clienti analizziamo i contesti ove operano, i processi reputazionali, i comportamenti di comunicazione, gli strumenti attivati e le loro performance, gli assetti normativi legati al loro business, la concorrenza, in modo da avere un monitoraggio continuo ed attualizzato. Un tracciamento fondamentale che ci consente di studiare insieme a ciascuna organizzazione una strategia di comunicazione molto ben calibrata rispetto a dei risultati ottenibili nel medio e lungo periodo. Ci contraddistinguono la massima attenzione alla qualità dei risultati che produciamo e la capacità di essere flessibili e agire in modo molto veloce, garantendo proattività e non solo reattività. Abbiamo continuamente attivi i nostri “propulsori silenziosi”. Questo per noi significa essere consulenti e non solo fare consulenza, una mission che dura da 10 anni e siamo molto orgogliosi di aver accompagnato negli anni tanti clienti che anche grazie al nostro lavoro hanno ottenuto una crescita importante. 

E il futuro?

Lo vedo nei dati e nell’analisi degli stessi. Chi saprà prevedere gli scenari, analizzando le informazioni, i contesti, i comportamenti in maniera predittiva, sarà in grado di predisporre processi di comunicazione efficaci e profittevoli, questa volta anche nel breve periodo.