«Il mio percorso professionale rispecchia il complicarsi del rapporto tra il fisco italiano e i contribuenti», dice Massimo Bitonci, dottore commercialista, già sindaco di Cittadella e Padova, deputato della Lega, già sottosegretario al Mef e oggi Sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy nel governo Meloni. «Ho cominciato alla Pwc, poi dopo l’esame stato ho aperto il mio studio professionale. Ebbene, in quegli anni la dichiarazione dei redditi contava appena 4 pagine facciate. Poi c’è stata un’evoluzione che, per carità, ci ha portati all’Unico informatico, alla digitalizzazione con trasmissione telematica, certamente un grande progetto. Eppure, la dichiarazione dei redditi italiana è di una complicazione esagerata rispetto agli standard internazionali, Usa compresi».

E dunque, onorevole: siamo finalmente alle soglie della semplificazione?

E’ nel programma di governo, e nel disegno di legge delega appena presentato. Per me è un tema da sempre, al quale ho dedicato anche due libri: “Flat taxation” e “Non ne fisco più”, proprio per spiegare come i sistemi fiscali possano semplificare la vita dei contribuenti. E in parte è già accaduto: il regime forfettario (flat tax) delle partite Iva oggi protegge quasi 2 milioni e centomila contribuenti dalle incombenze più gravose che possono utilizzare un sistema ipersemplificato, dove si fa la pura e semplice dichiarazione dei redditi indicando l’ammontare del volume d’affari che viene moltiplicato per i coefficienti di redditività e si applica l’aliquota del 15% o 5% se startup per 5 anni. Con un vantaggio assoluto, ancora maggiore per i giovani che vogliono intraprendere una nuova attività.

Be’, certo: il 15% è proprio poco…

Equa, non bassa. Si applica un’aliquota fissa, ma non si possono fare deduzioni! Il vero vantaggio sta nella grande semplificazione, si emette fattura senza Iva e non si tiene contabilità. E tutto il nostro impegno va in quella direzione: i sistemi cedolari, l’architrave della flat taxation, cioè la formula che è alla base anche della delega fiscale, è la strada giusta. E’ nata con la cedolare secca sugli affitti prima abitativi e poi commerciali, che ora viene estesa a tutti gli affitti, perché è dimostrato che è il modo migliore per combattere l’evasione facendo emergere gettito. Anche il regime forfettario della flat tax ha fatto emergere moltissimi soggetti che non aprivano la partita Iva e operavano nel sommerso per risparmiare tempo e complicazioni. L’effetto emersione è il concetto portante della riforma fiscale. 

Parola d’ordine: semplificazione!

Significa, in sostanza, trasferire dal contribuente al fisco il maggior numero possibile di adempienti. Per esempio, con la dichiarazione precompilata dell’Iva, significa invertire la logica storica. Unificare e semplificare le scadenze, riducendone il numero e non richiedendo i dati già noti all’amministrazione. Altra grandissima questione, l’uniformazione delle basi imponibili. Anche questa sarà una grande semplificazione, perchè le imposte e tasse pagate dalle imprese oggi hanno basi diverse su cui pagare Ires e Irap. Aver cancellato l’Irap per le ditte individuali ed ora estendere questa cancellazione a studi e società di persone, convertendo quel prelievo in un addizionale regionale all’Ires per le società di capitali, vuol dire eliminare l’effetto perverso delle riprese fiscali sulle imprese in perdita che dovevano però pagare l’irap… con l’addizionale Ires quest’assurdo cesserà.

E l’obiettivo è ridurre l’Ires…

Con la mia  proposta di legge, l’aliquota dal 24% scenderà ulteriormente, speriamo al 15, in tutti i casi in cui l’impresa reinvesta i propri utili non distribuendoli a soci ma utilizzandoli per ricerca & sviluppo, formazione, digitalizzazione, transizione ecologica rafforzamento patrimoniale, lavoro a tempo indeterminato. Questo sistema incentivante lo ritroviamo nel parallelo disegno di legge delega sulla riforma degli incentivi, che sto seguendo in prima persona. Queste due deleghe sono state concepite su due binari paralleli. Continuo a ripetere – e ne ho parlato a lungo con il ministro Urso e il viceministro Leo – che dobbiamo aiutare le aziende in 2 ambiti diversi, cioè con gli incentivi che sono crediti d’imposta, automatici, semi-atutomatici e con la riduzione della tassazione. Alcuni incentivi devono essere strutturali perché funzionali a obiettivi strategici di crescita economica. Concetto che dovrebbe essere utilizzato anche e per esempio gli incentivi per la manutenzione e riqualificazione del patrimonio edilizio: non potrà più essere del 110 per cento, ma per l’ecobonus e il sismabonus deve trattarsi comunque di incentivi consistenti ma strutturali.

