Con 220 mila componenti in legno prodotte ogni anno, 1 milione di caricatori in lamiera, 130 dipendenti e un fatturato stimato per il 2021 di circa 17 milioni di euro, Meccanica del Sarca è una delle realtà industriali più interessanti del Paese. Nata nel 1974 a Pietramurata (Trento) grazie all’investimento del Gruppo Beretta, al quale appartiene e per cui realizza la lavorazione delle parti in legno di noce dei fucili, oltre che dei caricatori, oggi è un’azienda di dimensioni industriali ma in cui convive un approccio e un livello di cura del prodotto tipico di chi fa artigianato.
Un’industria col cuore artigiano
«Con i numeri che facciamo la nostra è senz’altro un’industria, ma parallelamente coesiste un ambiente artigianale, in cui ogni singolo addetto utilizza – seppur con l’ausilio di tecnologie 4.0 – un metodo di lavoro che esalta la passione per la lavorazione del legno e l’utilizzo di tecniche che prevedono l’intervento dell’uomo in quasi tutto il processo di produzione», tiene a sottolineare Alberto Danese, general manager di Meccanica del Sarca, dal 2016 in azienda, prima come responsabile di stabilimento e poi come direttore generale della Spa delle Valli del Sarca. Tra i primati, quello del magazzino di legno di noce pregiato tra i più grandi d’Europa (circa 9 milioni di euro di valore).
Qui l’uomo evolve assieme a macchine e impianti
«Per fare un balzo in avanti è stato necessario investire su nuovi macchinari ed impianti e rafforzare la cultura tecnica degli addetti – spiega Danese -, ma ciò ha prodotto risultati anche grazie ad una preliminare riorganizzazione dei processi aziendali». Già nel 2017, infatti, si ricordano interventi formativi con Fondimpresa come il Piano Lean Production, con la revisione dei processi operativi, gestionali e amministrativi interni all’azienda. L’equilibrio ricercato è tale per cui le macchine e gli asset digitali continuano ad evolversi per esprimere il loro pieno potenziale, mentre l’uomo è formato per guidare la trasformazione dei sistemi cyberfisici e, contemporaneamente, sviluppare le proprie skills per affiancare la macchina laddove questa non può decidere o intervenire in autonomia con la medesima efficienza ed efficacia. È questa la ratio del passaggio ad iniziative in chiave industria 4.0 finalizzate alla digitalizzazione dei processi e la dematerializzazione documentale.
Lavoratori qualificati e tutti under 45
«Abbiamo sempre più bisogno di manodopera qualificata, in grado di attuare la messa a terra dei dettami teorici trasmessi durante le ore di formazione e che quindi sia preparata più ad usare il cervello piuttosto che solo le mani», evidenzia il direttore Danese. «L’età media in azienda è poco sopra i quarant’anni ma nei prossimi anni tenderà a scendere ancora», fanno notare. Un processo che verrà gestito in parallelo ad un ulteriore upgrade tecnologico.
Dal legno un circolo virtuoso a impatto quasi zero
«Lavoriamo una materia prima green per antonomasia, il legno. Questo tipo di lavorazioni rappresentano, in valore, circa il 70 per cento della produzione. Per quanto possibile, scegliamo sempre fornitori che abbiano in considerazione l’orizzonte della sostenibilità, dalla Turchia agli Stati Uniti, verificando che vi sia rigenerazione del legno una volta tagliata la pianta. Partecipiamo così ad un circolo virtuoso in cui il rispetto della materia prima e la sostenibilità sono importanti», spiega il general manager di Meccanica del Sarca. «Non utilizziamo nessuna forma di energia per produrre la materia prima e anche quest’inverno ci stiamo scaldando con il truciolo che viene prodotto dalla lavorazione del legno – conclude -, in un’ottica di sostenibilità e circolarità dei processi. Da questo punto di vista siamo ad impatto quasi zero».