Che ci dice del contrasto di interessi, altro principio fiscale mai applicato?

Vuol dire che il contribuente deve avere l’interesse a effettuare il controllo sui suoi interlocutori commerciali e nel caso del 110% e bonus facciate, è proprio quel che è mancato. Se l’aliquota fosse stata del 90%, molte truffe sarebbero state evitate. L’impatto di una misura di questo tipo ai fini della transizione ecologica è basso ma il costo economico per la collettività è stato e sarà altissimo, sproporzionato, per una misura che avrebbe potuto essere spalmata più anni e con percentuali più basse e sostenibili per la finanza pubblica.

Sottosegretario: lei però sa che la pressione fiscale complessiva può scendere soltanto se migliorano i saldi di finanza pubblica, che a loro volta migliorano solo se diminuiscono deficit e debito, o cala l’evasione fiscale e aumenta il gettito. Secondo lei la vostra riforma potrà portare a un calo dell’evasione fiscale?

Bisogna lavorare sull’emersione naturale. Bisogna far sì che sia più conveniente uscire dal sommerso e pagare un’imposta, purchè inferiore, anziché rischiare di restare nel nero. In questa direzione va l’istituto, molto importante, del concordato preventivo biennale e della cooperative compliance.

Che ne pensa del tema del contante?

Sono stato recentemente al forum Ambrosetti sulla cashless society. Sono favorevole all’aumento dei pagamenti elettronici ma non alla riduzione per legge dell’uso del contante, abbiamo intere filiere che sono legate all’evasione sulle quali le limitazioni al contante non hanno inciso perché dall’acquisto della materia prima al consumo finale, tutti i passaggi son in contanti, e dunque i limiti non mordono.

E il contenzioso?

Il Magazzino fiscale è oggi a 1200 miliardi di valore, la maggior parte dei ricorsi che va in 1° o 2° grado arriva in Cassazione, cioè il 50% di tutte le cause di Cassazione sono di natura fiscale o tributaria. La possibilità, che introduciamo con misure deflative del contenzioso, tregua fiscale, e di chiudere il contenzioso dopo la vittoria in 1° o 2° grado con la “rottamazione liti pendenti”, sarà un vantaggio per tutti. 

Riusciremo a varare il famoso taglio delle tax-expenditure, ovvero le 600 voci per circa 125 miliardi di valore che attualmente gratificano a pioggia tante tipologie di esazione e di contribuenti senza quasi essere più percepite?

E’ un fenomeno degenerato, esagerato. Tutto è diventato bonus. Va disboscato. E contemporaneamente va estesa la no-tax area. Oggi la soglia è di 8145 euro per il lavoro dipendente e per gli autonomi è 5.550 euro. L’idea è giungere gradatamente ad un’unica soglia che potrebbe attestarsi sui 10 mila euro, per tutti, pensionati compresi. Questo supererebbe anche le critiche sindacali secondo cui la nostra riforma non aiuterebbe i redditi bassi. Un altro grande vantaggio si otterrà con la riduzione delle aliquote da 4 a 3. I redditi più bassi avranno una percentuale di deducibilità maggiore, salvando così il principio della progressività.

Una grande innovazione consiste nella deducibilità, pur se in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato. Bene: ma non costerà troppo all’erario?

Anche questo va nel segno della semplificazione, la forfettizzazione aiuterà anche i redditi assimilati a lavoro dipendente…

Quando si arriverà alla flat-tax per tutti?

Sarà un percorso naturale, già essere arrivati a tre aliquote è un segno importante, bisogna capire come inserire la flat tax nel sistema tenendo conto del quoziente familiare e della progressività prevista dalla costituzione.

E l’Agenzia delle Entrate? Non si opporrà a tanta semplificazione?

La riforma dell’Agenzia, grazie ai nuovi strumenti digitali e alle banche dati, potrà essere una svolta importantissima: a favore del contribuente, naturalmente, perché agenzia potrà chiedere i dati una volta sola e non all’infinito… per scovare i veri evasori, che non dichiarano nulla e sono inesistenti al fisco, hanno grandi patrimoni e vivono di sommerso, indipendenti dai tetti al contante. L’evasione si combatte colpendo quella di chi è totalmente sconosciuto al fisco…